«Per chi tifi?»

«Eh, è come chiedere a chi vuoi più bene, se alla mamma o al papà».

«Ma una la devi scegliere».

«Va bene, Liverpool, ma solo perché sono liverpooliano dentro. Perché è impossibile non amare il Barcellona»

La gara uscita dal Camp Nou è stata una delizia per gli occhi. C’era tutto: qualità, intensità, voglia di vincere da ambo le parti, tante giocate sopraffine, tanti grandi giocatori e le due strategie dei due allenatori alla guida di due tra le più forti e prestigiose d’Europa, così come deve essere una semifinale, se non una finale di Champions. E poi c’era il più forte di tutti, che pur non offrendo chissà quale prestazione, appartiene a quella categoria di uomini a cui basta un’occasione per risultare determinante. Piazza il pallone a terra, calcia e lo infila nell’unico punto in cui Alisson non può arrivare. 3-0 e finale ipotecata. Le telecamere vanno a inquadrare Klopp, sul suo viso c’è un sorriso amaro, di resa. Uno di quelli che ti si stampano sul volto dopo aver immediatamente compreso che pur facendo l’impossibile, ti devi inchinare dinanzi al più grande. Perché nonostante hai fatto una grande prestazione, hai sfiorato il gol più volte, hai messo in difficoltà i catalani sul piano del gioco, c’è il profeta Messi, che se non va alla montagna è la montagna che va da lui. Parafrasando, se la palla non va da Messi, è la palla che va da lui, come in occasione della seconda rete, prima che l’argentino disegnasse quel calcio di punizione perfetto.

Un sorriso che potrebbe sintetizzare una stagione grandiosa che rischia di terminare senza poter stringere nulla tra le mani. Prima la finale persa lo scorso anno contro il Real Madrid. Poi una stagione, questa, caratterizzata da un campionato magnifico in cui i Reds stanno lottando punto a punto contro il Manchester City. Ma pur dando un gran filo da torcere ai Citizen, la corona d’Inghilterra è vicina a posarsi sulla testa di Guardiola. E di nuovo un’ottima Champions disputata che però potrebbe restare tale dopo il pesante ko in terra blaugrana.

Io me lo immagino il tifoso del Liverpool, così come penso di poter capire cosa provano Klopp e i suoi. Tante grandi gare disputante, tante vittorie, tanti punti accumulati, trofei vicini nell’essere conquistati ma evaporati a un passo dal traguardo. I Reds hanno la possibilità di totalizzare 97 punti in Premier League, senza per questo essere sicuri di vincere quel titolo che manca dal 1990. 97 punti: chiunque vincerebbe uno scudetto, ma non il Liverpool. Una storia simile a quanto capitato al Napoli di Sarri lo scorso anno (ma anche nell’intero suo triennio), quando con 91 punti (altro punteggio che un tempo garantiva titoli nazionali) è arrivato dietro la Juventus. A nulla valsero le spettacolari prestazioni, le caterve di reti segnate, i record battuti, le innumerevoli vittorie e l’aver espugnato l’Allianz Stadium, casa dei bianconeri. E giusto per concludere il parallelismo, lo scudetto agli azzurri manca dal 1990…

Ti capisco Klopp, vi capisco tifosi del Liverpool. Fare ciò che serve per vincere senza però riuscirvi. Un dolore interiore espresso perfettamente da quel suo sorriso. Spero tanto che per voi il finale di stagione sia diverso da quello che si prospetta, diverso da quello a cui abbiamo assistito lo scorso anno noi tifosi del Napoli. E se così non dovesse essere, spero che il tecnico tedesco riesca a trovare ancora una volta la forza di ricominciare, per conquistare ciò che tanto merita.