L’argomento del giorno è il primo arbitraggio tutto al femminile per la partita di calcio, Liverpool-Chelsea, valida per l’assegnazione della Supercoppa Europea.
Eppure se volessimo prendere in esame la vita di tutti i giorni, non avremmo proprio nulla da scrivere sull’argomento. Da anni, infatti, le donne sono presenti nel mondo del lavoro impiegate in ruoli o mestieri, in passato svolti soprattutto dagli uomini.
Cosa c’è di nuovo? Apparentemente nulla, a meno che non vogliamo ritornate indietro di qualche anno quando era impensabile trovare una donna svolgere la mansione d’autista di un mezzo di trasporto come un autobus, un treno o addirittura un aereo. Ricordate il proverbio popolare: donna al volante pericolo costante? Il detto: donne e motori, gioie e dolori? Mi domando, i proverbi o i luoghi comuni possono avere un significato discriminante? Per poter rispondere con cognizione di causa, vorrei sottoporre alla vostra attenzione la seguente statistica: secondo le compagnie assicurative le donne causano il 15% in meno d'incidenti stradali rispetto agli uomini. Il risultato positivo non basta, i pregiudizi continuano per le povere automobiliste italiane che sono costantemente oggetto di atti discriminatori dal sesso più forte, quello maschile.

"Mea culpa!".

Mi sono inavvertitamente avveduto che nella frase precedente ho utilizzato un comparativo di maggioranza (più forte) che potrebbe essere interpretato come discriminante per il sesso più debole (la donna). Ci risiamo sono nuovamente caduto in fallo, questa volta ho usato un comparativo di minoranza (più debole) che allo stesso modo del comparativo di maggioranza potrebbe essere classificato come discriminante per il gentil sesso (sempre la donna). Faccio ammenda, il lupo perde il pelo ma non il vizio, inavvertitamente ho utilizzato un idioma, quello del gentil sesso!
Mi domando, confuso e in preda a una crisi isterica: posso o rischio d'incorrere in una delle mie gaffe? Secondo il vocabolario italiano utilizzare l’espressione gentil sesso è un modo tradizionale, oggi poco accetto, di disegnare globalmente il sesso femminile. “Oggi poco accetto" suona come una sentenza, significa che sono nuovamente caduto in un’osservazione inopportuna; chiedo scusa, purtroppo noi “maschietti” non abbiamo una sensibilità così spiccata come voi “femminucce”.

Maschietti? Femminucce? 

"Cosa cavolo stai scrivendo Oronzo?", "Dai su, non fare lo stolto!"

Mi dice offesa la mia compagna, intenta a leggere l’articolo pieno zeppo di sostantivi, comparativi e congiuntivi.

Quanta confusione tra comparativi di maggioranza e di minoranza, tra sostantivi maschili e femminili. Mi sto perdendo nei meandri oscuri della grammatica italiana? Mi giustifico con un goffo tentativo: “Scusa, non lo faccio apposta è tutta colpa della grammatica che mi induce a scrivere quello che non voglio!". Mi sento ostaggio delle regole! Chi mi conosce sa, sono cresciuto con le poesie di Giacomo Leopardi e in particolare con la lirica “A Silvia” composta tra il 19 e il 20 aprile 1828, subito dopo il risorgimento. Silvia rimembri ancora quel tempo della tua vita mortale, quando beltà splendea negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, e tu lieta e pensosa, il limitare di gioventù, salivi? 

Quando mi sembra di aver fatto cosa buona e giusta per riabilitarmi agli occhi del sesso femminile attraverso la dedica di una lirica bellissima, penso: “non vorrei, però, insinuare che la beltà splende solo al salir di gioventù e poi dopo cosa succede?”.

Meno male che c’è il calcio a riqualificare con i suoi nobili valori la figura dell’uomo agli occhi della donna! Lo certifica il primo match di calcio maschile diretto da una donna, la francese Stephanie Frappart.

Perché nella vita come nello sport, l’unica cosa che conta per davvero non è il sesso ma il merito.

Siamo davvero sicuri, indipendentemente dal sesso, che la finale di Supercoppa Europea è stata diretta dal migliore fischietto in circolazione?

Non sarà che l’ipocrisia è un sostantivo femminile?


Mr. Oronzo Canà