Tempo di bilanci e riflessioni dopo la sconfitta del Milan contro il Napoli a S.Siro. 
Noi tifosi ci siamo svegliati da un sogno bellissimo, il nostro amato Milan in testa alla classifica meritatamente, imponendo il bel gioco, divertendoci in una marcia che sembrava destinata a grandi obiettivi.
Poi arrivò la stanchezza, il numero di partite tante, troppe e vicine per una squadra che iniziò la stagione ai turni preliminari di Europa League. Con la stanchezza, gli infortuni. Prima gli effetti dei contagi da Covid, poi quelli muscolari, ripetuti e distribuiti su tutta la squadra. Infine la scoperta di avere una rosa "corta" proprio nel momento più importante della stagione, quello in cui si definisce il futuro sportivo e finanziario della squadra. E purtroppo il campo ha presentato il conto, non solo contro il Napoli ma a partire dalla partita con lo Spezia, facendo scivolare la squadra al limite della zona champions, ridimensionando la prima parte della stagione all'obiettivo dichiarato dalla dirigenza.
Proprio questo è il nodo cruciale da sciogliere velocemente. In una recente intervista, Paolo Maldini spiega chiaramente che una società moderna nel contesto attuale non può programmare una stagione di alto livello senza gli introiti ripetuti della champions league, dei diritti televisivi e dello stadio di proprietà. Questo è il limite di questa squadra dove è ancora evidente il fardello dell'ultima gestione cinese.

Il lavoro del 2020 è stato encomiabile. Rifondando la squadra partendo da giovani di grande prospettiva, innestando alcuni elementi di esperienza per velocizzarne la maturazione, la direzione tecnica è riuscita a migliorare la performance sportiva in tempi brevissimi. Serve adesso però il coraggio di fare il salto di qualità anche attraverso scelte difficili per l'opinione pubblica ma fondamentali per garantire la possibilità di investimento.
Come? Il suggerimento arriva da alcune società di calcio, in Italia e all'estero, più avanti in questo percorso. Ad esempio Atalanta, Lipsia e Borussia Dortmund gestiscono la rosa considerando sempre il monte ingaggi, le plusvalenze ottenibili dalla vendita di calciatori alla fine del processo di maturazione, il lavoro centrale dello scouting per garantire la pipeline di talento, una forte identità tecnica con allenatori innovativi nel pensiero del calcio giocato.

Nel Milan significa porre fine alla questioni Donnarumma/Calhanoglu con rinnovi propedeutici alla vendita dei giocatori in scadenza di contratto, la vendita di "capitan" Romagnoli giunto a fine percorso, la programmazione per la sostituzione di Kjaer/Ibrahimovic e Manzukic, il prolungamento dei giocatori chiave della rosa come Calabria e Kessie, il rientro di giovani da valorizzare Pobega/Plizzarri/Colombo, l'innesto di alcuni titolari (non possiamo permetterci top players) per completare la già buona rosa.
Ma dobbiamo agire adesso con decisione, consapevoli di aver iniziato un percorso virtuoso ma realisti nel sapere di essere solo all'inizio. Dovremo attendere qualche anno per raccogliere i frutti di questo lavoro.
Il vero tifoso Milanista aspetterà e seguirà una società in grado di programmare il proprio futuro. Basta improvvisazioni, giornate del condor e colpi mediatici. Questo è il passato non più perseguibile.