Nel lontano marzo del 1969 il Milan si qualificava ai quarti di finale della Coppa dei Campionati (antenata dell'attuale Champions League) in condizioni simili a quelle di quest'anno. All'epoca partecipava alla competizione solo la squadra campione d'Italia e il Diavolo aveva vinto l'anno prima il suo nono titolo grazie al talento di Rivera ed alle imprese di un giovane esploso proprio quell'anno e destinato ad entrare nel "Sancta sanctorum" rossonero: Pierino Prati. Longilineo, dotato di uno scatto bruciante e di un imperioso colpo di testa, Prati si era formato nelle giovanili rossonere per poi esplodere in prima squadra, dopo aver fatto gavetta in formazioni minori.

Per noi tifosi quello scudetto rivestiva particolare importanza. Veniva dopo tre titoli e due Coppe dei Campioni conquistati dall'Inter che avevano dato ai cugini la stella e soprattutto una supremazia cittadina mal digerita da chi, come noi, si vantava di tifare per l'unica squadra italiana sino ad allora capace di laurearsi (nel 1963) campione d'Europa. Era quella l'Inter di Helenio Herrera che aveva appena concluso il suo ciclo perdendo in pochi giorni sia il titolo europeo (a Lisbona contro il Celtic) che quello italiano (a Mantova a favore della Juventus).

Anche quell'anno l'Est europeo era in fiamme e la "Primavera di Praga" aveva portato alla rinuncia dei polacchi del Chorzow e degli ucraini della Dinamo. Questo fattore agevolò il Milan che, superati nei sedicesimi gli svedesi del Malmoe, si qualificò ai quarti senza giocare. Qui però era atteso proprio dalla squadra che due anni prima aveva abbattuto l'Inter, quel Celtic di Glasgow che aveva annichilito nei turni precedenti i francesi del St Etienne e gli slavi della Stella Rossa. Si pensava che il Milan si fosse qualificato per caso e non avesse scampo contro gli scozzesi che infatti all'andata portarono a casa senza problemi un pareggio a reti inviolate da San Siro. 

Il ritorno al Celtic Park di Glasgow fu però una delle partite indimenticabili del Milan di Nereo Rocco. La rosa dei rossoneri era ridotta all'osso e presentava all'avvio due assenze di rilievo (Trapattoni e Sormani sostituiti da Maldera e Scala) cui si aggiunse nella ripresa il "forfait" di Schnellinger ed Hamrin (sostituiti da Santin e Rognoni). 
La partita, come prevedibile, si rivelò un monologo scozzese con il Milan chiuso nella propria area ed il portiere Fabio Cudicini impegnato a sventare le costanti iniziative dei padroni di casa. Con i ventidue giocatori tutti schierati in area rossonera al dodicesimo del primo tempo avvenne il fatto inatteso che diede la svolta all'incontro.
La palla fu rimessa in gioco in maniera maldestra dal Celtic e il roccioso difensore Mc Neill, che doveva riceverla per rilanciarla nella nostra area, non si avvide di Pierino Prati alle sue spalle. Lesto il centravanti milanista rubò il pallone allo scozzese per involarsi in una corsa solitaria di trenta metri verso la porta del Celtic dove eluso l'intervento del portiere Fallon infilò il gol qualificazione. 
Un'impresa epica che proiettò il Milan verso un'inattesa semifinale (vinta) contro i campioni d'Europa in carica del Manchester United prima di laurearsi campione contro l'Ajax, con una tripletta ancora di Prati ed un gol di Sormani.

Anche quell'anno tutti sottovalutavano il Milan, anche quell'anno tra le magnifiche otto c'erano Benfica e Manchester (lo United non il City), anche quell'anno ci mancava un titolo alla (prima) stella, anche quell'anno la Serie A vide il successo di una squadra inattesa (la Fiorentina).