Mario Balotelli, Balo, MB45: un marchio più che un uomo; una macchina da soldi prima che una macchina da gol. Difficile, troppo difficile per un ragazzo, certamente colpevole dei suoi errori, ma in fondo fragile resistere ad una pressione del genere. Un talento distrutto, già a 25 anni, in compartecipazione tra i media ed il suo ego. Essere travolti a diciott'anni da una marea di sponsor, soldi e ragazze è troppo semplicistico per giustificare il tracollo di un astro nascente.
Il tuo talento, Mario, è indiscutibile, i numeri sono da primi giocatori del mondo, ma da soli non bastano. In un calcio che è dominato da atleti di caratura olimpica non puoi permetterti una vita poco ligia al dovere; non puoi permetterti di essere pigro perché sai di poter vincere le partite con una giocata, e penso a Milan-Bologna 1-0 o Germania-Italia 1-2, perché il colpo di genio è caratterizzato dalla comparsa non costante, ma improvvisa e a volte inattesa; non si può fare affidamento, in un calcio fisico e veloce, sulla speranza che qualcosa si accenda. Ecco perché Mario, forse, avresti dovuto mettere più impegno e amore in quello che fai; forse oggi saresti tu a lottare con CR7 e Messi per il pallone d'oro, e, sempre forse, oggi saresti al centro dell'attenzione mediatica solo per le tue incantevoli giocate.
Gossip, giornali e giornalisti non ti hanno certo aiutato, Mario. Lo so, tutti lo sappiamo, anche se alcuni non vogliono ammetterlo. Io non ti conosco, ma penso di aver capito che, dietro le bravate, le azioni irrispettose e gli eccessi di egocentrismo ci sia un ragazzo più profondo di quanto sia i giornali sia tu vogliate far credere. Certo, ognuno deve essere libero di presentarsi al mondo come meglio crede; però tu già sapevi che tutte le tue azioni avrebbero portato a conseguenze amplificate, però non ti sei mai contenuto, vittima, forse, di un pizzico di impulsività e anche, mi viene da credere, voglia di fare notizia. A diciotto anni, posso solo immaginare quanto sia bello essere sulla bocca di tutti, indipendentemente dal motivo. Già io, noi possiamo solo immaginare cosa voglia dire essere Mario Balotelli, ma purtroppo tutti noi possiamo, e vogliamo giudicare Mario Balotelli. E, forse, tu ti sei esposto troppo ed i media hanno deciso di sacrificare il tuo immenso talento sull'altare delle vendite. Ma tu, Mario, non sei una vittima, no, e in questo momento l'unica frase che mi sovviene, adatta a descrivere la tua situazione è la massima latina: "Homo faber fortunae suae".
Mario, voglio che tu sappia che a scrivere è uno dei tuoi più grandi sostenitori, un ragazzo che ha vissuto nel tuo mito, che ha sempre creduto in te, per quanto poco possa contare, e che è rimasto non deluso, ma dispiaciuto dal tuo percorso; forse perché sognavo, un giorno, di vederti alzare quel maledetto pallone d'oro; forse perché sognavo di poter dire, anche per saziare il mio ego di presunto intenditore di calcio, "Ehi voi, avevo ragione io, Mario è il più forte e finalmente lo ha dimostrato a tutti"; forse perché sognavo un tuo gol in una finale mondiale con tanto di dito davanti alla bocca, perché sai, Mario, sognavo che li avresti zittiti tutti; forse avresti dovuto assaporare l'ebrezza della serie A e viverla non come una superstar, quasi scocciata dalla pesantezza degli allenamenti, ma come il bambino che eri, col sogno un giorno di dominare San Siro. Ma in fondo, Mario, il bello dei sogni è che non passano col tempo e restano sempre li, sopra di noi come le stelle, pronti a darci un sorriso anche nei momenti più bui. In bocca al lupo campione.
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