Parlare di calciomercato nel 2016 è diventato difficile; per certi versi non ha più alcun senso soffermarsi sulle cifre spese dai club. I canoni ai quali eravamo stati abituati da decenni di storia, infatti, sono stati totalmente ribaltati. Per analizzare un colpo messo a segno da una società, bisognerebbe prendere in considerazione un numero tale di variabili da rendere estremamente complessa, per un non tecnico, una valutazione effettiva dell'impatto che un determinato calciatore può avere nei confronti di una società; a partire dal bilancio per finire con le prestazioni sportive. Il caso più eclatante in questo senso è, ovviamente, quello di Paul Pogba. Il Manchester United, volendo essere maligni, ha perfezionato l'operazione più folle della storia del calcio mercato. Se marchiano è stato l'errore di perderlo a zero quando era solo un ragazzo, ancora più assurda è stata la decisione di riportarlo a casa, facendo segnare l'acquisto più oneroso della storia: 110 milioni di euro. 110 milioni di errori. Il Manchester United ha ammesso, nel modo più plateale possibile, di aver commesso uno sbaglio, riacquistando un giocatore che era già suo, e pagandolo come nessun altro prima. A condannare ulteriormente l'operazione dei Red Devils sono state, poi, le prestazioni del francese nelle prime uscite con la maglia della sua nuova, vecchia squadra. Deludenti. Certo, il francese resta un fenomeno e dovrà, inevitabilmente, affermarsi anche all'ombra di Old Trafford. E certo, il Manchester United riuscirà anche a lucrare sull'arrivo di Pogba, arrivando persino a giustificare la spesa irrazionale affrontata per il suo acquisto, grazie al marketing e al lato commerciale, che rendono il Polpo una vera e propria gallina dalle uova d'oro. Resta, però, la sensazione che sia stato l'altro club, quello che ha effettuato la cessione, ad aver avuto ragione. I tifosi della Juventus, inizialmente scottati dalla decisione di Pogba di lasciare Torino, ora festeggiano la straordinaria operazione conclusa da Marotta. L'addio del Polpo ha, infatti, permesso alla Vecchia Signora di mettere a bilancio la più grande plusvalenza della storia; a ciò va sommato l'aumento di budget, fisiologico, per il mercato bianconero, che ha portato in dote campioni come Higuaín e Pjanic. Un'operazione impeccabile quella dei bianconeri che, impossibile negarlo, hanno perfezionato la migliore operazione della sessione di calciomercato. Quantomeno in uscita. Se è vero, infatti, che Marotta deve essere incoronato re delle cessioni, non si può dire lo stesso degli acquisti; il mercato della Juventus è stato faraonico, certo, ma non ha poggiato le sue basi sulle intuizioni o i colpi di genio. I bianconeri si sono limitati ad acquistare quanto di meglio offriva il campionato italiano senza badare a spese. Ecco perché, nonostante la rosa sia stata rinforzata e puntellata, ai campioni d'Italia non resta il minimo margine d'errore. Il Pipita sarà costretto a fare la differenza ogni partita, per non tradire le aspettative di chi lo ha accolto come l'uomo in grado di far fare alla squadra il definitivo salto di qualità europeo. E l'assenza totale di margine di errore, per club e giocatori, carica di pressioni e aspettative che rischiano di rivelarsi dannose sul lungo periodo. Chi, invece, potrebbe davvero aver dato una svolta alla sua stagione con un colpo low cost è il Nizza. La squadra francese, infatti, ha perfezionato a costo zero l'acquisto di Mario Balotelli dal Liverpool. Il centravanti italiano è sempre stato al centro delle voci di gossip, e per anni è stato considerato più un problema che una soluzione dalle squadre in cui ha giocato. Eppure Bad Mario, in questa estate di cambiamenti, si è allenato con costanza. Ha cercato di crescere, di migliorarsi; come uomo prima che come calciatore. Ora, a ventisei anni, è arrivato alla prova del nove. In un club non troppo blasonato, del quale è l'uomo copertina, può aver davvero trovato la sua dimensione. L'avvio di campionato ha messo in luce un Mario ritrovato per prestazioni, e soprattutto un Mario nuovo per attitudine. Balo sta risorgendo dalle sue stesse ceneri, pronto finalmente a spiccare il volo nel calcio dei grandi. Il Nizza ha avuto il coraggio di puntare su di lui, che tante occasioni ha sprecato nella vita. Ha avuto il coraggio di mettersi in casa una presunta bomba ad orologeria. Una bomba, però, che sembra essere stata disinnescata, almeno per quanto riguarda l'interno. Una bomba pronta ad esplodere, forse e soprattutto finalmente in campo, dove il cambiamento è evidente, fosse anche solo per il numero di maglia. Non più il 45 simbolo dell'egocentrica sicurezza nei propri mezzi; figlio di quella presunzione, a tratti anche positiva, di unicità nel mondo. Ora sulla schiena di Balotelli c'è il nove dei grandi bomber; un numero tanto comune quanto speciale per chi fa gol di mestiere. Un numero condiviso con tanti, per un giocatore che resta unico nel suo genere.