In questi ultimi mesi si sono dipanate nel panorama, sempre variegato, del c.d. calcio parlato due vicende, emblematiche, ovvero la storia “giudiziaria” di Juventus/Napoli e l’esame farsa del calciatore uruguayano, Luis Suarez.
La prima vicenda si è conclusa con l’amena sentenza del Collegio di Garanzia del Coni, tra l’indifferenza generale, tenuto conto che l’epilogo ha penalizzato esclusivamente la Juventus. La seconda è, invece, in pieno corso di svolgimento.
In merito al caso Suarez, si sprecano da mesi commenti, che oscillano dalla “leggerezza” con la quale la Juventus ha gestito la vicenda alla condanna alla retrocessione della società bianconera, per avere concorso all’illecito commesso in sede accademica. Il tutto, ovvsulla base di rumors provenienti dalla Procura di Perugia, certificanti intercettazioni compromettenti a carico di dirigenti e/o legali, consulenti della Società.

Ovviamente, le dichiarazioni vengono formulate alla luce del tifo di appartenenza o della convenienza “politica” a schierarsi contro la Juventus, al fine di attrarre proseliti (sui social come sulla carta stampata) alla corte di ciascuno dei fustigatori. Trattasi di comportamento sorto nell’antichità e che si denomina Captatio Benevolentiae (ovvero accattivarsi la simpatia). E’ un’espressione utilizzata per descrivere appunto l’atteggiamento di coloro che con raggiri o blandizie cercano di guadagnarsi le simpatie di determinati individui. Nel passato, esistono diverse testimonianze di tale esercizio dialettico da parte di Cicerone o in passi contenuti nell’Iliade e nell’Odissea. Purtroppo, ai giorni nostri, gli emuli sono personaggi, che anziché ricordare i grandi oratori, assomigliano più a delle macchiette, tanto ridicole quanto improbabili
D’altra parte, a differenza dell’affaire Juventus/Napoli, nel caso Suarez il tiro al bersaglio coinvolge solo la Juventus, per cui lo schieramento dei censori non conosce limiti territoriali o di appartenenza campanilistica. Inoltre – comunque vada a finire – ad esserne in qualche modo coinvolta sarà solo la Juventus (che peraltro non ha mai tesserato Suarez), per cui non c’è limite alla decenza verbale o scritta.
In questa sede, vorrei però ricordare una vicenda, che riguarda sempre il tema passaporti, ma molto più intrigante e risalente ai primi anni 2000. Stiamo parlando della c.d. Passaportopoli.

La storia
Nell’estate del 1997, l’Inter acquista il calciatore uruguaiano, Alvaro Recoba. Al termine della stagione, Moratti (sempre sia lodato) cede Recoba in prestito al Venezia. Stante le convincenti prestazioni in Laguna, l’Inter decide di riprenderlo ma il regolamento dell’epoca non consente il tesseramento di oltre cinque comunitari, già presenti nella rosa nerazzurra.
Nessun problema, in quanto il 12 settembre 1999 (ovvero due mesi dopo il rientro a Milano), Recoba ottiene il passaporto comunitario! (E non si dica quindi che in Italia gli apparati statali non funzionano! Ieri come oggi, le istituzioni rispondono alle sollecitazioni in modo rapido ed efficace: l’ASL di Napoli, che lavora di sabato, non è quindi un caso isolato).
Nella stagione 1999/2000, Recoba gioca 27 partite e segna 10 goal, mentre, nella stagione successiva, realizza 8 reti in 29 apparizioni.

Lo scandalo dei passaporti falsi
Nel settembre 2000, esplode lo scandalo dei passaporti falsi, con il coinvolgimento di giocatori militanti in sette società. L’Inter ne rimane coinvolta a gennaio 2001, quando a seguito di un’ispezione disposta dalla Procura di Udine, viene rinvenuto il passaporto di Recoba, risultato contraffatto.
Con un comunicato, l’Inter chiarisce che “La Società è totalmente estranea all’oggetto dell’inchiesta ed ha totale fiducia nella buona fede di Recoba” (traduzione: “Al limite sono tutti c@@@i suoi”).

Ma la realtà è decisamente diversa. La Procura di Roma, che conduce uno dei due principali filoni di indagini della vicenda (l’altra è la Procura di Udine), rivela che il dirigente interista Oriali, su indicazione del consulente della Roma, Franco Baldini, si è messo in contatto con un misterioso faccendiere rispondente al nome di Barend Krausz Von Praag (non si tratta di uno 007 ceco), il quale lo ha supportato nell’ottenimento del documento presso un'agenzia di Buenos Aires (sembra una spy story internazionale ma non lo è...)
Recoba afferma di essere totalmente inconsapevole di quanto accaduto e dichiara di aver ricevuto il passaporto da Oriali nel settembre 1999. Peccato che gli inquirenti evidenzino due incongruenze: (i) la data di rilascio del passaporto è anteriore di un anno (9 novembre 1998) e Recoba risulta residente a Roma (?) (ii) nessuno all’Inter ha evidenziato l’anomalia. Nel frattempo, la Procura di Udine informa che sette mesi dopo l’emissione del passaporto, l’Inter si sia adoperata per rinvenire un antenato spagnolo di Recoba (ma se il passaporto era già stato rilasciato perché la ricerca dell’antenato? Il mistero si infittisce...).
La posizione dell’Inter si complica quando Oriali nega davanti al pm di aver versato al Krausz 80.000 dollari, il quale aveva però ammesso di averli ricevuti. Inoltre, non esiste alcuna richiesta di rilascio del passaporto alle Autorità Italiane, come la prassi richiede.

Le reazioni del mondo sportivo
Le rivelazioni delle Procure di Roma e Udine determinano l’ovvio clamore del mondo sportivo, tanto che l’allora Presidente della Corte Federale, Andrea Manzella, in un’intervista su “Repubblica” del 9 febbraio 2001 dichiara: “La regolarità delle partite è un bene assoluto, e su questo non si transige:la buona fede di società e singoli non conta, conta solo che alle gare abbiano partecipato giocatori che non ne avevano diritto. L’Authority ha deciso di aspettare la dichiarazione di falsità della Magistratura a meno che il falso risulti macroscopico, ictu oculi, o che vi sia ammissione di colpa del club o del giocatore. In questi casi le sanzioni saranno immediate”. Scappa già da ridere, ma è meglio trattenersi perchè il "bello" deve ancora arrivare...

Secondo i regolamenti, l’Inter – come le altre squadre coinvolte – avrebbe dovuto essere sanzionata con la sconfitta a tavolino e un punto di penalizzazione in tutte le partite in cui aveva giocato Recoba. Applicando la sanzione, al termine dei due campionati in questione, l’Inter avrebbe quindi consuntivato rispettivamente 2 punti e – 7 punti (!!!)

Due articoli su “Repubblica” del 6 e 21 marzo 2001 chiariscono bene la situazione. Di seguito un estratto: “Roma, Lazio, Inter, Udinese e Napoli penalizzate, sei punti in meno all’inizio della prossima stagione, quella premondiale; oppure con handicap sostanzialmente differenti, stangate per i casi più gravi di manomissione (Veron, Recoba Cafù)…..Di colpo di spugna si è parlato a lungo. Ma non si può ormai cancellare uno scandalo che ha investito almeno sei procure, una ventina di giocatori e una quindicina di dirigenti, dal direttore generale dell’Inter ai presidenti di Roma e Lazio…Già nei mesi di aprile sfileranno davanti alla Disciplinare i primi club e i primi giocatori coinvolti: le sanzioni (squalifiche per i giocatori e penalizzazioni in classifica per i club saranno scontate in questa stagione”. "Non si può cancellare uno scandalo che ha investito almeno sei procure?" Si può, si può...ed infatti..

Il processo rischia di compromettere il futuro di squadre di primo livello (Inter, Roma e Lazio), per cui occorre trovare una soluzione. Ci pensa Adriano Galliani (AD del Milan), che lavora ad una modifica del regolamento federale che limita l’impiego dei calciatori extra comunitari. La Commissione Disciplinare fissa le date dei processi contro ogni singola Società ma contestualmente piovono i ricorsi delle società coinvolte contro la norma che limita l’impiego di giocatori extracomunitari.
Il Presidente interista Moratti (sempre sia lodato) rilascia una dichiarazione, ai confini tra il grottesco ed il comico, tenuto conto degli sviluppi successivi:” Se squalificano Recoba e poi la giustizia ordinaria lo assolve? Chi ci restituisce squalifiche e penalizzazioni?”

Il colpo di spugna e il processo sportivo
In data 3 maggio 2001 arriva l’agognato colpo di spugna con la modifica della norma sul tesseramento e l’utilizzo di calciatori extra comunitari, mentre il processo sportivo inizia solo il 12 giugno ad una giornata dalla fine del campionato.
Nonostante il confezionamento della soluzione all’italiana, permane qualcuno che ipotizza comunque scenari non commendevoli per l’Inter, come "Repubblica" del 13 giugno 2001 “Delicatissima, quasi disperata, la situazione dell’Inter, dove c’è un coinvolgimento diretto dell’AD Ghelfi e del DS Oriali. Recoba ha scaricato su di loro ogni responsabilità per quel falso passaporto italiano: ma per Porceddu (procuratore federale), l’uruguayano ex italiano Recoba è colpevole di slealtà e quindi anche per lui chiederà due anni di squalifica”
Alla fine di Giugno, vengono emanate le sentenze. All’Inter solo una multa, mentre Recoba ed Oriali vengono squalificati per un anno. Assolto l’AD, Ghelfi. Secondo la sentenza, Oriali avrebbe agito in totale autonomia, a cominciare dal pagamento di 80.000 dollari (corresponsione di denaro dallo stesso negata in sede di interrogatorio in Procura..). Un mese dopo la Corte d’Appello Federale conferma la sentenza, mentre il Collegio di Garanzia del Coni riduce l’ammenda e i mesi di squalifica.

Il giudizio ordinario
A maggio 2006, il Tribunale di Udine condanna Oriali e Recoba, che ammettono la falsificazione dei documenti (oltre al passaporto, anche una patente taroccata) e patteggiano la pena (Oriali in sede di processo sportivo aveva però negato di essere a conoscenza della contraffazione…).
La farsa si trasforma in commedia nell’estate del 2006,
quando il 26 luglio – dopo l’assegnazione dello scudetto a tavolino all’Inter – un telegiornale della RAI si collega con la sede del ritiro interista a Brunico. L’inviato intervista Oriali, il quale dichiara che lo scudetto assegnato all’Inter è “lo scudetto dell’onestà”.
Nel frattempo, la Juventus subisce la retrocessione in serie B e la revoca di due scudetti senza la prova di un illecito in una qualsiasi delle 76 partite disputate nell’arco dei campionati di cui ai titoli revocati 2004/2005 e 2005/2006.

Un’ultima chicca: ad agosto 2014, Oriali viene designato dalla Federazione quale team-manager della Nazionale (ruolo che ricopre tuttora, unitamente a quello svolto in seno all’Inter..).
Ecco, ora si può sorridere...