L’unico aspetto positivo degli ultras napoletani è la loro costante presenza, che sia in trasferta o al San Paolo, stadio in cui da sempre occupano le due curve ormai storiche. Per il resto, sono semplicemente tifosi, come tutti quelli che amano il Napoli. Per cui, qualsiasi cosa di cui si fanno portavoce, come può essere un coro, uno striscione o un semplice gesto, non deve essere per forza rappresentativo di un’intera tifoseria che in Italia può contare su milioni di persone. L’aver rigettato la maglia di Callejon dopo che quest’ultimo l’ha donata ai tifosi, ad esempio, è una di quelle azioni da cui la totalità del tifo azzurro ha preso nettamente le distanze. Non solo perché si tratta della maglia di uno dei calciatori azzurri più amati, più rappresentativi e sul quale la minima critica assumerebbe i contorni del ridicolo. Ma anche e soprattutto perché SI TRATTA DELLA MAGLIA DEL NAPOLI, dotata della stessa sacralità che ha la Vera Croce o il Santo Graal per i cristiani.

La stagione del Napoli non è stata positiva, non perchè non si è aggiunto nessun trofeo in bacheca, quanto per la mancanza di competitività. Non hai mai avuto le carte in regola per poter impensierire la Juventus in campionato, costituendo questo un motivo di delusione alla luce dell’annata passata. Nessuno ovviamente si aspettava di poter spodestare i bianconeri, ma l’enorme distacco già accumulato alla fine del girone d’andata ha contribuito ad aumentare la depressione di un ambiente fin dall’inizio sfiduciato (prova ne è lo stadio quasi sempre semi deserto fin dalle prime giornate). Gli stessi calciatori azzurri hanno avuto difficoltà motivazionali da gennaio in poi nell’affrontare gare che già non avevano più nessuna valenza.

L’andamento nelle coppe poi, non ha rispecchiato i proclami di chi aveva manifestato la volontà di arrivare fino in fondo. Sia contro il Milan in coppa Italia che contro l’Arsenal in Europa League, le prestazioni sono state al di sotto delle possibilità dei partenopei. Tuttavia alla fine della stagione arriverà un secondo posto mai stato in discussione e la quarta qualificazione consecutiva in Champions League, autentico miraggio fino a qualche anno fa. Si poteva e doveva fare di più: da ciò nasce la delusione e il malcontento, ma nulla giustifica il rifiuto di una maglia come segno di protesta: neppure con il Napoli ultimo in classifica si rigetta una maglia che ha il valore di una seconda pelle.

Lo stesso coro intonato ieri allo Stirpe “meritiamo di più” non è condivisibile. Sulla base di che cosa noi tifosi del Napoli meriteremmo di più? In nome di quale prestigioso e glorioso passato i supporters azzurri pretendono di più? Forse ci si dimentica che in 90 e passa anni di storia sono stati vinti solo due scudetti e una coppa Uefa (volendo citare i trofei di maggior rilievo), per giunta in un periodo racchiuso in quei 7 anni in cui il più forte di tutti i tempi decise di vestire la maglia azzurra, la stessa maglia che ieri è stata profanata rifiutandola dopo essere stata donata.
Va bene la delusione per una stagione anonima ma, si fa difficoltà a comprendere i motivi di una contestazione verso una società (perché il “meritiamo di più” non è verso i giocatori) la cui filosofia è chiara e nota fin dal principio ed è caratterizzata da limiti sul piano degli investimenti.
Eppure si è lì da anni ai vertici, si è lottato un paio di volte per lo scudetto, si è in Europa da 10 anni consecutivi. Contestazioni, a volte giustificate, a volte necessarie, ma ora fuori luogo e immotivate, tanto da soprendere Ancelotti e giocatori. Si pensi piuttosto a riempire nuovamente il San Paolo e a sostenere il Napoli al di là del risultato, come recita lo striscione sempre presente in Curva B, una delle due sedi degli ultras azzurri.