Ti ho odiato Josè.
Ti ho odiato tanto.
Ho odiato tutto di te.
Hai rubato i sogni di un bambino di dieci anni.
Mi hai tolto lo scudetto.
Mi hai tolto la coppa Italia.
Mi hai tolto la voglia di sognare, mi hai tolto tutto.

Odiavo tutto di te, dal tuo modo di gestire i media alle proteste plateali in mezzo al campo.
Quella maledetta capacità comunicativa che era in grado di spostare la pressione creata dalla stampa sugli altri. La pressione la sentivamo noi, anche se quello che aveva tutto da perdere eri tu.
Ho odiato il tuo iconico “zeru tituli”, non ho mai digerito quelle manette contro la samp, non sopportavo la tua spocchia, la tua arroganza abbinata a quel modo di fare così maledettamente sicuro.
Lo avevo capito che eri pronto ad assumerti tutti i riflettori negativi pur di non infangare la luce della tua squadra. Eri il primo a riempirli di complimenti e l’ultimo ad insultarli.
Tutti si sentivano speciali con te, forse perché quello speciale davvero, eri tu.
Ho odiato con tutto me stesso quel, calcio così difensivo, così rinunciatario ma così pragmatico, così maledettamente vincente;
Dio mio quanto ho odiato quel bus parcheggiato.
Eppure, hai condotto quel bus dove volevi che andasse: a vincere.

Te lo ricordi quel goal di Bojan Krkic? Era regolare.
Nonostante ciò, un dio, il tuo dio personale decise di annullarlo.
Ho odiato quella corsa sotto gli irrigatori del Camp Nou.
Ho odiato tutto questo ma questo non mi ha mai impedito di ammirarti.
Ti ammiravo dal Chelsea.
Ti ho idolatrato al Real Madrid.
Che fascino quell’eterno duello con Guardiola.
Ho sempre amato la grinta, il sudore e il cuore che i tuoi giocatori mettono in campo per te.
Non ho mai sentito un tuo ex giocatore parlare male di te.
Sai, comprendere tutto questo da avversario non è mai facile, ma ora che sei qui, dalla mia parte, con il vento che soffia nella stessa direzione comprendo tutto e anche molto di più.

Per la millesima volta, quel tuo dio ha deciso di schierarsi di nuovo dalla tua parte, che stavolta coincide con la mia.
Dio quanto ho amato quella corsa stavolta.
Amerò ogni tua provocazione, ogni tuo gesto plateale, ne sono sicuro.
Amerò difendermi se necessario.
Amerò il sapore del sangue che sgorga dalle ferite provocate in battaglia.
Amerò la sofferenza.
Amerò te.

Sei stato il peggior avversario che si potesse avere. Forse è per questo che sei stato il migliore.
Sono diventato tutto ciò che ho sempre odiato. E mi piace.