Edoardo Bove non è il primo in niente, ma tra i primi in tutto. Non è quel tipo di giocatore che ruba l’occhio per un dribbling, un gran tiro da fuori o un passaggio illuminante. Eppure, in questo momento, sembra imprescindibile per la Roma.
Il classe 2002 garantisce al centrocampo giallorosso intensità e dinamismo. Si rivela sempre una soluzione utile in fase di possesso, offrendo una linea di passaggio sicura ai compagni o un attacco della profondità. Risulta prezioso nel recuperare il pallone quando c’è da impedire lo sviluppo della manovra avversaria e sa sempre come e dove posizionarsi per fare filtro.
L’emergenza in difesa che sta costringendo Cristante a giocare da difensore centrale e la fragilità ei centrocampisti giallorossi che rimangono spesso fuori per infortunio, sta portando Bove ad avere un minutaggio importante.
Un impiego continuo, assolutamente meritato a prescindere dalle condizioni dei colleghi.

Per descrivere al meglio le qualità di Edoardo Bove è necessario un approfondimento non solo tecnico-tattico ma anche caratteriale.
Mourinho ha definito il ragazzo giallorosso un “cane malato”. Un soprannome sicuramente benevolo quello affiliato dallo special one ma che descrive al meglio quella che a Roma si chiamerebbe la “tigna” di Bove.
Il più grande talento di Bove è quello di proliferare nell’incertezza. Trasformare in opportunità quelli che apparentemente in un campo da calcio vengono visti come problemi.
Il 52 romanista spesso recupera palloni fondamentali quando la squadra avversaria inizia a impostare la manovra e converte un possesso avversario in una transizione pericolosa.
Spiccano anche le sue abilità in fase di posizionamento, che spesso chiudono le linee di passaggio ai portatori di palla rivali. Non vanno dimenticate anche le sua abilità di inserimento che hanno portato a qualche gol pesante come quello contro l’Udinese e quello storico in semifinale di Europa League che ha portato la sua Roma alla finale di Budapest.

Per capire al meglio lo stile di gioco di Bove analizziamo al dettaglio questi due episodi.
Nel gol contro l’Udinese c’è un calcio di rigore a favore della Roma. Pochi giorni prima Pellegrini aveva sbagliato il rigore a Rotterdam e la tensione in campo si tagliava con il coltello. Sul dischetto decide di presentarsi Bryan Cristante e caricare la pressione sulle sue spalle. Il numero 4 allarga troppo il piattone e calcia sul palo. La palla una volta colpito il legno schizza lateralmente in area. Bove è il primo ad avventarsi sul pallone ma non lo colpisce di prima perchè il pallone arriva con troppa potenza e non è posizionato benissimo con il corpo. L’astuzia di Bove gli suggerisce di controllare il pallone con uno stop in equilibrio precario e poi accomodarlo con il piattone. Sembra un gol facile ma non lo è. La lucidità e l’intelligenza di Bove gli hanno consentito di semplificare qualcosa che non era poi così scontata.

Contro il Leverkusen invece la Roma è in possesso di palla con Mancini. Il centrale vuole accelerare il gioco per cercare di innescare i compagni del reparto offensivo. Bove si allarga immediatamente sulla fascia e offre un opzione di passaggio sulla corsa. Il 23 decide di cercare la fisicità di Abraham che nonostante sia marcato arcignamente dal centrale del Lverkusen riesce a spizzarla di testa. La superiorità numerica dei tedeschi in quella zona di campo è evidente eppure il primo ad avventarsi su quel pallone è Bove. Una volta letta l'azione, dove si sposta immediatamente dalla fascia e si accentra per cercare di alleggerire il proprio centravanti. Con uno stop di petto il centrocampista mette il pallone a terra. Neanche il tempo di avere la palla per terra che un giocatore del Leverkusen inizia a contendere il pallone. Bove senza pensarci un attimo è bravo ad eludere l’intervento dell’avversario e ritagliarsi uno spazio.
Qualcosa di inaspettato e non programmato lo ha portato a crearsi questo spazio centrale. Tutto nato da una palla che sembrava persa. 
A questo punto può alzare la testa e cercare il proprio numero 9 che conclude in porta. Il portiere dei tedeschi respinge il pallone ma Bove rimane concentrato e nonostante la corsa di 60 metri fatta poco prima si avventa e spedisce la palla in rete.

In entrambe le situazioni non c’è niente di pensato. Il cervello di Bove valuta continuamente istante dopo istante quale sia la miglior cosa da fare. Ogni momento Bove è capace di prendere la decisione giusta. Un'abilità che non si può allenare. Uno di quei pochissimi talenti con il quale si nasce.
In un calcio sempre più intenso, nel quale la fisicità e la corsa fanno da padroni, il valore di queste capacità diventa determinante.
Nella nostra Serie A ci sono tanti esempi di giocatori determinanti diversi ma allo stesso tempo simili a Bove.
Il primo grande esempio da prendere in considerazione è Barella. Il calciatore dell’Inter è un motore continuo in grado di fare un po’ di tutto. 
Puoi trovare Barella a fare legna a centrocampo a coprire in difesa o ad alimentare l’azione d’attacco. Interpreta la partita e fa quello che è necessario per la propria squadra spesso costruendo strade anche quando non ci sono. Il tutto valutando continuamente cosa sia giusto fare. Senza preconcetti tattici. Spesso istintivi.

Discorso simile vale per Rabiot. Quando la Juve è in difficoltà si affida spesso all’esperienza del francese. Da lui puoi aspettarti cambi di gioco, passaggi nello stretto ma anche sgaloppate palla al piede che spaccano in due la compattezza degli avversari.
Giocatori del genere fanno comodo sia in scacchieri tattici più conservativi (In questo caso come quello di Mourinho, Allegri e Inzaghi) ma anche in sistemi di gioco più indirizzati al possesso palla e alla ricerca del fraseggio.
Giocatori come Ferguson e Bonaventura sono l’esempio calzante per esprimere al meglio questo concetto.
Entrambi i giocatori stanno facendo le fortune dei loro allenatori. Sia Thiago Motta che Italiano hanno le idee chiare su come far girare il pallone ma spesso questi due giocatori approfittano di errori avversari e riescono a mettere ordine in mezzo al caos.

Tornando a Bove vista l’età, l’atteggiamento sempre serio in campo( e fuori), sembra avere tutte le carte in regola per prendersi sempre più stabilmente il centrocampo della Roma.
Il ragazzo possiede caratteristiche che non possiede nessuno dei suoi colleghi. Forse tra tutti i compagni di reparto quello che gli assomiglia di più è Cristante (per il momento però è impegnato in difesa).
Oltre a giocare bene lui è evidente che Bove faccia bene anche a calciatori più tecnici come Aouar, Pellegrini, Paredes o Renato Sanches. La sua generosità permette a questi giocatori di correre parecchi metri in meno e approfittare della lucidità guadagnata quando hanno la palla tra i piedi.

Bove chiaramente avendo solo 20 anni ha ancora qualche difetto su cui dovrà lavorare come ad esempio la gestione dell’energia e a volte l’impeto della gioventù lo porta a commettere qualche fallo di troppo ma Mourinho ha creato un giocatore molto interessante.
Dominare l’incertezza di questi tempi è una qualità sottovalutata ma fondamentale. Dove sembra essere sempre a suo agio in questo caos che lo porta a differenziare il suo stile di gioco.

Dalla sua parte c’è anche l’ovvia passione e l’amore che porta per Roma e per la Roma.
La faccia da bravo ragazzo e la grinta che mette in campo l’hanno portato a essere subito un beniamino del pubblico. Inoltre, in una piazza come Roma essere un figlio della città è sempre un valore aggiunto.
Bove non sarà mai il più rande dribblatore della squadra, neanche il primo incontrista e nemmeno quello con i piedi migliori. 
Ma state certi che sarà l’unico in grado di fare tutte queste cose.