Tanto tuonò che piovve!
Così si potrebbe descrivere l'attuale tragicomica situazione del Milan. Il detto attribuito a Socrate significa che qualsiasi avvenimento, soprattutto quelli negativi, non accade all’improvviso, ma ci sono sempre vari segnali premonitori, proprio come il tuono annuncia la pioggia. Proverbio che ci induce alla prudenza e a non ignorare gli avvertimenti.
Contestualizzando al Milan attuale, gli avvertimenti sono stati nell'ordine:
1. il passaggio di proprietà da Elliott a RedBird con il primo ancora saldamente al comando (ipotesi dimostrata dal ruolo di Furlani nel CDA) e l'assordante assenza di Cardinale in ogni occasione importante per la squadra;
2. il mercato della squadra determinato essenzialmente dai vincoli del business plan di Elliott improntato all'equilibrio di bilancio per garantire giustamente la sostenibilità ed il futuro;
3. l'obiettivo reale e non dichiarato della società che vede solo nel gettone di partecipazione alla Champions lo scopo ultimo del team;
4. La guida tecnica di Pioli, ormai integralista cieco di un modulo di gioco non idoneo alla rosa;
5. I continui infortuni con spesso ricadute della squadra titolare;
6. La preparazione condizionata dal mondiale invernale.

Il risultato è alla luce di tutti. Il Milan in caduta libera che non si qualificherà per il quarto posto sebbene la Juventus si sia auto eliminata dalla corsa.
Mi domando cosa sarebbe diverso se il Milan fosse di proprietà di un imprenditore italiano. Mi ricordo a questo proposito di alcuni letti su questo sito, opera del compianto Mario Sconcerti, relativi alla differenza tra Pallotta & Comisso rispetto a Moratti e Berlusconi. Essenzialmente la presenza carismatica dei secondi rispetto all'assenza formale dei primi.
La gestione "americana" prevede il proprietario azionista, che delega ad un amministratore la gestione finanziaria e sportiva del club. La delega impone presenza anche quotidiana, ma sopratutto leadership.
Questo è il punto negativo dell'attuale situazione, la leadership della società nell'assumersi la responsabilità del problema al fine di trovare una soluzione. Alla fine se dovessero veramente mancare gli introiti della Champions, ci sarebbe un ridimensionamento dei progetti e l'azionista non starebbe certamente a guardare.
Auspico quindi, un coinvolgimento diretto di Maldini nelle vicende della squadra, un commissariamento del confuso ed ostinato Pioli, una ricerca diretta di un degno sostituto (magari De Zerbi) per continuare il percorso virtuoso. 
Siamo stati fortunati lo scorso anno, ma i veri capitani si vedono nel mare in tempesta.
Vero Paolo?