Tears in Heaven è una ballata classica di Eric Clapton, scritta a causa di un evento tragico: la morte, a soli 4 anni, del figlio Conor caduto da 53° piano di un palazzo a New York. Attraverso la canzone, il famoso chitarrista e cantautore britannico sperava di esorcizzare la sofferenza del grave lutto attraverso l’illusione che il figlio si trovava in un posto migliore, il paradiso.

Devo essere forte e andare avanti

Perché so di non appartenere qui in paradiso

Mi terresti la mano

Se ti vedessi in paradiso?

Mi aiuteresti a stare in piedi

Se ti vedessi in paradiso?

A scanso di equivoci, lo scrivo forte e chiaro, in grassetto: la morte di un figlio è una tra le "bastardate" della vita alla quale tutti noi, nessuno escluso, faremmo volentieri a meno. Eppure a volte capita, anche se mai te lo saresti minimamente aspettato dal destino, perché quell'insensibile della morte è la più democratica degli eventi della vita: la stronza non guarda in faccia a nessuno senza distinzione di sesso, razza, ceto sociale e religioso.

Chiama subito il pediatra, perché la bambina è un po' accaldata, forse ha pochi decimi di febbre”

“Oggi la bimba ha bevuto poco latte, poverina avrà il male al pancino!”


Quante preoccupazioni a causa dei nostri amati bambini eppure esse non sono state un peso, tutt’altro: noi ci siamo avidamente nutriti dell’amore assoluto per i nostri figli! Da loro abbiamo indubbiamente più ricevuto che dato… Ne sono fermamente convinto! I sorrisi caldi e ingenui dei bambini, medicine naturali per dimenticare una giornata negativa fino a quel momento vissuta! L'odore della pelle di un neonato come la neve candida di montagna, profumata come la rugiada del mattino. Quanta poesia in un pianto infantile che ti sveglia nel cuore della notte illuminata dal riverbero soffuso di un lumino e dai riflessi della luna che penetrano, indisturbati, tra le fessure di una tapparella! L’abbraccio di un figlio che ti ama, come nessun altro può amarti al mondo. I figli sono tutto questo, anche di più di quello che il poeta può scrivere in un verso: i figli sono il primo e l’ultimo raggio di sole che riscalda la vita di tutti i giorni.

“Sai da dove vieni? ….vicino all’acqua d’inverno. Io e lei sollevammo un rosso fuoco consumandoci le labbra baciandoci l’anima, gettando al fuoco tutto, bruciandoci la vita. Cosi venisti al mondo”.


Amore mio! Quando non c’eri nelle nostre vite, io e tua mamma, ti abbiamo desiderato proprio tanto, tanto perché prima di te ci sembrava di avere tutto ma non possedevamo un bel tutto di nienteLa vita scorreva insulsa sotto il naso, tutto ci sembrava essere fin troppo importante anche se quel tutto, con il senno di poi, non lo era affatto: per noia compravamo quello che ci mancava e ti assicuro che non bastava proprio mai per renderci felici. Fino a quando fortunatamente, per un miracolo della vita che non smetterò mai di benedire abbastanza, sei arrivata tu a donare l’equilibro e la saggezza nella nostra esistenza fino a quel momento vuota e insignificante. Cosi venisti al mondo!

Con te tutto ci sembrava fantastico e illuminato, eravamo i genitori più fortunati del mondo. Che scrivo? Di più, siamo stati i più felici dell’intero universo: i primi a darti i baci del buongiorno e gli ultimi a ridarti quelli della buonanotte. Quando eri neonata, come una piccola noce di burro, io e tua madre facevamo a gara per tenerti in braccio e con lei scommettevo, con baci e carezze, chi dei due fosse stato il primo a farti addormentare. Avevo un talento eccezionale, forse l’unico nella vita, con me ti sei sempre sentita al sicuro lasciandoti “amorevolmente” cullare fino a chiudere gli occhietti dolci e curiosi; quanto ho amato perdermi nell’azzurro dei tuoi occhi!  Con te in braccio mi sono sentito invincibile: il papà più forte del mondo! Non andavo a dormire se prima non ti vedevo tranquilla rannicchiata nella tua culla, mi svegliavo con la sola voglia di vederti per iniziare col piede giusto una nuova giornata!

Poi è arrivato, inaspettato, quel maledetto giorno e noi non abbiamo potuto fare a meno che sentirci straziati dal dolore, ti abbiamo perso per sempre piccola amore di papà e mamma.

Per un momento felice della nostra vita c’è sembrato di avere avuto tutto, in realtà, non abbiamo posseduto un bel tutto di niente….

Vuoi sapere il mio nome

Se ti vedessi in paradiso?

Sarebbe lo stesso

Se ti vedessi in paradiso?

Devo essere forte e andare avanti

Perché so di non appartenere qui in paradiso.

 

DEDICATO A LUIS ENRIQUE

Oronzo Canà