Il razzismo è una piaga che si sta espandendo sempre di più, finendo con il diventare qualcosa di socialmente accettato e ciò è una delle cose meno corrette di questo mondo, perchè dando spazio a una pratica come il razzismo si snaturano i valori con i quali il calcio venne alla luce, ossia fratellanza e rispetto verso gli avversari, qualsiasi colore di pelle essi abbiano.

Purtroppo combattere questa battaglia si sta rivelando molto più complicata del previsto, in quanto molti ancora oggi si rifiutano di ammettere l'esistenza del razzismo, preferendolo etichettare come un'invenzione dei giornali e televisioni negando di fatto la realtà, ossia che il modo di pensare razzista è intessuto profondamente nelle radici di questa società moderna. 

Gli ultimi due casi conclamati in cui si ha traccia di questo comportamento assolutamente non degno di una società civile come la nostra sono accaduti nel corso di Cagliari-Inter e Verona-Milan, con oggetto dei cori razzisti l'attaccante belga dell'Inter Romelu Lukaku e il centrocampista ivoriano dei rossoneri Frank Kessiè, ma purtroppo non sono gli unici: il primo esempio di ululati razzisti diretti verso un giocatore di colore lo si ha in occasione di Messina-Inter del campionato 2005-2006, quando Marc Zoro (difensore ivoriano della formazione neopromossa siciliana), stanco dei cori da cui era costantemente bersagliato scelse di bloccare la partita, prendendo il pallone e tentando di guadagnare gli spogliatoi, o ancora quando nel 2014 in occasione dell'amichevole Milan- Pro Patria Boateng scagliò il pallone verso alcuni tifosi poichè esasperato dai contiui buu che questi gli rivolgevano.

Per dare un "calcio al razzismo" definitivo, avrei una proposta da fare:
che in occasione del derby di questo sabato, Romagnoli e Handanovic, capitani di Milan e Inter, cedano le proprie fasce a Kessié e Lukaku per sensibilizzare ancora una volta l'opinione pubblica verso tale argomento, gridando tutti insieme e con una sola voce: 'No al razzismo!'