Mi viene da sorridere ogni volta che, dopo una prestazione non troppo brillante della Juventus targata Sarri, molti tifosi si indignano nel riscontrare i paragoni con la squadra del precedente quinquennio.
Come se questo bizzarro fenomeno (che in realtà sarebbe più appropriato definire grottesco...) fosse stato determinato dalle cosiddette "Vedove di Allegri" e non invece dalle miriadi di assertori del famigerato movimento "#Allegriout", brandito da tempo sui social in nome del diritto a vedere la propria squadra del cuore non solo collezionare trofei e records, ma anche (soprattutto?) giocare bene!

Movimento che, sin dalle partite di questo pre-campionato (qualcuno ha addirittura avuto un fremito di eccitazione durante un torello in allenamento, esclamando "Mai vista una roba del genere prima d'ora!"), dopo ogni buona prestazione o addirittura dopo ogni azione di gioco pregevole, non ha esitato a sfogare attraverso la tastiera la propria impagabile soddisfazione per la posizione in campo di Dybala (identica a quella dell'anno scorso...), del riscoperto talento di Pjanic (che di questi tempi nella scorsa stagione aveva fornito un rendimento analogo o addirittura superiore), della solidità del centrocampo retto da Matuidi e Kedhira (capisaldi poco apprezzati della Juventus di Allegri), del sorprendente rendimento di Cuadrado in qualità di terzino (ruolo che il colombiano ricopriva ai tempi in cui militava nel Lecce e nel quale Allegri lo aveva riproposto nel finale di stagione 2017/18 - dopo la lunga assenza del giocatore per una grave forma di pubalgia - e la scorsa - dopo il rientro dallo stop di 4 mesi per l'infortunio al ginocchio), dalla perfetta intesa di Ronaldo con Higuain (che la società aveva ceduto nell'estate del 2018 al Milan per realizzare una plusvalenza e che comunque fino a Natale era stato egregiamente sostituito dal vice-campione del mondo Mandzukic).

Salvo però glissare su argomenti molto in auge fino a maggio scorso, quando ogni infortunio era attribuito alla preparazione sbagliata di Allegri, ogni errore tecnico (vedi quelli che hanno determinato i due gol dell'Ajax a Torino) alla disposizione sbagliata in campo da parte di Allegri, ogni partita vinta senza entusismare al non gioco imposto da Allegri, ogni giocatore non utilizzato alle difficoltà con lo spogliatoio di Allegri...

Per quanto mi consta, sostengo da sempre con convinzione che la Juventus abbia caratteristiche tali per cui, al di là di qualche peculiarità innestata dall'uno o dall'altro tecnico alla sua guida, non muterà mai la propria identità, fatta di forza, concretezza, solidità, di sciabola insomma e non di fioretto o fronzoli, tanto apprezzabili sotto il profilo estetico, quanto spesso infruttiferi in termini di risultati.

Maurizio Sarri è un ottimo allenatore, così come lo è Massimiliano Allegri: entrambi hanno al loro arco importanti frecce da utilizzare per ottenere la vittoria finale ed entrambi hanno ovviamente delle lacune. Su Allegri è già stato scritto di tutto di più, soprattutto in senso negativo; personalmente lo trovo un alchimista, capace di leggere come pochi altri la partita e apporre in corsa le correzioni del caso a seconda delle circostanze, scompigliando le carte facendo entrare giocatori dalla panchina o semplicemente spostandoli di ruolo in campo. Di contro, non essendo un fautore dello studio teorico e dell'applicazione aprioristica di schemi e moduli, non sempre il gioco praticato dalla sua squadra trasmette visivamente armonia e pulizia estetica, affidandosi egli con testardaggine all'efficacia delle giocate dei singoli e quindi impostando la squadra essenzialmente sui principi di gioco e non sugli schemi.

Sarri è l'esatto contrario del livornese; studia maniacalmente movimenti, posizioni in campo, ruoli, schemi e li inculca ai propri giocatori con applicazione certosina, attraverso esercitazioni ripetute fino allo sfinimento, che conducono la squadra all'assemblaggio pressoché perfetto delle sue idee. Ciò in campo si traduce spesso in una esecuzione a regola d'arte di quanto appreso, con gioco veloce, pulito, efficace e molto gradevole da ammirare. Il contraltare è dato dalla difficoltà di adattarsi alle esigenze imposte dalle situaizoni estemporanee che possono proporsi in una singola partita e dalla monotematicità dello spartito, da cui conseguno sostituzioni spesso predeterminate e "ruolo su ruolo", con poca possibilità di cambio di passo o di soprendere l'avversario a a gara in corso, ove necessario. 

Questa Juventus ha un organico talmente ricco e di qualità che in Italia sarà difficilissimo fallire l'obiettivo del nono scudetto consecutivo; in Europa invece, pur rientrando la compagine bianconera di diritto tra le più accreditate pretendenti al titolo (faccio fatica onestamente a vederne 11/12 superiori...), come sempre i risultati saranno determinati, oltre che dalle capacità di squadra e tecnico, da fattori imprevedibili che determineranno le sorti del torneo.

Lasciamo dunque lavorare Sarri, così come lasciamo ad Allegri i meriti per ciò che ha fatto. Basta fazioni, in un senso o nell'altro; solo così noi juventini potremo essere finalmente accomunati da un unico senso di appartenenza alla nostra gloriosa bandiera.