C’è tutto il Gattuso-pensiero nel 6-0 con cui il Napoli si è imposto sulla Fiorentina nel lunch match della 18ª giornata di campionato. Non tanto nel punteggio, quanto per come è maturato. L’approccio: fin dai primi minuti gli azzurri – a parte Lozano puntualmente ripreso dal tecnico con “Chucky guarda che la partita è iniziata” – hanno avuto la testa sulla gara, aspetto che diverse volte in questa stagione è venuto meno. Dopo 5 minuti i partenopei sono già in vantaggio con il gol di Insigne.

Il veleno: a Napoli ben presto s’è preso familiarità con questo termine usato tante volte da Gattuso per indicare l’attitudine ad annusare i pericoli che possono arrivare nel corso di una gara, a stare sempre sul pezzo, a comprendere i diversi momenti di un match. E anche la capacità di saper soffrire, perché parafrasando le parole del calabrese dopo la sconfitta in casa con lo Spezia bisogna accettare anche che una squadra possa far meglio in una o più fasi di gara, a prescindere dalla sua forza/qualità. Sull’1-0 la Fiorentina ha avuto almeno 3 occasioni per trovare il pareggio, ma questo non ha impedito al Napoli di raddoppiare, fino a dilagare.

La cattiveria, o meglio il cinismo: dopo la vittoria in Coppa Italia contro l’Empoli Gattuso ha evidenziato il periodo non positivo della sua squadra elencando tra i problemi la difficoltà di trasformare in rete le tante occasioni da gol e la costante nell’essere puniti alla prima chance degli avversari. Ieri la squadra di Prandelli ha quasi fatto da capro espiatorio di tutte le occasioni fallite dagli azzurri contro lo Spezia: 4 tiri nel primo tempo, 4 gol. In più la porta di Ospina rimasta inviolata nonostante le occasioni dei viola con Biraghi (due volte) e Ribery.
L’esperienza dell’ex giocatore: tante volte Gattuso ha spiegato come lui possa essere allo stesso tempo il miglior amico e il peggior nemico dei suoi giocatori, il fratello maggiore o il freddo allenatore. Dopo aver visto i suoi scarichi mentalmente ha deciso di annullare l’allenamento e portare a pranzo l’intera squadra, che ha risposto travolgendo la Fiorentina. Nel giro di 10 giorni il Napoli si è ritrovato dal sesto al terzo posto, con la famosa gara contro la Juventus da recuperare.

E ora? L’ennesima prova del nove, la ricerca di quella continuità che finora è mancata, alternando risultati e prestazioni. Una condizione che, va sottolineato, tranne alcune eccezioni caratterizza la maggior parte delle squadre del nostro e di altri campionati. Si comincia mercoledì, la finale di Supercoppa Italiana: il primo incontro della stagione contro i campioni d’Italia in carica, una sorta di rivincita sul campo di una sfida finora giocata solo nei vari gradi dei tribunali sportivi. Un test di conferma che potrebbe regalare al Napoli un trofeo (il terzo della sua storia) con cui arricchire una non ricca bacheca, specialmente se confrontata con quella bianconera, e che farebbe paradossalmente di Gattuso il tecnico più vincente dell’era De Laurentiis, in coppia con Rafael Benitez. E poi testa al Verona, una trasferta insidiosa contro una squadra tutt’altro che facile da affrontare. C’è un ritorno in Champions da conquistare che, vista l’ampia concorrenza, solo la continuità di risultati potrà garantire maggiori chance di successo.