Due partite, zero punti e Roma già a più 4. Questo il cammino della Juventus 2015/2016 dopo le prime apparizioni; certo, c'è una supercoppa che è già stata messa in bacheca, ma i campanelli di allarme stanno suonando più forte che mai in corso Galileo Ferraris. In campionato i bianconeri sono ultimi, in compagnia delle tre neo promosse e dell'Empoli orfano di Sarri. Nella storia della società torinese mai c'era stato un avvio di stagione peggiore. La situazione viene forse dipinta in maniera troppo drammatica, ma restano i grandi limiti messi in mostra dalla Vecchia Signora. La stessa finale vinta contro la Lazio un mese fa aveva evidenziato problemi soprattutto di ritmo e personalità che erano stati messi in ombra dalla vittoria ,comunque convincente, ai danni di una Lazio che sta avendo un avvio di stagione altrettanto stentato. La situazione infortuni non sta agevolando la partenza di una squadra rinnovata, che come tale ha bisogno di tempo e fiducia. Non bisogna dimenticare, infatti, che la Juve ha perso tre pilastri, tre colonne, tre leader dell'ultimo ciclo di vittorie. Il problema che, infatti, è maggiormente saltato all'occhio è la mancanza di personalità, quella personalità che esattamente un anno fa, anche se in modo controverso, aveva permesso alla Juventus di sconfiggere una Roma anche allora lanciatissima. In modo ancor più evidente si è visto nella partita di debutto contro l'Udinese, in casa. Pirlo, Vidal e Tevez erano i veri trascinatori della squadra, questo dicono i risultati. Il regista ex Milan, ora è ancor più chiaro, era l'unico in grado di far girare la squadra, di dare i tempi di gioco e gestire il cronometro. Il guerriero cileno dava quella "garra" che nel nuovo centrocampo sembra mancare, portava, anche nei compagni, la voglia di vincere e lottare che ora sembra mancare. Tevez era, evidentemente, l'uomo in grado di risolvere la partita in qualsiasi momento, il fuoriclasse, il genio. Tutto questo sta mancando alla nuova Juve. Gran parte della tifoseria addossa le responsabilità di questo doppio passo falso a Padoin, diventato agnello sacrificale perché schierato in cabina di regia da Allegri; di certo l'ex Atalanta non è Pirlo, e le sue prestazioni non sono state all'altezza, ma al suo fianco giocava Pogba, il ragazzo da 100 milioni, che non è stato in grado di prendere in mano le chiavi di un centrocampo, flagellato dagli infortuni, e di una squadra che sulle sue spalle vuole poggiarsi. A Torino, infatti, hanno deciso di puntare tutto sul francese, rifiutando proposte stellari, che però non sta brillando in questo avvio di stagione. La 10 è una testimonianza ulteriore, laddove ve ne fosse bisogno, della stima che la società nutre nei suoi confronti. Troppo ingenuo, dunque, addossare le responsabilità ad un Padoin fuori ruolo, che peraltro non fa il leader di mestiere ma il panchinaro. Il problema è più ampio, e forse più radicale e radicato. La Juventus ha bisogno di tempo per trovare nuovi equilibri e nuovi leader. Ha bisogno di tempo Pogba, che ha sempre giocato da comprimario in un centrocampo di fenomeni, per diventare il trascinatore vero. Ha bisogno di tempo Allegri, per capire come gestire una squadra che sta perdendo le sue certezze. Ha bisogno di tempo Dybala, al quale non si può chiedere di essere Tevez. Serve tempo.... L'unico problema è che chi vuole vincere il tempo non ce l'ha.