L’alchimista è colui che grazie alle sue conoscenze trasforma i metalli meno pregiati come il rame, l’acciaio, il piombo o il ferro in oro. Gli alchimisti riuscivano in questa impresa grazie ad una serie di conoscenze metallurgiche, chimiche e soprattutto filosofiche. La filosofia è forse la parte più importante di questa arte antichissima dal fascino così esoterico. Gonzalo Villar è un alchimista del calcio. Il giovane talento castillano non trasforma i metalli in oro bensì palloni. Villar ha la capacità di raccogliere palloni sterili e trasformarli in preziose occasioni da goal. Un bravo alchimista oltre al talento deve saper interpretare e padroneggiare la realtà che lo circonda. Questo è un lavoro che può essere svolto solo intuendo i segnali dell’universo e decifrarli grazie al proprio cuore. Solamente se si dispone di un cuore puro e umile si può entrare in contatto con i segnali dell’universo. Un alchimista deve essere consapevole che anche il metallo più vile con la giusta dedizione, con l’adeguata tenacia e con la necessaria pazienza può essere trasformato in oro. Villar il calcio lo interpreta in questo modo. Gonzalo è consapevole che anche il pallone più sporco se guidato, se condotto e smistato nella maniera giusta, può trasformarsi in goal. Villar non interpreta il gioco, Gonzalo crea il gioco. Dove gli altri vedono del piombo un Alchimista vede oro, proprio come Villar; dove gli altri vedono un pallone banale e improduttivo, lui vede una trama offensiva.

Villar è sempre stato consapevole del proprio destino. Lo spagnolo ha capito che l’universo cospira con tutto sè stesso affinchè si possano avverare i sogni di ognuno. Per esaudire i nostri desideri però c’è bisogno di tanto lavoro, di tenacia, di forza e di grinta. Tutte capacità di cui Villar ne è profondamente intriso. Gli arabi hanno un’espressione per questo: Maktub. Questa parola vuol dire: tutto è scritto.
L’accezione di questa parola non è negativa, non ha l’accezione occidentale dove si pensa che se tutto è scritto non si può far nulla per cambiare le regole del gioco. Il significato è profondo e ricco di energia positiva. Tutto è già scritto affinchè i nostri sogni si avverino. L’universo ci lascia dei segnali che sta a noi interpretare. Una volti colti i segnali è necessario farsi coraggio per perseguire i nostri sogni.
La crescita del nostro Gonzalo è stata esponenziale, forse troppo rapida per abituarci alla sua magnetica personalità in campo. Abbiamo ancora negli occhi quel ragazzo magrolino con quel viso dai lineamenti spigolosi di un uomo, ma gli occhi ancora timidi di un ragazzo. Gli occhi erano timidi ma mai impauriti, sempre consapevoli delle proprie capacità di lettura. Occhi pronti a trasmettere continui segnali ai piedi che sembrano avere un cervello proprio per poter reinterpretare e ricostruire qualsiasi trama offensiva.

La tecnica di Villar, pura e cristallina sin dai primi istanti in cui abbiamo avuto la fortuna di osservarla non è mai stata messa in discussione. Il lato fisico invece ha subito un profondo cambiamento. In pochi mesi Gonzalo ha messo su una buona dose di massa muscolare che oggi gli permette di spadroneggiare con più sicurezza tra le minacce del pressing avversario. La componente muscolare abbinata alla sua astuzia gli permette di gestire con quell’invidiabile calma che solo a lui sembra appartenere, qualsiasi situazione di gioco.
Oltre alle capacità tecnico-tattiche, colpisce anche la personalità di questo ragazzo. Un carisma prorompente che sembra abbia la smania di uscire partita dopo partita ma cerca di essere contenuto da Gonzalo stesso. L’umiltà di Villar cerca di tenere a bada questa personalità nata per giocare a calcio. Viene da sorridere quando lo si vede marcato e allora comincia a sbracciare verso i compagni indicando la linea di passaggio più adatta. Non si può fare a meno di sorridere quando dopo il goal annullato al Sassuolo le telecamere lo inquadrano e lo colgono in una profonda espressione di sollievo seguita da un rapido e istintivo segno della croce.

A Roma per farsi volere bene, tanto, basta veramente poco. Villar l’ha capito. I suoi comportamenti fuori dal campo fanno impazzire una città intera. La sua gestione social, che sappiamo quanto conti (anche se non dovrebbe) nel calcio di oggi. Lo vediamo spesso interagire con gli utenti con ironia ed educazione. Posta continui messaggi di supporto verso il gruppo. Sembra innamorato della tradizione della squadra; la foto natalizia con il nonno al quale ha regalato la maglia da trasferta con il lupetto ha raccolto un sacco di consensi. L’immagine del profilo con la maglia retrò anni ’90 strappa un inevitabile sorriso nostalgico a qualsiasi tifoso romanista.

La titolarità di Villar ormai sembra consolidata. L’importanza delle geometrie di questo talento sono centrali per il tipo di gioco voluto da Fonseca. Il feeling e la chimica con i compagni aumenta match dopo match e la sensazione è che possa solamente migliorare.
Villar non è un re mida. Non possiede la capacità istantanea di trasformare in oro tutto quel che tocca. Villar prima di trasformare in oro deve conoscere, studiare, interpretare e poi solo successivamente trasformare in oro.
Proprio come un alchimista.