"Storie di calcio" - stagione II - episodio II

Se provate ad entrare in casa di un qualsiasi giocatore in pensione, è praticamente certo che troverete una stanza le cui pareti sono decorate di medaglie e riconoscimenti. Ricordi dei loro giorni passati sul rettangolo verde mostrati con grande orgoglio. Sono il lascito delle loro carriere che vengono inevitabilmente erose dal tempo. Tutti hanno un oggetto che amano più rispetto ad altri. Esiste però un calciatore il cui cimelio più prezioso non è un trofeo ma un paio di scarpini. Li conserva all’interno di una teca di vetro e li espone con grandissima fierezza. Li ha indossati sabato 24 settembre 1983 a Barcellona, stadio Camp Nou.
Il Barça sfida l’Athletic Bilbao campione in carica nella Liga. Tra i padroni di casa, brilla la stella di Diego Armando Maradona. La gara è già sul 2 a 0, quando il Diez tocca la palla con il suo magico sinistro. Alle sue spalle, però, si getta in spaccata il suo marcatore. É una colonna del Bilbao, gioca in difesa, e quella sera ha l’ingrato compito di marcare a uomo il Pibe de Oro. Si chiama Andoni Goikoetxea. È proprio lui il giocatore che tiene le scarpe indossate quella sera come reliquia. In Catalunya è tutto tranne che amato, visto che, anni prima, in uno scontro di gioco, aveva rotto il ginocchio a Bernd Schuster. Ma è quella sera che avviene l’episodio che cambierà per sempre la sua vita. Perchè dal settembre 1983, il difensore basco non sarà più conosciuto come “Il Gigante di Alonsotegi”, ma come “Il macellaio di Bilbao”.

Quando “El Gigante” si infila nel tunnel per entrare in campo, sa già che non sarà una gara qualsiasi. Certo, i suoi sono campioni di Spagna e sono favoriti per il bis, ma c’è dell’altro. Andoni, un volto duro come le montagne dei Paesi Baschi, è per tutti i tifosi “culè”, l’uomo che ha rotto Schuster, il talentuoso fantasista tedesco. Si aspetta solo una cosa: i fischi che i 90mila del Camp Nou gli rifileranno ogni volta che toccherà palla. Javier Clemente, il suo allenatore, forse per evitare guai peggiori, lo mette in marcatura non su Schuster, ma su Maradona. Diego è la nuova stella dei blaugrana. Goikoetxea conosce il suo compito. Difendere e picchiare, non importa chi hai davanti. Anche in quel modo i biancorossi bilbaini hanno trionfato in Liga l’anno prima. La partita, però, è un’agonia per i suoi e il pubblico di casa si diverte a provocare l’odiato rivale. Schuster entra duro su di lui, l’arbitro fa correre a quel punto, in Andoni, qualcosa cambia. Perde la testa e desidera solo vendetta. Non ha un obiettivo preciso, basta che indossi la casacca rossoblu catalana.

Minuto ’58. Maradona corre incontro alla palla per anticipare un suo compagno. Un tocco solo per allungarla. Poi, il buio. Goikoetxea entra in scivolata, con una forza e violenza esagerata, sulla caviglia sinistra dell’argentino. Diego cade in maniera innaturale, quasi lasciandosi la gamba dietro al corpo. Fa in tempo a toccarsi la gamba, poi si accascia.
“Mi sono rotto tutto” grida, mentre qualche rivale gli intima di rialzarsi e “El Gigante” si becca il cartellino giallo. Anni dopo, affermerà:
“Avevo sentito un rumore forte, come di un legno che si spezzava”.
La caviglia del Diez si sbriciola in tre punti diversi. Lo stadio intero è incredulo. Il ventiduenne di Lanus esce in lacrime, mentre il Gigante di Alonsotegi smette di esistere. D’ora in poi, per la Spagna e il mondo del calcio intero, sarà per sempre “El carnicero de Bilbao”.
Le strade per entrambi si separarono, il Diez inizia un percorso di riabilitazione, l'argentino dichiara di aver perso il 30% della capacità di utilizzo della gamba, altri dicono che non tornerà in campo, ma lui non molla e cerca in tutti i modi di tornare in campo. Goikoetxea aspetta la sentenza della federazione iberica e riceverà una squalifica sarà di 18 giornate che chiude anzitempo la sua stagione.
Lui dichiarerà: "Sono duro, non cattivo"
Anche senza di lui, i baschi resistono e la notizia della riduzione a sei giornate del loro compagno, galvanizza la rosa di Clemente e l'Athletic trionfa per la seconda volta consecutiva in campionato. L'epilogo di quella stagione avviene il 5 maggio 1984. Al Santiago Bernabèu si affrontano l'Athletic e il Barcellona per la finale di Coppa del Re, ci sono Schuster e Maradona, mentre dall'altra parte c'è proprio lui "El Carnisero." I baschi segnano subito, il Barcellona va all'assedio alla porta di Zubizarrieta, ma la palla non entra. La difesa basca non ha pietà su Diego, tanto che l'argentino ha dei momenti di tensione, su tutti ovviamente è Andoni Goikoetxea:
"Dovevo solo combattere e non pensare ad altro, altrimenti avremmo perso."
L'Athletic vince la coppa, ma alla fine della partita scoppierà una rissa senza precedenti, tanto che Maradona prende a calci con una ginocchiata al volto un membro della panchina avversaria. Risultato di mesi carichi di tensioni tra la Catalogna e i Paesi Baschi. Il Times lo inserisce tra i giocatori più cattivi della storia. Quel soprannome gli resterà appiciccato per sempre nella sua mente.

Un abbraccio Pasqui