L'evoluzione del calcio

Dai Presidenti tifosi alle holding finanziarie

 

L'evoluzione del calcio in un cinquantennio ha visto cambiamenti che per un verso lo hanno migliorato ma dall'altro non direi che abbia migliorato l'indice di gradimento dei tifosi.

Il calcio è sempre stato per tutti come il giocattolino da dare ai bambini per renderli felici.

Anche lo stesso pallone ha subito le sue metamorfosi. Mezzo secolo fa il pallone era fatto di cuoio ed era pesante, se poi si inzuppava di pioggia e di fango diventava come un grosso macigno difficilmente da calciare, ma soprattutto difficile da parare per i portieri. Solo negli anni 60' si pensò di manifatturare il pallone con un materiale sintetico per evitare l'assorbimento dell'acqua e anche per evitare che trattenesse il fango, verniciandolo con una speciale vernice spray bianca.

Infatti ai mondiali del 70' in Germania si utilizzò il primo tipo di pallone moderno, adottato ufficialmente dalla Fifa, che pur conservando le dimensioni di 70 cm di circonferenza, abbandonò la tradizionale forma a spicchi con quella innovativa assemblando elementi esagonali e pentagonali di colore diverso. Oggi il nuovo pallone pur mantenendo le stesse peculiarità, ha introdotto nuove e definitive migliorie tecnologiche esaltandone la leggerezza e le doti aerodinamiche.

Viene spontaneo pensare ai grandi campioni del passato. Se essi avessere potuto calciare con questi nuovi palloni, avrebbero sicuramente potuto mettere in luce con più facilità le proprie individualità tecniche.

Ma non solo sono cambiati i palloni, con l'evoluzione di nuovi materiali sono cambiati pure gli accessori come indumenti, calzature, borse, attrezzi ginnici da usare in relazione ai metodi di allenamento e persino le porte in campo costruite con materiali non più in legno come tradizionalmente venivano fatte, ma con materiali resistenti alle intemperie, comprese le reti che vengono montate a ridosso della porta per accogliere il pallone in occasione del goal.

Naturalmente bisogna dire che sono cambiate anche le metodologie di allenamento che negli anni si sono perfezionate in modo più scientifico, consentendo ai giocatori di ottenere una forma fisico atletica di assoluta efficacia. Oggi infatti ogni allenatore si avvale del suo staff tecnico di fiducia: personal-trainers, fisioterapisti, massaggiatori e personale paramedico al seguito. Le condizioni fisico atletiche di ogni giocatore sono regolate da un protocollo specifico appositamente studiato per la struttura atletica di ogni giocatore, secondo tabelle programmate ad hoc. Il lavoro dei giocatori professionisti è condizionato da diversi fattori a seconda gli obiettivi da raggiungere per ogni società. E' ovvio dunque che se una squadra si prefiggerà l'obiettivo di disputare gli incontri dei tornei internazionali, la preparazione si svolgerà in maniera di arrivare in primavera a uno stato di forma più che discreto, affrontando in crescendo le gare più impegnative di settimana in settimana.

Ma il calcio si è evoluto non solo dal punto di vista tecnico. Oggi non si parla più in termini di squadra di calcio, ma in termini di società calcistica in senso lato, società aziendali spesso amministrate da holding economiche quotate in borsa, le quali hanno trasformato il pianeta calcio in un vero e proprio mondo finanziario.

Sono lontani i tempi in cui le squadre erano gestite da pochi uomini. Le strutture tradizionali prevedevano un presidente, vice presidente, direttore amministrativo, segretario e pochi soci, direttore sportivo, allenatore e staff tecnico per la preparazione atletica. Ma nelle società di una volta la pista da seguire per l'annata gestionale era regolata dalla figura carismatica del Presidente.

Oggi invece le società calcistiche adottano tecniche gestionali servendosi dei metodi a struttura piramidale per condurre le grandi aziende del settore industriale.

Bello ricordare alcune figure emblematiche di presidenti di società calcistiche che in passato hanno fatto la storia delle loro società. Infatti come non ricordare, in ordine di tempo, la Famiglia Agnelli, la quale ha rappresentato l'unica antica società, capace sin dall'avvento iniziale, a portare il sodalizio ai grandi livelli di oggi. Una squadra, la Juventus, che tuttora regge il confronto con i Club più prestigiosi del calcio mondiale.

La Famiglia Agnelli su tutti, ha seguito un percorso continuativo di gestione che ha tramandato ai discendenti delle successive generazioni per oltre un secolo. Il capostipite fu Edoardo Agnelli il quale appassionatosi presto di calcio entrò nel 1923 a far parte del sodalizio sportivo Football Juventus di cui ne divenne subito presidente, conquistando 6 scudetti e portando il sodalizio ad assumere le dimensioni della prima società calcistica a modello imprenditoriale.

Edoardo Agnelli perì prematuramente a 43 anni in un incidente causato dal suo idrovolante, lasciando la moglie vedova con 7 figli tra i quali Gianni e Umberto. Essi, dopo la parentesi bellica, continuarono l'opera iniziata dal padre Edoardo, portando ai massimi successi la società di calcio Juventus. Con la loro gestione, il club bianconero conquistò tutto ciò che c'era da vincere, successi nazionali, continentali e mondiali. La tradizione gestionale fu continuata dalla Famiglia Agnelli sempre con grande capacità organizzativa, ma soprattutto con gli stessi metodi dettati dall'amore e dalla dedizione per la propria società. Oggi la Juventus è guidata con successo dal presidente Andrea Agnelli, figlio di Umberto, il quale ha preso le redini della società già dal 2010, conquistando i massimi livelli internazionali e dimostrando una qualità imprenditoriale eccellente, esigenza ormai imprescindibile per la gestione delle società nei tempi attuali.

 

Altri esempi di presidenti tifosi (tra i più noti) che nel passato hanno dedicato per parecchi anni alle loro squadre tutto il loro entusiasmo e parecchie risorse finanziarie sono: Carraro (Milan), Pianelli (Torino), Ferlaino (Napoli), Viola (Roma), Lenzini (Lazio), Cecchi Gori (Fiorentina), Cragnotti (Lazio), Mantovani (Sampdoria), Sensi (Roma), Garonzi (Verona), Tanzi (Parma) e tra i più recenti del passato citerei su tutti Moratti (Inter) e Berlusconi (Milan)

 

Franco Carraro presidente del Milan dal 1967 al 1971

(1 Scudetto, 1 Coppa Campioni, 1 Coppa Coppe, 1 Coppa Intercontinentale)

 

Orfeo Pianelli presidente del Torino dal 1963 al 1982

(1 Scudetto, 2 Coppe Italia)

 

Corrado Ferlaino presidente del Napoli dal 1969 al 1993

(2 Scudetti, 2 Coppe Italia, 1 Suoercoppa Italiana, 1 Coppa Uefa)

 

Dino Viola presidente della Roma dal 1979 al 1991

(1 Scudetto, 5 Coppe Italia)

 

Umberto Lenzini presidente della Lazio dal 1965 al 1980

(1 Scudetto, 1 Coppa delle Alpi)

 

Vittorio Cecchi Gori presidente della Fiorentina dal 1993 al 2002

(2 Coppe Italia, 1 Supercoppa Italiana)

 

Sergio Cragnotti presidente della Lazio dal 1992 al 1994 e dal 1998 al 2003

(1 Scudetto, 1 Coppa Italia, 2 Supercoppe Italiane, 1 Coppa Coppe, 1 Supercoppa Uefa)

 

Paolo Mantovani presidente della Sampdoria dal 1979 al 1993

(1 Scudetto, 4 Coppe Italia, 1 Supercoppa Italiana, 1 Coppa Coppe)

 

Franco Sensi presidente della Roma dal 1993 al 2008

( 1 Scudetto, 2 Coppe Italia, 2 Supercoppe Italiane)

 

Saverio Garonzi presidente del Verona Hellas dal 1964 al 1965 e dal 1967 al 1980

(1 Scudetto)

 

Calisto Tanzi presidente del Parma dal 1990 al 2004

(3 Coppe Italia, 1 Supercoppa Italiana, 1 Coppa Coppe, 2 Coppe Uefa, 1 Supercoppa Uefa)

 

Famiglia Moratti anche in questo caso bisogna parlare di una tradizione familiare che ha visto il succedersi alla guida della Società Internazionale la Famiglia Moratti, prima con il padre Angelo e poi con il figlio Massimo dopo 27 anni. Due grandi presidenti che hanno fatto grande la squadra della Milano neroazzurra conquistando parecchi titoli nazionali e internazionali.

In totale la Famiglia Moratti ha arricchito il palmares dell'Inter conquistando 23 titoli.

Angelo Moratti presidente dell'Inter dal 1955 al 1968

(3 Scudetti, 2 Coppe Campioni, 2 Coppe Intercontinentali)

Massimo Moratti presidente dell'Inter dal 1995 al 2013

(5 Scudetti, 4 Coppe Italia, 4 Supercoppe Italiane, 1 Champions, 1 Europa L, 1 Intercontinentale)

 

 

Silvio Berlusconi presidente del Milan dal 1986 al 2017

(8 Scudetti, 1 Coppa Italia, 7 Supercoppe Italiane, 5 Champions, 2 Coppe Intercontinentali, 1 Coppa del mondo per Club, 5 Supercoppe Uefa) per un totale di 29 titoli.

Quando il non amato presidente del Milan Giussy Farina fuggì in Africa lasciando la società rossonera sull'orlo del fallimento e con Milanello ormai ipotecato, Berlusconi intervenne in tempo utile per evitare la catastrofe che avrebbe cancellato dal calcio la società Milan.

Convocato dai vicepresidenti di allora, Lo Verde e Nardi, Berlusconi si impegnò a ripianare i debiti, accumulati dalla vecchia gestione, nei confronti dei fornitori e soprattutto appianò i debiti nei confronti dello Stato per i mancati pagamenti dell'Irpef.

Fu un'operazione che valse a cancellare il pregresso finanziario, ricapitalizzando le casse della società e iniziando una nuova gestione economica volta ad uscire definitivamente dalle tormentose vicende di incertezze gestionali. Il Milan, con tutto il seguito dei tifosi in trepidante attesa di riscatto, si risollevò in pochi mesi e Berlusconi, con poche operazioni intelligenti rinforzò la rosa dei giocatori, disputando per il primo anno un campionato di transizione e di assestamento, classificandosi al quinto posto finale. L'anno successivo iniziò l'era del leggendario Milan Berlusconiano. Il presidente rilevò Sacchi dal Parma, acquistò il trio olandese formato da Gullit, Van Basten e Rijkaard e vincendo il primo scudetto del calcio totale di Sacchi.

Il resto è ormai storia risaputa, ma rimane il rammarico per avere ammirato un calcio leggendario che appartiene a un passato storico non più ripetibile ancora sui terreni di gioco.

La metamorfosi che ha trasformato oggi le società di calcio da modello artigianale a quello industriale, generando autentiche holding finanziarie mi lascia dubbioso, facendomi riflettere circa la continuità di successo spettacolare che potrà avere il calcio negli anni a venire. Un calcio vittima dei giochi di potere mondiali, mirati alla conquista sempre più avida del denaro, a detrimento di quello spirito decoubertiano ormai cancellato nella filosofia calcistica moderna.

Forti giochi di potere americani, cinesi e arabi si sono impossessati del nostro calcio continentale, eliminando valori e tradizioni ormai dissolti come neve al sole, ma temo che si tratterà di un sole troppo rovente che presto brucerà definitivamente il nostro entusiasmo e il nostro amore nei confronti di questo insostituibile sport, lasciandoci solo uno spazio di cari ricordi incancellabili da custodire per sempre nei nostri cuori di incorregibili nostalgici del calcio più bello che fu!

 

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