Siamo ormai a due settimane dalla fine dell’anno bisestile 2020, che ci ha riservato la sciagura mondiale della pandemia (peraltro ancora in corso) e la scomparsa di personaggi, che hanno caratterizzato la cultura dei nostri tempi e di due mostri sacri del calcio, mondiale, come Diego Armando Maradona e Paolo Rossi.
Mai, prima del 2020, avremmo immaginato di vivere un anno come questo, che sta ormai tramontando. L’epidemia ci ha stravolto la vita e seminato il panico, mietendo vittime, in particolare, tra le generazioni più anziane, che sono il vero Welfare del Nostro Paese. Come se non bastasse, sono venuti meno - anche ma non solo per effetto del Covid – uomini che, nel nostro immaginario collettivo, pensavamo immortali.

In questi momenti, così funesti, ciascun essere umano, nella sua caducità terrena, tenta disperatamente di aggrapparsi agli eventi che, in qualche modo, possano costituire – nel loro costante ripetersi – i presupposti sui quali radicare certezze che restano tali, anche di fronte ai cambiamenti epocali che stiamo conoscendo.
E le certezze di ciascuno di noi possono essere ricercate nei vari ambiti della propria esistenza, senza escludere anche contesti come quello sportivo e, in particolare calcistico, che possono offrirci l’opportunità di vivere gli accadimenti nel loro costante ripetersi e ciò ci infonde fiducia, perché ci spinge a considerare che, anche se tutto può cambiare, in realtà ci sono situazioni che restano immutate nel tempo.

Per un tifoso juventino ed uno interista, ad esempio, tale ricerca è semplice nella sua straordinaria continuità e mi riferisco alle due situazioni che, ciclicamente, si ripetono e che inducono a riflessioni sulla continuità di cui accennavo sopra, ovvero la conquista dello scudetto nazionale da parte della Juve, da nove anni e la puntuale eliminazione, da un triennio a questa parte, dell’Inter dagli ottavi di Champions League, in esito al risultato conseguito nell’ultima partita del girone.
In questa sede, per consolidare il senso di continuità di questi eventi, piace quindi ripercorrere le ultime tre annate solari. E ciò deve essere di conforto a tutti noi.

Anno 2018
Dopo anni di assenza dalla massima competizione europea, l’Inter, magistralmente guidata da Luciano Spalletti (ribattezzato l’Eugenio Montale delle conferenze stampa), conquista la qualificazione per la stagione 2018/2019, in Champions League ed il sorteggio le riserva un girone abbordabile (a parte la testa di serie Barcellona) con i catalani, il Tottenham ed il PSV Eindhoven. Si arriva così all’ultima partita del girone con l’Inter ancora in corsa. Infatti, ai nerazzurri basterebbe una vittoria casalinga contro il PSV, già eliminato, per accedere agli ottavi della competizione. Purtroppo, i nerazzurri non vanno oltre l’1 – 1, a causa, in particolare, di un clamoroso errore da parte di Asamoah (che, nella circostanza, non dimentica di essere stato una bandiera juventina per diversi anni). Il contemporaneo pareggio al Camp Nou tra il Barca e gli Spurs rimanda l’Inter al purgatorio dell’Europa League.
Eppure - all’annuncio della composizione del girone, nonché grazie ad altre singolari coincidenze – il popolo interista iniziò a fremere di entusiasmo per le analogie con la stagione del mitico Triplete (come nel 2010: girone con il Barcellona; sconfitta al Camp Nou nella fase a gironi per 0-2 e finale della CL a Madrid). Ma, se da una parte, il “Postino suona sempre due volte”, dall’altra, la storia (in positivo) non sempre si ripete. In negativo, invece, hai voglia…
Nel frattempo, qualche mese prima, la Juventus vinceva (stagione 2017/2018) l’ennesimo scudetto della sua storia (il settimo consecutivo).

Anno 2019
L’Inter si ripresenta in Champions League con un clamoroso avvicendamento tecnico in panchina: al posto di Luciano Spalletti, è arrivato Antonio Conte. Non è possibile!!! È l’esclamazione ululata dal 99% della tifoseria interista. Un gobbo conclamato sulla panchina della Beneamata equivale ad un sacrilegio. Eppure così è stato.
Fortunatamente, almeno sotto il profilo economico, l’ingaggio del tecnico nerazzurro non peserà molto sulle casse nerazzurre: Euro 12 milioni netti per tre stagioni (una vera operazione a prezzo di saldo, condotta da Beppe Marotta, altro ex juventino, appena planato alla corte nerazzurra). Il tecnico leccese si presenta comunque alla stampa con la sua solita classe ed eleganza, che lo avevano già contraddistinto durante la sua esperienza sulla panchina bianconera. Inoltre, si ha sempre la sensazione che quando parla dell’ambiente interista, Conte lo faccia come se annusasse m@@@a.
In sostanza, Conte si comporta come narrato dal famoso sonetto di Gioacchino Belli (ripreso nel film “Il Marchese del Grillo” del grande maestro, Mario Monicelli) dove un mitico Alberto Sordi, nei panni del Marchese, apostrofava i sudditi (e quindi, nel caso di Conte, l’ambiente nerazzurro) con il famoso: “Io so’ io e voi nun siete un c@@@o!”.

Ma torniamo alle imprese nerazzurre.
La composizione del girone dell’Inter comprende il Barcellona (di nuovo!), il Borussia Dortmund e lo Slavia Praga. L’Inter esordisce alla grande, pareggiando in casa con lo Slavia Praga nel secondo minuto di recupero ma riesce a presentarsi, all’ultima partita in casa del girone contro il Barcellona, con la possibilità di qualificarsi, essendo sufficiente battere i catalani, già sicuri del primo posto. Le premesse sono assolutamente incoraggianti, in quanto il Barca si presenta a San Siro con i pulcini e qualche veterano ormai quasi fuori rosa, come…Vidal. I veterani sono stati convocati perché dovevano fare le veci dei genitori dei bambini del Barca, i quali, altrimenti, non avrebbero potuto partire dalla Spagna.
Purtroppo, nonostante le promettenti premesse, l’Inter riesce nella storica impresa di farsi battere 1 – 2 dai pargoli del Barca e così viene eliminata dalla competizione e rimandata, ancora una volta, all’Europa League…di cui non narro gli sviluppi per non infierire.
Nel frattempo, qualche mese prima, la Juventus vinceva (stagione 2018/2019) l’ennesimo scudetto della sua storia (l’ottavo consecutivo).

Anno 2020
Dopo aver (ahimè solo sfiorato) la conquista dell’Europa League, l’Inter si presenta, più agguerrita che mai e con un mercato scintillante, ai nastri di partenza dei gironi di Champions League, dove viene estratta con il Real Madrid, il Borussia Dortmund (di nuovo!) e lo Shakhtar Donetsk.
Dopo il solito andamento altalenante, in cui spicca (con in contributo fondamentale di Vidal, vecchio cuore bianconero) la clamorosa sconfitta in casa contro uno dei Real Madrid più scarsi della storia, l’Inter si presenta all’ultima partita in casa contro lo Shakhtar nelle migliori condizioni possibili. Ai nerazzurri basta la vittoria contro gli ucraini (auspicando che Real e Borussia non si accordino per il pari) per accedere agli ottavi. Anche in questo caso, il fato sembra benevolo con la Beneamata, in quanto la mina vagante Vidal sarà assente per squalifica. Purtroppo, nonostante i favorevoli auspici, l’Inter non riesce a sbloccare il risultato e, nel contempo, non può neanche contare, come scusante, sul “biscotto” tra Real e Borussia, in quanto i madrileni battono i tedeschi senza problemi. L’Inter chiude quindi quarta ed è fuori anche dall’Europa League (pare che a febbraio 2021, per non perdere lo stimolo europeo, i nerazzurri saranno comunque impegnati in un triangolare con Rho e Seregno).
Eppure, il tecnico leccese aveva dimostrato la sua duttilità e flessibilità tattica, già da qualche partita, accogliendo favorevolmente le istanze della critica in merito all’impiego del fuoriclasse danese, Eriksen. Il danese aveva infatti disputato, prima contro il Real Madrid (all’84’ il suo ingresso) e poi contro lo Shakthar (all’85’ il suo ingresso), ampi spezzoni di partita. Con tutti i minuti avuti a disposizione – si è poi giustificato Conte - Eriksen avrebbe dovuto far valere la sua classe superiore ed essere determinante, ma così non è stato.
Nonostante la cocente eliminazione, Antonio Conte si presenta sereno e pronto al confronto nel corso delle interviste post partita e nella conferenza stampa, dimostrando, vieppiù, la sua grandissima classe ed educazione nei confronti dei suoi interlocutori, siano essi giornalisti o ex tecnici.
E’ bello constatare come anche nelle sconfitte, il tecnico leccese riesca ad incarnare i crismi del vero gentleman anglosassone (l’esperienza al Chelsea è stata formativa): risposte cortesi e ponderate, anche alle più scomode domande; nessun imbarazzante mutismo; sguardo sempre lucido e sorriso cordiale.
Nel frattempo, qualche mese prima, la Juventus vinceva (stagione 2019/2020) l’ennesimo scudetto della sua storia (il nono consecutivo).
Insomma, corsi e ricorsi storici cui fare riferimento in un periodo temporale così incerto e cupo.