I nostri allenatori oggi, peraltro molto apprezzati all'estero, sono maestri in tattiche calcistiche e schemi di schieramenti che, puntualmente, vengono applicati in campo a seconda del modulo ufficialmente adottato dalla squadra avversaria. 
Tutto ciò è molto apprezzabile, se pensiamo che dietro ci sono centinaia e centinaia di ore di lavoro distribuito fra settore tecnico e settore medico-scientifico e che completano la pratica da adottare in campo. Il settore tecnico infatti svolge il proprio lavoro in stretta collaborazione con gli addetti preposti al settore medico scientifico. Ci sono i dati clinici rilevati per ogni giocatore che vengono elaborati dallo staff medico e di conseguenza  consegnati ai preparatori atletici, demandati allo sviluppo della preparazione atletica in base alla potenzialità fisica di ogni singolo elemento. Quindi alla pratica di allenamento bisogna poi associare la teoria con gli schemi da adottare in campo.

Ecco, qui nasce la confusione, perché una teoria che prevede schemi validi e indiscussi spesso si scontra con la realtà della pratica da adottare in campo. Infatti non sempre uno schema rivela un gioco armonioso, vuoi per la presenza di giocatori adattati ad un ruolo (in sostituzione di altri perchè infortunati o squalificati), vuoi perchè la contrapposizione dei giocatori avversari in campo ne ostacola la perfetta interpretazione e vuoi infine per l'evolversi di avvenimenti imprevisti (fattori meteorologici, terreno dissestato ecc). Gli allenatori a questo punto si devono barcamenare per risolvere queste improvvise emergenze. Così si passa facilmente da uno schema 3-5-2 a uno schema 4-4-2 piuttosto che a uno schema 4-3-1-2  rispetto a un 4-3-3

Una volta quando c'erano calciatori meno atletici, ma più tecnici rispetto ad oggi, non si ricorreva a tutte le alchimie tattiche dei tempi recenti e quei tecnici, pur  adottando tattiche più o meno difensivistiche piuttosto che tattiche di attacco più marcate, si affidavano in modo più rigido ad assemblare una formazione che prevedeva oltre al portiere, due terzini, due centrali marcatori, un mediano di raccordo fra difesa e centrocampo (spesso con caratteristiche di rottura del gioco avversario) due mezzeali in mezzo al campo e infine due "ali" preposte a saltare il terzino avversario per crossare e dialogare con il proprio centravanti. Oggi si prevede più o meno la stessa cosa, ma con la differenza che gli esterni d'attacco (le "ali" di un tempo) sono schierati in modo contrario. Il mancino viene schierato a destra per essere in grado di convergere all'interno e tirare di sinistro da una posizione più centralizzata. La stessa cosa dalla parte opposta di fascia, dove l'attaccante destrorso viene schierato per operare nello stesso modo e quindi tirare in porta col destro da posizione più centralizzata.
Il problema nasce quando l'attaccante esterno dovrà necessariamente crossare il pallone verso il centro dell'area avversaria; essendo il giocatore posizionato nella fascia sbagliata rispetto al suo piede naturale sarà dunque costretto a fermarsi, tornare indietro leggermente, posizionarsi con la postura del corpo rivolto verso la porta avversaria e crossare. Questa operazione pur effettuata velocemente, richiede una breve perdita di tempo, sufficiente a far piazzare in tempo utile i giocatori avversari, i quali difenderanno pertanto le zone territoriali della difesa in modo più massiccio. 

Le "ali" di una volta, utilizzate nella loro giusta fascia di competenza,  puntavano direttamente a superare il terzino avversario con una velocità e una tecnica di gioco più concreta, in modo tale che il cross da loro effettuato brevemente, non dava più il tempo necessario agli avversari di rientrare per rinforzare i settori della difesa rimasti scoperti. Meglio ancora se poi, le "ali" potevano operare con entrambi i piedi e quindi mettere in ulteriore difficoltà i terzini avversari. Tutto ciò portava all'immediatezza di un'azione di attacco e si rivelava più efficace, a mio modesto avviso, rispetto alle azioni più elaborate di oggi.

Scelte e condizioni tattiche concepite, oggi, per ingenerare confusione e imprecisione di passaggi e di tiri in porta che vanno a penalizzare il gioco. Ma così va oggi, e così il gioco va accettato. Come fosse non tanto una moda, ma una legge da rispettare.

Dura lex sed lex!