Il celebre filosofo greco Platone sostiene che l’uomo più felice è quello nel cui animo non c’è alcuna traccia di cattiveria.
Mi domando: “È questo il motivo principale perché io non riesco a essere felice, per un periodo di tempo superiore a trenta secondi? - Talvolta, lo confesso, anche di meno - “L’esperienza acquisita durante il viaggio mi ha forse trasformato in un uomo, cattivo, incapace d’essere felice?” Sono, tutte, domande lecite per un quarantenne che, nel corso dell’esistenza, ha visto passare acqua sotto il ponte della vita.
Sia chiaro, in questo pezzo io non mi lamento e non voglio, neppure, essere una vittima del tempo
. Voi lettori cosi gentili, armati di tanta pazienza, oggi fatemi la cortesia di leggere, senza giudicare, le confessioni intime di un povero blogger da strapazzo: "Non sono un egoista, condivido l’infelicità con chiunque abbia voglia di farlo!".

Seneca, filosofo romano, sostiene che l’unica cosa che ci appartiene per davvero è il tempo che in parte ci viene strappato di mano, parte ce lo sottraggono con delicatezza e parte scivola via senza che ce ne accorgiamo.

Il tempo, purtroppo, lo avete conosciuto e non c’è bisogno di convenevoli presentazioni: sono ben visibili, all’occhio umano, i segni fisici al contrario sono invisibili quelli spirituali, come semi, piantati nell’animo umano!
Fanno eccezione, alla regola dell’infelicità, solo i bambini perché loro non possono essere, data la poca esperienza, malvagi e soprattutto perché i bimbi hanno una visione relativa del tempo. “Come faccio a saperlo? Cosa credete, sono stato anche io un bambino!”.

Ho trascorso infiniti pomeriggi con l’animo e il corpo in un cortile, a tirar due e più calci a un pallone! Ero “io” il padrone di me stesso e nessun altro, per nulla al mondo, avrebbe osato strappare via il tempo dalla mia mano!
A volte ci provava solo la signora del primo piano, ricordo che lei mi redarguiva con la minaccia di bucare il pallone:  “Oronzo se non la finisci di tirare la palla sul mio balcone, io ti giuro che te lo buco!”, esclamava quella povera, disgraziata, infetta dall’infelicità “cronica” dei suoi anni passati, andati: “Via! Pufff!”

“Va bene, signora! Non lo faccio più! Lo prometto!”, Le dicevo con un sorriso, beffardo, più falso di quello di Barbara D’Urso.

Ai quei tempi, noi eravamo bambini astuti come serpenti e puri come colombe! Gli infelici ci facevano un baffo e in più li scrutavamo, dal basso verso l’alto, con sospetto: “Vada retro Satana!”.

“Dai! Dai!! Passami la palla! Passa la palla!” Io strepito, come un assennato, al compagno di squadra aggiudicato, poco prima, da un patto solenne siglato tra bimbi: la conta! “Pari o Dispari? Pari! Alessandro tu vieni come me!”

“Se nella tua squadra hai preso Alex, allora Peppe viene come me!”.

In questo modo, a quei tempi, si formavano le più grandi squadre di calcio della storia! Con la conta e non con le trattative barocche dell’attuale calciomercato! Procuratore, zio, fratello, padre, mamma, moglie: Tutti vogliono la loro fetta della torta. “Eh, che ca(zzo) di modo di fare è questo?”

Al contrario, per noi bambini tutto era maledettamente semplice, come avrebbe dovuto esserlo per sempre!

La vita stessa è semplice come lo è il sorgere e il tramontare del sole, il bagliore della luna, il luccicar delle stelle, il pianto di un neonato, il saluto di un estraneo... il respiro di un albero.

Oggi purtroppo, non mi resta che certificare: niente per il sottoscritto è più come una volta! Io non mi sollazzo più in un cortile e da anni, non faccio più la conta: “pari o dispari?”.

Oggi tutto questo non m’importa! L’infelicità la metto, sotto chiave, per poche ore in un cassetto.

Alle ore 16 gioca a calcetto il mio nipotino che prenderei a baci e carezze, quando con quell’espressione astuta come un serpente in un viso puro come una colomba, mi chiede: “Zio per favore mi puoi allacciare le stringhe delle scarpe?”.

 

Il tempo, oggi, scivola via per poche ore... genesi per la felicità!

 

 

 

 

Oronzo Canà