Il Giovedì è quel giorno della settimana dove si provano sensazioni un po' strane, quasi contrastanti. La testa è ancora immersa nelle problematiche scolastiche o lavorative, ma la spina comincia a staccarsi perché il venerdì è vicino.
Il Giovedì siamo stanchi, dopo cena l'unica opzione contemplata è la dolce e inappagabile sensazione di sprofondare nei cuscini soffici del divano. Nel momento in cui cominciamo a scegliere il film da vedere ci ricordiamo improvvisamente dell'appuntamento con una cara vecchia amica: L’Europa League.
Quando ci si presenta all'appuntamento con l'Europa League proviamo quelle strane sensazioni contrastanti che viviamo ogni giovedì. Siamo felici di avere a che fare con lei, ovviamente, però siamo anche un po' sconsolati perché il livello della serata non sarà lo stesso rispetto a quelle passate i due giorni prima con la Champions.
Non so perché ma si parte sempre con questo pregiudizio, dettato più dal nome che dai fatti.

Il Giovedì possiamo ammirare e immergerci nel fascino di quei stadi lontani, da est a ovest dell'Europa.
Meravigliosi stadi illuminati da una luce fioca e pallida di una mezza luna invernale, che sembra farsi vedere a metà perché la maggior pare del lavoro lo ha dovuto svolgere in mezzo alla settimana, proprio come noi.
La luce di questa mezza luna però nel 2011 decide di diventare sempre più consistente dalle parti di Oporto.
All'estadio Do Dragao giocava un meraviglioso attaccante che della mezza luna ne fece un mantra, una vera e propria interpretazione calcistica: Radamel Falcao.
La luna lusingata da queste attenzioni decise di illuminare le giocate di questo magnifico centravanti per ben 17 volte quell'anno. Decretando il record di goal siglati in una competizione.
"El tigre" svariava pazientemente in orizzontale costeggiando la linea difensiva avversaria. Studiava contemporaneamente lo spazio da attaccare, quello che bisognava fingere di attaccare e il gioco che si stava costruendo alle sue spalle.
La tigre come ogni felino che si rispetti si muoveva in modo sinuoso e silenzioso e solamente quando lo riteneva opportuno. Una gestione ponderata delle energie per poterle sfruttare tutte e al meglio al momento opportuno.
Quando arrivava il cross giusto Radamel eseguiva meticolosamente quel movimento a mezza luna che era in grado di portarlo sulle stelle: finta sul primo palo, ritorno repentino sui propri passi e taglio decisivo sulla curva che non lasciava scampo.

Un magnifico attaccante come Hernan Crespo affermava che "Il primo palo è quello che ti dà da magiare" e questo è vero. Un concetto valido per tutti i predatori d'area.
Tutti tranne uno: El Tigre.
Falcao viveva sul secondo palo, con i suoi tempi e con i suoi movimenti. Amava leggere le azioni in anticipo, sapeva esattamente come e quando inserirsi per ritrovarsi a tu per tu con il portiere avversario che non poteva far nulla di fronte alla ferocia e alla freddezza della tigre.
Il goal sul palo più lontano da dove si svolge l'azione necessita pazienza, fede e tenacia. Tutte qualità che marchiano a fuoco il DNA del 9 colombiano.
I goal per la punta del Porto arrivavano in qualsiasi modo, di destro, di sinistro, da vicino, da lontano ma soprattutto in una maniera: di testa.
A discapito del suo 1.77m che non lo qualifica esattamente come un gigante, Radamel segnava e tanto.
Il senso della posizione e soprattutto quello del goal lo elevavano più in alto di tutto e tutti.
Proprio come nella finale contro il Braga. Al 44' del primo tempo decide che è arrivato il momento giusto. Movimento a mezza luna, Falcao elude tutta la difesa biancorossa e si ritrova da solo sul secondo palo. El tigre decide di ruggire per la diciassettesima volta e porta il suo Porto sulla luna. anche se al Tigre, per poter sognare ne bastava la metà.