Stati Uniti d’America, anno 1825, Simon Perkins e Paul Williams, i cui cognomi fanno pensare ad un’origine anglosassone, fondarono, nel pianeggiante e piovoso Ohio, Akron, città oggi famosa per l’industria degli pneumatici, sede della Goodyear.

L’Ohio, stato tra i più ricchi e super industrializzato grazie alla decisione di schierarsi con gli Stati dell’Unione durante la Guerra di Secessione, ha al suo interno due città probabilmente più conosciute dagli appassionati di sport italiani rispetto alla sopra citata Akron: Cincinnati (sede di un importante torneo di tennis) e Cleveland (sede di una delle più importanti franchigie NBA degli ultimi 10/15 anni).

Cosa ci sarà, oltre alla Goodyear, di importante in quella città abitata da circa 190.000 persone e dal nome greco che significa “il punto più alto”? Ad Akron sono nati LeBron Raymone James nel 1984 e Wardell Stephen Curry nel 1988, i due più grandi fuoriclasse della pallacanestro mondiale degli ultimi 10/15 anni.
E’ come se, per fare un esempio calcistico, a Modena, a Taranto o a Prato fossero nati, nello stesso ospedale, a quattro anni di distanza, Messi e Cristiano Ronaldo: ci saremmo divertiti parecchio in Italia.

Gli Stati Uniti d’America si sa, sono un posto strano, tutto ti danno e tutto ti tolgono in un secondo, un giorno sei uno yuppie di Wall Street e il giorno dopo un clochard alla stazione, una fredda mattina d’inverno arrivi con la valigia di cartone dopo aver viaggiato per tanti giorni in nave in terza classe e una sera d’estate festeggi a Beverly Hills in una villa con piscina il tuo primo milione di dollari tra belle donne, macchine lussuose e bottiglie di champagne.
Gli Stati Uniti sono il Paese di tutti, per tutti. Alti insieme ai bassi, belli con i brutti; bianchi, neri, gialli, rossi…una sola parola d’ordine: Unione.

L’Ohio è uno Stato un po’ particolare sotto questo punto di vista, l’ultimo censimento che ho trovato dichiara la seguente popolazione: 83% bianchi, 12% neri, 2% asiatici, il resto mancia.
Proprio in uno Stato così “bianco”, il prestigio, il posto nell’Olimpo dell’anello con la retina è arrivato grazie a due ragazzi neri (Curry in realtà è meticcio, ha la mamma bianca), a quella minoranza che da sempre rende forti e non deboli i 50 Stati membri più il distretto di Colombia nel quale sorge la capitale Washington.

Nella notte italiana, alle 04.00, al Chase Center di San Francisco, ci sarà la prima palla a due tra i Golden State Warriors, padroni di casa, e Los Angeles Lakers, ospiti credo non graditissimi sia dal pubblico che dagli uomini diretti da Steve Kerr.
Da una parte, sponda Warriors, Steph Curry, a detta di tutti gli esperti la più forte point guard della storia, dall’altra, lato Lakers, LeBron James, uno che non ha un ruolo definito ma li fa tutti in maniera eccellente.
Cosa differenzia questi due uomini nati ad Akron? Steph non arriva al metro e novanta e agli ottantacinque chilogrammi, ma ha visione di gioco, palleggio, passaggio, velocità di gambe, elevazione e soprattutto tiro da fuoriclasse, da studiare in laboratorio. LeBron è un mostro di fisicità, di atletismo, di forza che di umano ha poco o nulla.
Sarà una serie incredibile, un altro capitolo di questo dualismo che ricorda un po’ come atmosfera quello anni ’80 tra Magic Johnson e Larry Bird.
Io tifo Warriors
, tifo Steph e suoi fedeli compagni che l’altra sera lo hanno seguito fino alla vittoria in gara 7 a Sacramento, quando ormai tutti li davano per spacciati. Green, Thompson, Wiggins, Looney, Poole, Kuminga, Payton, Moody e Di Vincenzo, tutti uniti insieme a Curry come insegna il Paese in cui sono nati.
Io tifo Warriors, intanto Akron sarà ancora una volta il punto più alto del basket mondiale.