Un celebre brano di Mina ha come ritornello: Parole, parole, parole.

In questa fase della stagione sembra che la canzone possa rappresentare il momento infelice del calcio italiano e non solo: troppe parole, pochi fatti e nessuna programmazione.
A parte la Juventus e l’Inter, che si sono dichiarate guerra a colpi di milioni e dispettucci, tutte le altre società stanno facendo un mercato insufficiente conseguenza di una crisi economica tutt’altro che superata e di una cronica mancanza di idee.
Le plusvalenze non bastano mai, anzi sono un escamotage eticamente scorretto per ristrutturare temporaneamente la baracca allo scopo di renderla solo agibile per l’Europa. La possiamo chiamare truffa, legalizzata, protratta sotto gli occhi di un Europa compiacente? 

La politica non aiuta in un’ottica di una cultura della programmazione; dopo un solo anno il contratto di Governo, tra la Lega e il Movimento 5 Stelle, è stato stracciato con la conseguenza che a settembre si ritornerà alle urne. 

<<E io pago!>> avrebbe esclamato, scandalizzato, il principe Antonio De Curtis in arte Totò. 

Pensate che cinque anni fa il costo totale delle elezioni è stato stimato in 389 milioni di euro

<<Alla faccia del bicarbonato di sodio!>>.

Intanto, nella penisola inesorabile avanza il degrado:

- I ponti cadono perché non viene fatta la manutenzione programmata;

- Le strade sono sempre meno sicure perché le forze dell’ordine non hanno fondi e risorse a sufficienza per pattugliarle.  

Però, come per magia, i soldi per le elezioni ci sono sempre! Illusionisti, altro che politici! 

Niente di nuovo, tutto premeditato che è ben diverso dall’attuare una politica di programmazione. 

Il privilegio è l’unica cosa che conta per questi cialtroni,  che governano per accumulare potere e ricchezza per se  stessi. Lo sapeva il grande Franco Battiato che, nel 1991, cantava: “povera patria, schiacciata dagli abusi del potere, di gente infame che non sa cos’è il pudore. Si credono potenti, gli va bene quello che fanno e tutto gli appartiene. Tra i governanti quanti perfetti e inutili buffoni”. 

Non è un caso che secondo l’ultimo bilancio demografico diffuso dall’Istat crollano le nascite e cala la popolazione residente in Italia, al contrario aumentano le persone che lasciano il bel Paese. Gli immigrati entrano clandestinamente e i giovani italiani escono volontariamente, questo è il paradosso dei nostri tempi. Che vergogna! 

Eppure non sono lontani gli anni ’50, quando i giapponesi cominciarono a riflettere sulla possibilità di diminuire i costi di produzione attraverso una politica di programmazione. 

Nemo propheta in patria (sua)

In Giappone, l’americano Deaming introdusse con efficacia un nuovo metodo di gestione chiamato PDCA (acronimo dall’inglese Plan Do Check Act) utilizzato per il controllo e il miglioramento continuo dei processi e dei prodotti. La prima fase del ciclo è appunto Plan che tradotto in italiano significa Pianificazione: in poche parole, cari politici e dirigenti di calcio, se vuoi raggiungere un risultato devi stabilire gli obiettivi e i processi necessari per raggiungerlo

Chi di voi lo fa, parli ora o taccia per sempre e possibilmente si levi dalle palle. 

Non è un concetto difficile da capire, lo dimostrano i fatti: prima dell’americano, in Giappone e nel resto del mondo, il controllo qualità era applicato solo nella fase di collaudo, con la conseguenza che si poteva intervenire solo a prodotto finito con la sola possibilità di scartare i pezzi difettosi. 

Il risultato in termini economici era un aumento dei costi dovuto agli scarti di produzione.

Con il ciclo virtuoso di Deming, utilizzato tutt’oggi, i costi di produzione diminuirono con soddisfazione dei giapponesi. 

In economia significa che il margine aziendale aumenta.

Oggi i costi della politica, come quelli del calcio, aumentano con la differenza che a nessuno frega nulla della programmazione. Lo dimostra il debito pubblico e i conti in rosso delle società di calcio.

Calcio e politica uniti da un denominatore comune: il privilegio nelle mani di pochi eletti, a discapito delle masse.

E intanto i ponti crollano... e io come il grande Battiato, scrivo controcorrente: Nel fango affonda lo stivale dei maiali. Me ne vergogno un poco e mi fa male. Vedere un uomo come un animale. Non cambierà...

 

Mr. Oronzo Canà