Ogni storia, anche la più bella, deve avere un epilogo. Chiunque scriva sa molto bene che il finale è sempre la parte più delicata e difficile. Spesso non si vuole abbandonare il mondo creato dalla brillantezza del proprio talento, e si finisce col rovinare tutto il racconto. Francesco Totti è un meraviglioso scrittore, capace di raccontare la più bella storia d'amore della storia dello sport. Il ragazzo di Roma, romanista, che diventa il più grande giocatore del club per cui ha sempre fatto il tifo. Tutto perfetto. Fascia di capitano sul braccio e numero 10 sulle spalle; il Pupone diventa uno dei più forti del mondo, ma rifiuta ogni corteggiamento, anche quello della squadra più bella del reame, il Madrid ovviamente. Vince lo scudetto e la scarpa d'oro con il giallo ed il rosso sempre addosso, quasi fossero una seconda pelle. L'amore per la Roma è più grande di qualsiasi altra cosa; la Magica non può che ricambiare l'affetto del più grande campione della sua storia coccolandolo e godendosi le sue giocate, degne di un libro di fantascienza. Gli anni, però, passano per tutti. Anche El Bimbo de Oro invecchia, come un romanzo che ha affascinato milioni di persone ma poi viene accantonato e riposto in un angolo della libreria, a prendere polvere.
Totti sa di essere arrivato, ormai, al termine di una carriera sfavillante; la scarsezza di titoli, che avrebbe potuto vincere in abbondanza altrove, è compensata dall'amore infinito che gli riserva la sua città. Palloni d'oro e Champions League passano, l'amore resta, ed è eterno. Nella capitale sarà sempre lui il Capitano. Rispettato ed amato da ogni appassionato di calcio, oltre ogni bandiera. Citare gol, assist e giocate diverrebbe riduttivo per parlare di una carriera che ha poco a che spartire con i vili numeri. Ecco perché ad ogni romantico, ad ogni sognatore non può che far male la situazione di distacco che si è creata tra Totti e la sua amata. Il peso insostenibile della leggerezza, con cui la nuova Roma sta trattando la Storia, è lacerante per tutti coloro che hanno avuto modo di viverla, di osservala, di amarla. Noi abbiamo il diritto di goderci nella sua sacralità "l'ultima marcia del Re". E Totti merita di essere tenuto per mano dalla sua Roma fino all'ultimo secondo della sua ultima partita.
Il Capitano è come un dipinto, che sta facendo il giro dei musei di tutto il mondo prima di essere affisso, per sempre, sulla parete della storia di Roma. Ieri sera è toccato al Bernabeu dire addio ad uno dei più grandi campioni del calcio moderno. E lo stadio dei Galacticos non poteva che tributare una ovazione "orejas y musica" all'ultimo Re di Roma. Il tempio delle leggende non ha mai lesinato applausi agli dei di questo sport; ecco perché nella notte dell'8 marzo gli 85mila di Madrid, al 74', si sono alzati in piedi e, senza proferir parola, hanno atteso che "El Diez" entrasse in quel campo per l'ultima volta. Quando l'annunciatore pronuncia il nome di Totti si infrange il muro di ossequioso silenzio, per lasciare spazio al più grande omaggio che il mondo del calcio possa offrire: il tributo in applausi del Santiago Bernabeu di Madrid. Questo è il capitolo perfetto per avviarsi alla conclusione del più bel romanzo mai scritto; la storia si chiuderà con l'addio dell'Olimpico: il suo stadio, la sua casa. E quando il libro sarà chiuso per sempre, tutti saremo in piedi ad applaudire la Storia. Tutti riserveremo i dovuti omaggi al più grande campione che il calcio italiano abbia avuto modo di ammirare; e, come accade ogni volta che si chiude un libro che ci ha conquistati, saremo rattristati per il fatto di essere arrivati in fondo, ma resteremo per sempre adoranti ammiratori di quella storia che per essere così perfetta doveva per forza finire. Grazie di cuore Capitano.
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