Ancora una settimana, poi sulla serie A calerà il sipario e allora sarà solo calciomercato.
Come da consuetudine, al Napoli sono già stati accostati una decina di nomi: ci sono quelli che ad ogni finestra di mercato sono vicini a diventare calciatori partenopei senza che la cosa si concretizzi mai, tipo Grimaldo, Lazzari o Lobotka; ci sono i super nomi, come quelli di Icardi o Cavani, pur essendo consapevoli che non saranno mai giocatori azzurri; ci sono quei calciatori per cui è fatta da una vita ma poi all’ultimo istante li trovi a firmare per altri club (succederà così per Almendra e Lozano). Per la fine dell’estate, saranno più o meno un centinaio i calciatori in odore di vestire la maglia del Napoli: il 99% di essi non arriverà mai, vuoi perché spesso De Laurentiis e Giuntoli lavorano sotto traccia, vuoi perché le loro trattative sono più lunghe della saga di The Wolking Dead e più complicate di Lost, vuoi perché a volte il mercato partenopeo non corrisponde alle aspettative narrate nel corso dell’anno. Allo stesso modo, sembra che quest’anno tutti andranno via da Napoli, smembrando un gruppo che da anni gioca insieme. Da Hysay a Mario Rui (speriamo), non soddisfatti della considerazione che Ancelotti ha di loro (mal di fegato à gogo), da Koulibaly ad Allan (i pezzi più pregiati), da Mertens a Insigne (la Cina per il belga e chissà dove per l’emotivamente instabile scugnizzo guidato da Raiola). A prescindere da tutti questi rumors, il mercato del Napoli deve muoversi con la consapevolezza di aver una base di partenza, un’ossatura da mantenere se non si vogliono fare passi indietro, attorno la quale provare ad ottenere una squadra che possa migliorare in competitività. Gli intoccabili, i punti fermi di un gruppo da cui ripartire la prossima stagione.

ALEX MERET – Si parte dalla porta, come si fa quando si schiera una qualsiasi formazione e avere un portiere di livello è tanta roba. Non è iniziata con i migliori auspici l’avventura partenopea di Meret, infortunatosi al braccio durante il ritiro estivo di Dimaro. Ha impiegato più tempo del previsto prima di prendere il suo posto tra i pali, ma è bastato poco per confermare quanto di buono si dice di lui. E in effetti tante sono state le partite in cui ha dimostrato con interventi da fenomeno le sue capacità tecniche. Non solo, non ha risentito neppure un po’ il peso della maglia, mostrando una personalità che per un 22enne non è usuale. Non tutte le squadre che lottano per i vertici piazzano in porta uno così giovane, a meno che non ti chiami Buffon. Mediaticamente non tira come Donnarumma (meglio, così si evitano le attenzioni di altri club), ma in diverse partite ha consentito con i suoi interventi di difendere le vittorie che la sua squadra provava ad ottenere. Per anni il Napoli avrà le spalle coperte, con la speranza che non attiri le attenzioni dei grandi club. Ma sarà impossibile: con Donnarumma si contenderà il ruolo di portiere titolare della Nazionale.

KALIDOU KOULIBALY – Chi invece ha le attenzioni dei colossi europei è il senegalese. E non potrebbe essere altrimenti. Affermare che oggi è tra i più forti difensori del mondo non è un’eresia. Ha tutto: forza fisica, velocità, progressione, una colonna possente quasi impossibile da sfidare nell’uno contro uno, talmente consapevole delle sue qualità da giocare senza sforzi apparenti. E infatti Ancelotti non lo ha mai fatto rientrare nella logica del turn over. Un giocatore da trattenere assolutamente, unico top player della rosa azzurra, leader di una difesa da lui sorretta e di uno spogliatoio che nel tempo ha visto i suoi condottieri andare via man mano, come Reina e Hamsik. E se proprio ci fosse il bisogno di sacrificare qualcuno per avere più cash da investire per rinforzare la squadra, questo non deve essere lui. Sennò Ancelotti s’incatena…

FABIÁN RUIZ – Alzi la mano chi conosceva questo 23enne “spilungone” che militava tra le fila del Betis Siviglia: in Italia, tolti gli addetti ai lavori (non tutti), è difficile trovare tanti appassionati della squadra andalusa. Inizio non facile per lo spagnolo a cui però è bastato poco per capire le differenze tra Liga e Serie A e per mettere in mostra le sue doti. Non perde mai la palla, sa difenderla seppure accerchiato ed è stato in grado di svelare il suo talento pur non giocando mai nel suo ruolo più abituale, ovvero da mezz’ala. Usato da Ancelotti da interno di centrocampo o come ala, ha comunque fatto notare le sue capacità tecniche, dal dribbling alla progressione, fino alla conclusione dalla distanza con entrambi i piedi. Diventerà uno dei prezzi pregiati del Napoli, soprattutto se Ancelotti avanzerà il suo raggio d’azione.

PIOTR ZIELINSKI – Alti e bassi la sua stagione, ma quando si trova nel suo momento top può diventare inarrestabile. Il suo talento è fuori discussione, tant’è che spesso Klopp (non uno qualsiasi) ha provato a portarselo a Liverpool. Ha la capacità di spaccare in due una squadra con una progressione non facile da contenere, nonché di calciare con entrambi i piedi, proprio come Fabián. Unica pecca quella consacrazione definitiva che tarda ad arrivare, forse a causa della sua timidezza caratteriale. Ma il polacco ha ancora dalla sua la giovane età (classe ’94). Intanto con lui e con lo spagnolo il centrocampo del Napoli può contare su giocatori di qualità, giovani e che possono già fare la differenza.

JOSÈ CALLEJON – Lo stakanovista dai polmoni d’acciaio è la fortuna di qualsiasi allenatore. Da Benitez a Sarri fino ad Ancelotti: nessuno riesce a privarsi dello spagnolo per la sua capacità di coprire il campo nelle due fasi di difesa e di attacco. Lo si vede arare la corsia destra ininterrottamente, effettuare rientri e chiusure difensive preziose e attaccare dando supporto al reparto avanzato. Ha certamente risentito del cambio di ruolo da attaccante esterno ad ala, non a caso ha realizzato solo 4 reti a fronte delle 12 dello scorso anno e delle 17 di due anni fa. In compenso il suo apporto alla squadra è fondamentale sia in termini di personalità ed esperienza, sia in termini di qualità. È un altro di quelli che sa come trattare il pallone. Ancelotti ha già deciso che è il caso di prolungargli il contratto. Con Koulibaly è un altro leader dello spogliatoio.

AREK MILIK – Che dire di un giocatore che dopo due legamenti crociati saltati riesce a tornare in campo e riprendere lì da dove aveva lasciato, ovvero segnando? Nulla, solo che si tratta di un attaccante di grandissime qualità che sa andare in gol in tutti i modi (destro, sinistro, di testa, su rigore e su punizione) pur non essendo il classico numero 9. In tutto ciò il polacco è ancora un 25enne a cui Ancelotti ha già deciso di affidare le chiavi dell’attacco per la prossima stagione. 20 gol in questa annata, nonostante un periodo iniziale in cui il tecnico partenopeo preferiva la coppia Insigne-Mertens. La svolta il 3 dicembre scorso: gol vittoria all’85esimo in casa dell’Atalanta e un ritorno a prestazioni più convincenti. Un gran giocatore che ha ancora margini di miglioramento: condivisibile dunque la scelta di Ancelotti di eleggerlo a bomber del futuro del Napoli.

DRIES MERTENS – A dispetto dell’età che avanza (classe ’87) “Ciro” fa parte della categoria dei leader della rosa e già solo per questo deve essere un punto fermo della squadra. Se a ciò si aggiunge la sua capacità di cambiare nel tempo il suo modo di giocare, si intuisce perché Ancelotti straveda per il belga. Trasformato da Sarri da esterno a prima punta e utilizzato da Carletto anche da seconda punta, a Dries va concesso il tempo di apprendere i nuovi meccanismi di gioco e i movimenti diversi che i cambi di ruolo comportano. Una volta fatti propri, Mertens è in grado di far tutto. Anche lui ha patito un inizio non facile: le fatiche del mondiale e il turn over di Ancelotti probabilmente hanno condizionato il suo rendimento in campo e la nuova posizione nel 4-4-2 ha inciso sulla sua capacità realizzativa dimostrata con Sarri da falso nueve. Peccato che abbia iniziato a trovare una continuità di gol e prestazioni quando oramai la stagione azzurra non aveva ancora da chiedere molto, se non la speranza di un cammino diverso in Europa League. Fatto sta che lo stesso belga ha ammesso alcune difficoltà nel tipo di gioco voluto dal mister (come i tanti cross dal fondo che per un “folletto” come lui non sono un invito a nozze), ma ha anche affermato di aver avuto bisogno di tempo per apprenderlo appieno. E infatti nell’ultima fase della stagione è arrivato a 17 reti, di cui 14 in campionato. Ciò gli ha consentito di scavalcare Maradona nella classifica all time dei bomber azzurri in serie A. Inoltre, quando è al top, fermalo è una missione tutt’altro che semplice.

Non sono menzionati Allan e Insigne e non perché i due non abbiano la qualità e il talento per essere punti fermi del Napoli che verrà. Anzi, sono due giocatori che aumentano il tasso tecnico della rosa. Molte volte gli azzurri hanno dimostrato di non poter far a meno del brasiliano. Spesso è capitato di aver bisogno della giocata di Lorenzo per risolvere a proprio favore una partita. Il problema è che nel corso della storia azzurra spesso qualcuno viene sacrificato per avere risorse da riutilizzare sul mercato. È stato così per Lavezzi, Cavani, Higuain e Jorginho. Dunque, è molto probabile che in estate qualcuno cambi aria, vuoi perché arriva una big, vuoi perché arriva una di quelle offerte che non si possono rifiutare. A questo punto vale il gioco della torre: chi salvi, chi butti di sotto? Da un lato Allan, per cui un’offerta tra i 60-70 milioni non andrebbe respinta; una somma che permetterebbe di puntare giocatori come Barella o Veretout, o entrambi, possibilmente. Ma anche se non si trattasse di loro, una proposta del genere per Allan sarebbe da accettare. Dall’altro Insigne, il cui feeling con l’ambiente partenopeo sembra essersi spezzato e a quasi 28 anni ancora ha avuto la completa consacrazione: anche in questo caso una proposta tra i 50-60 milioni sarebbe da valutare. Insomma, se si deve sacrificare qualcuno per avere risorse da reimpiegare sul mercato, meglio uno dei due che quelli sopraelencati.