Il periodo non è certo dei migliori. L'Italia si prepara ad una nuova stretta per arginare la diffusione di questo maledetto virus. Il calcio però andrà avanti. Certo non è il calcio di sempre, senza pubblico, senza colore e tifo negli stadi. Ma una cosa è certa la passione dei tifosi non si è mai spenta. Da qualche mese a questa parte si è riaccesa in particolare quella del popolo Rossonero. Dopo anni bui sembra esserci stata la svolta. Dopo il disastro targato  Giampaolo (il maestro) la luce in fondo al tunnel sembrava solo un lontano miraggio. Invece quando tocchi il fondo non puoi che risalire. Fondamentale la coesione che si è creata nei vertici del Milan. Gazidis, Maldini e Massara finalmente remano tutti nella stessa direzione. Finalmente l'unico scopo dell'intero mondo Milan è quello di riportare il Diavolo dove gli compete. Giustamente è stato deciso di farlo gradualmente, confermando ciò che di buono era stato fatto nel post lockdown e aggiungendo i tasselli giusti alla squadra. Non sono state fatte spese folli e sono stati presi giovani pronti e forti. Strategia che approvo a pieno. Folle prendere "top player" a fine carriera, con stipendi esagerati e senza motivazioni... Non tutti si chiamano Zlatan Ibrahimovic.

Dopo sei giornate di campionato e cinque di Europa League (preliminari inclusi) l'ottimo lavoro di Maldini e co ha dato i suoi primi frutti. La squadra può oramai contare diversi punti fermi:
Stefano Pioli. 
In troppi sottovalutano l'importanza del mister rossonero. Finalmente sulla panchina milanista non siede un maestro o un professore, ma un allenatore. Il buon Pioli non solo ha messo i giocatori nel ruolo giusto, ma ha dato vita ad un modulo, il 4-2-3-1, che dà garanzie e varianti tattiche importanti. Ha creato un gruppo unito e che andrebbe in guerra per lui. E certo andare in guerra con Zlatan è un lusso che non tutti possono permettersi... I meriti di Pioli vanno oltre Ibra. Fino ad ora il mister non ha toppato l'impostazione di un match, ha fatto ruotare gli uomini quando necessario e ha avuto una lettura perfetta delle partite (ad eccezione di quella con la Roma a mio avviso, l'inserimento di Brahim Diaz avrebbe spaccato il match).
Zlatan Ibrahimovic. Non serve aggiungere altro. 
Simon Kjaer. Giocatore pazzesco. Lontano parente da quello visto nella Roma. Era quello che serviva a capitan Romagnoli che troppo spesso si è visto affiancare da difensori non all'altezza. Serviva un leader in difesa e Simon ha portato carattere, sicurezza e tranquillità. Un baluardo.
Frank Kessie. Lui stesso si è definito il Presidente. Ed in campo lo è. Insieme ad Ibra e Kjaer è lui l'altro leader della squadra. Recupera palloni, imposta (impensabile qualche mese fa) e fa anche goal. Rischia di diventare un top. 
Calha-Bennacer. Loro sono i leader tecnici. Dettano i tempi, creano gioco e spaccano le partite con assist millimetrici. 
Il gruppo. Al di la dei singoli la diffeenza lo fa il gruppo. Essenziale la coesione della squadra. Non si vince con i singoli. 

I presupposti per una stagione diversa per il popolo rossonero c'è, ma non bisogna allentare la tensione, bisogna stare sul pezzo e dare il 100% ad ogni partita. Come dice Pioli... ogni partita è una finale. Arriveranno momenti bui e bisognerà stringere i denti e far vedere che gli ultimi dieci anni sono un lontano ricordo. L'obiettivo Champions League, che è stata Zona Rossonera per anni, quest'anno deve assolutamente essere centrato!