Molti di coloro che si dicono contrari sostengono che si rovinerebbe il bello del calcio portando la moviola in campo: il gioco,infatti , rischierebbe di essere molto più frammentato, a causa degli interventi di instant replay; inoltre si teme che un tale cambiamento potrebbe portare un sostanziale aumento dei costi per le federazioni,che dovrebbero attivarsi per i servizi di moviola, come sostiene il presidente della UEFA Platini, che parla di oltre 50 milioni di euro di potenziali spese; anche l'introduzione del cosiddetto "occhio di falco", che a partire dalla prossima stagione sarà operativo in serie A (in Bundes Liga e Premier è già stato utilizzato durante la stagione in corso), è stata ampiamente criticata a causa delle spese che le singole società saranno costrette ad affrontare per l'acquisto delle telecamere necessarie; infine i più tradizionalisti trovano che l'interesse per questo sport sia anche dovuto agli errori che portano un velo di incertezza ed interesse sulle partite stesse. Insomma il calcio è così da 150 anni, perché cambiare ora?
Coloro che si dicono favorevoli sostengono, invece, che sarebbe giusto aprirsi agli interventi tecnologici perché si arriverebbe ad un grado di correttezza vicino al 100% grazie all'utilizzo del replay nelle situazioni più chiare, senza però privare l'arbitro dei suoi compiti, egli infatti resterebbe il solo interprete delle situazioni dubbie o al limite del regolamento; l'occhio digitale non ha infatti il fine ultimo di sostituire i direttori di gara, ma quello di essere un ulteriore strumento di aiuto; viene anche riesumato lo scheletro di calciopoli come simbolo di un evento che diverrebbe irripetibile grazie all'aiuto della tecnologia; insomma questa innovazione viene vista come un modo per rendere giusto il calcio.
Sorge però, forse solo nei più maliziosi, il dubbio che i reali pro e contro che rilevano ai fini di questa decisione siano altri, rispetto a quelli legati al campo: un mondo che si apre alla tecnologia procederebbe spedito verso una diminuzione, fisiologica, delle polemiche sulle quali, è evidente, si basa il mondo dell'editoria calcistica Italiana; giornali e televisioni lucrano sugli errori arbitrali, fomentano le discussioni e acuiscono le tensioni, e tutto ciò attira,inevitabilmente, l'attenzione del tifoso, per natura intrinseca soggetto alla polemica.
D'altro canto è vero anche che, in un mondo del calcio sempre più ricco, non esistono interessi nel perdere soldi per colpa di un errore arbitrale, ad esempio uscendo da una competizione europea, o venendo penalizzati in un campionato.
È probabile dunque che il reale sostrato di questo dibattito sia ben lungi dall'essere quello della nobile difesa della tradizione contro il frizzante avvento dell'innovazione, ma possa classificarsi in un mero scontro di interessi economici configgenti. Chi ci rimette è solo questo splendido sport che si trova ad affogare in un mare di soldi.
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