Dai zio Pippo, fai presto o arriveremo tardi...”

Il piccolo Riccardo mi telefonò in ufficio per sollecitarmi ad arrivare presto. Infatti dovevo accompagnarlo al campo per gli allenamenti. Per lui l'impegno era troppo importante, non voleva fare la brutta figura di fronte ai ragazzini, compagni di squadra, arrivando tardi. Era il 1979 e Riccardo, nato nel 1968 si accostò al calcio così come tempo addietro aveva fatto suo padre Paolino “Guaglione” e così come avevo fatto io assieme a suo padre. Una favola che si ripeteva come quella precedente da me descritta il 30 aprile u.s. in “C'era una volta la favola del calcio”.

Riccardo che io soprannominai Riccardinho per il suo modo di giocare e per i suoi virtuosismi tecnici, sembrava proprio un brasiliano, abile nel dribbling, preciso nel fornire assist ai compagni e veloce a smarcarsi tirando in porta discretamente. Queste doti tecniche le aveva ereditate dal padre, ma vedendoci giocare sempre assieme, sin da piccolo a 8 anni accostandosi al calcio giocato, apprezzò anche le mie doti di regista a centrocampo. Tempo dopo, scelse il suo ruolo e infatti preferì quello del trequartista non disdegnando di arretrare a centrocampo per dare una mano ai propri compagni. Da me, che ero da lui considerato come un vero e proprio zio, ereditò anche la passione per il Milan, malgrado il padre fosse tifoso del Napoli e avesse sempre cercato di convertirlo alla passione per la squadra napoletana.
La sua passione rossonera invece, con tutta probabilità, nacque nel Natale del '76 quando gli regalai la divisa completa del Milan scarpe comprese. Non stette più nella pelle indossandola subito e confidando, sia a me che al padre Paolino, di avere il desiderio di diventare un calciatore da grande!

Io non ero ancora sposato e frequentando spesso la casa di Alida e Paolino mi ero affezionato molto a Riccardo, amandolo come un figlio. Quanti episodi e aneddoti calcistici dovetti raccontargli per accontentare le sue domande e dipanare le sue perplessità! Egli già da bambino conobbe Rivera tanto da volerne emulare le gesta in campo. Fece in tempo ad assistere alla sua ultima stagione 1978/79 quella della conquista della stella per il 10° scudetto della storia rossonera. In quell'anno “Riccardinho” disputò il primo campionato nella categoria dei pulcini, affrontando l'impegno agonistico per la prima volta. Mi colpì subito il suo comportamento in campo, molto simile a quello di suo padre, con quel carattere indomito mai disposto a mollare cercando sempre caparbiamente di segnare il goal.

Ricky, con me e con Paolino “Guaglione” venne spesso a S.Siro per ammirare il Milan e soprattutto per ammirare il suo idolo: Gianni Rivera del quale spesso ci fece notare l'eleganza dei movimenti in campo e la sua abile regia nel distribuire i migliori assist per i compagni. Ebbe modo pure di ammirare il Napoli assieme a me e a suo padre in quella partita quando la squadra partenopea espugnò S. Siro per 1- 0. Ironia della sorte, che ci propinò una brutta sorpresa proprio il primo giorno di Aprile del 1979, con Paolino gongolante nel prenderci in giro, affermando che il Milan spesso era abituato a questi pesci d'aprile, incassando batoste in casa e subendo più di una sconfitta sempre da parte del Napoli. Riccardo si indispettì per quella sconfitta, ma daltronde fu contento per suo papà, accettando con rassegnazione il risultato negativo.

Eppure sia io che Paolino restammo sbalorditi alquanto nel constatare come la favola del calcio si potesse ripetere nei minimi particolari e a distanza di tempo, realizzando coincidenze tanto simili quanto inspiegabili. In quella occasione pertanto ci convincemmo di raccontare a Riccardinho l'esperienza della nostra prima volta (ventitré anni prima) allo stadio di S. Siro, assistendo allo scontro diretto delle nostre due squadre del cuore, appunto il Milan e il Napoli. Raccontammo a Riccardo che anche quella volta il Napoli vinse e con il pesante risultato di 5 – 3 disputando una grande partita con due bellissimi goal del suo centravanti Vinicio, l'idolo di suo padre che ritrovammo in panchina quel giorno in qualità di allenatore della squadra partenopea in occasione della partita in questione.
Raccontai a Riccardo la gioia di suo padre provata quel giorno ammirando quella grande vittoria del suo Napoli. Gli raccontai anche che il suo papà, con grande sportività e affetto, dovette consolarmi per la sconfitta della mia squadra, augurandomi che il Milan avrebbe vinto lo scudetto a fine campionato.
Così avvenne infatti.
Anche questa volta lo stesso augurio di “Guaglione” Paolino, andò a buon fine poichè lo scudetto lo vinse ancora il Milan conquistando appunto la stella per il suo 10° scudetto. Fu l'ultimo anno da giocatore per Rivera, a conclusione di una carriera eccezionale che vide coronare le sue imprese con la conquista del pallone d'oro. Peraltro Rivera fu il primo calciatore italiano della storia a conquistare questo ambito e meritato riconoscimento a seguito della Coppa dei Campioni vinta dai rossoneri nel 1969.

Ma lo stupore di quel giorno a S.Siro, oltre a ricordarci l'esperienza vissuta di quel giorno calcistico, ci mosse a curiosità per la coincidenza degli avvenimenti. Infatti i rispettivi allenatori delle due squadre furono gli stessi giocatori protagonisti di quella partita disputata nel 1956 sempre a S. Siro.

Liedholm giocatore nel 1956 e quindi allenatore del Milan nel 1979, ma come se non bastasse pure nel Napoli si verificò l'identica coincidenza e cioè: Vinicio giocatore protagonista di quell'incontro nel 1956 e quindi poi allenatore, in quello stesso giorno del 1979, della squadra azzurra del Napoli. Altra coincidenza fu la sconfitta del Milan che registrò la vittoria del Napoli, dimostratasi ininfluente ai fini dell'esito finale del campionato poiché, come allora, anche in quest'altra occasione i rossoneri vinsero lo scudetto. Queste riflessioni ci convinsero a credere che “Riccardinho” avrebbe meritato la rivincita, pertanto assieme al papà ci proponemmo di ritornare ancora a S. Siro nell'anno successivo, in occasione dello scontro di campionato sempre tra Milan e Napoli. Fu una nostra precisa promessa.

Il nostro Riccardo intanto crebbe, migliorando continuamente nel gioco e chiedendoci sempre consigli tecnici per ottenere giocate sempre migliori. Egli fu così infervorato che ebbe l'idea di organizzare una partita con i papà dei suoi compagni di squadra. Un incontro con 2 formazioni miste il cui scopo finale fu quello di andare in pizzeria alla fine della partita a conclusione di quella simpatica iniziativa. Non ci volle molto per contattare i rispettivi papà e così potemmo organizzare la partita durante un sabato pomeriggio, proprio nel campo dell'oratorio in cui 25 anni prima io e “Guaglione” giocammo la famosa partita di fine campionato, aggiudicandoci il torneo degli oratori.

Le squadre furono composte da 4 papà e 4 ragazzi per ogni squadra, sufficienti per coprire le zone del campo a 7. Il prete ci fece da arbitro, ma non dovette fischiare molto se non per i calci d'angolo e i goal realizzati. La partita terminò col punteggio di 6 – 3 a favore della squadra in cui giocarono Riccardo e suo papà. Io stavolta, in base al sorteggio predisposto antecedentemente, giocai contro di loro e segnai un goal, ma ne salvai diversi, parecchi dei quali sarebbero stati realizzati da Riccardinho.
A lui bastò realizzarne solo 2 ma altri due li realizzò “guaglione” allo stesso modo in cui realizzò quei 2 goal 25 anni prima. Stavolta gli assist li ricevette da suo figlio che dimostrò una personalità in campo non comune per quella età. Mi deliziai ad ammirare la gioia di entrambi nei loro abbracci con Paolino che diceva al figlio “Ricky questi sono goal di marca Napoletana, ricordatelo come si fanno” e il figlio di rimando ”Pà senza l'assist rossonero non segneresti mai...”. A fine partita Riccardo mi strinse la mano e mi disse: “Zio Pippo sono onorato di aver battuto un grande giocatore come te, hai notato che ho messo in pratica i tuoi consigli? Come mi hai visto?” ed io gli risposi “sono orgoglioso per aver ammirato un giocatore che migliora sempre continuamente, mi auguro che tu possa giocare sempre così bene, anche oggi devo ammettere che sei stato il migliore in campo”. Non feci in tempo a finire la frase che si avvicinò a noi un signore sorridendo, il quale molto educatamente si rivolse a me chiedendomi se io fossi il padre, intanto giunse vicino a noi anche Paolino che si presentò con garbo e ascoltò quanto ci disse quel signore. Egli rimase molto colpito dall'ottima tecnica calcistica di Riccardo e ci propose di tesserarlo per il Milan, infatti si trattò di un osservatore che girovagando nei campetti di calcio oratoriali, aveva il compito di proporre elementi meritevoli alla Società che rappresentava. Riccardinho fece un salto di gioia esclamando che giocare nelle squadre dei ragazzi rossoneri era stato sempre il suo sogno.
L'osservatore, compiaciuto, aggiunse che la Società avrebbe pensato a far passare il pullmino sotto casa per prelevare Riccardo riportandolo alla fine degli allenamenti con puntualità.

Fummo tutti concordi nell'accettare la proposta, dandoci appuntamento presso uno dei Centri Sportivi del Milan, dove avremmo accompagnato Riccardo per la prima volta espletando le pratiche burocratiche occorrenti. Riccardo non vide l'ora di correre a casa dalla mamma per darle la notizia che Alida accolse con grande gioia, mormorando tra sé in maniera sommessa che la favola calcistica si ripeteva ancora. Ma quella fu la serata della pizza, pertanto ci impegnammo nel darci appuntamento all'orario stabilito direttamente presso la pizzeria prefissata. Arrivai leggermente in ritardo, ma giusto in tempo per notare l'accoglienza particolare riservata a Riccardo, che improvvisarono le mamme e i ragazzini suoi compagni. Essi con affetto e molto simpaticamente regalarono un peluche-mascotte vestito con una divisa rossonera augurando a Ricky tanta fortuna. Fu una bella e indimenticabile serata, una di quelle da ricordare per sempre.

Ricky si ambientò presto nel nuovo gruppo di ragazzini. Ci fu molta armonia tra di loro e presto fu riconosciuto come il più bravo di tutto il gruppo. Egli ci rese sempre partecipi del lavoro svolto durante gli allenamenti ma non lamentandosi mai di essere affaticato, per timore di non impensierire sua madre. Alida infatti ritenne che non bisognasse esagerare con gli impegni calcistici, ma non trovò mai alleati disponibili tra di noi per avere manforte, specie considerando che, sia il padre e sia io stesso, fummo sempre orgogliosi dell'avventura calcistica di Riccardo. Infatti non ci perdemmo mai una gara del campionato “pulcini” fino alla fine della stagione.

In estate poi Riccardo, molto amante del mare, riuscì sempre a trovare il modo di giocare al calcio, anche quando seguì i nonni paterni e quelli materni, i quali erano soliti frequentare lo stesso luogo di vacanza. A me piaceva girare il mondo e passavo le mie vacanze molto spesso in luoghi lontani. Ci ritrovammo tutti in città nel mese di Settembre, quando iniziarono le frequenze scolastiche, ma soprattutto in attesa di iniziare l'impegno calcistico che tanto premeva a Ricky. Stavolta al suo secondo anno di apprendistato rossonero, Riccardo si lasciò alle spalle la categoria dei “pulcini” per passare a quella degli “esordienti” in cui si ritrovò con la maggior parte dei compagni della stagione precedente. L'impegno agonistico fu molto più impegnativo di quello precedente e gli allenamenti richiedettero un sacrificio più assiduo, a dispetto di Alida sempre più convinta che il calcio potesse distogliere il figlio dalla normale quotidianità. Ma poi essa si convinse, finalmente, che proprio il calcio per Riccardo rappresentava la ragione di vita tanto da non poterne mai farne a meno e poiché la tal cosa lo rendeva felice.

Come la stagione precedente, ammirammo sempre Riccardo esibirsi nelle partite del campionato “esordienti”, inorgogliendoci nel notare i suoi continui progressi.

Intanto arrivò il giorno in cui si sarebbe dovuto disputare l'incontro di campionato a S. Siro tra il Milan e il Napoli e come ci ripromettemmo l'anno prima, rispettammo il nostro intento di vedere la partita noi tre assieme. Proprio in quella partita ci fu la novità del debutto della scritta dei nomi sulle maglie dei giocatori rossoneri. Ma in quel giorno di Novembre, sin dal mattino ci fu la minaccia incombente della nebbia, quindi pur con gran timore ci recammo ugualmente allo stadio, temendo la sospensione dell'incontro. Invece puntualmente la gara iniziò concedendo ampi sprazzi di visibilità che purtroppo con l'andare dei minuti peggiorò fino alla conclusione del primo tempo a reti inviolate. Riccardinho si divertì ugualmente leggendo i nomi dei giocatori milanisti impressi sulla maglia, un esperimento per lui alquanto piacevole. La partita però non ci concesse emozioni e così aspettammo che nel secondo tempo si sbloccasse la situazione.

L'arbitro fece scendere in campo le squadre puntualmente per giocare il secondo tempo con la speranza che magari potesse cessare il fenomeno della nebbia, ma l'escursione termica non concedette possibilità di miglioramento. Fu così che dopo circa un quarto d'ora, non essendoci più le condizioni necessarie per proseguire la partita, l'arbitro fu costretto a sospendere la gara per rinviarla al mercoledì successivo.

Grande fu però il disappunto degli spettatori che, secondo una regolamentazione assurda che prevedeva il rimborso solo in caso di sospensione alla fine del 1° tempo, dovettero rassegnarsi a dover ricomprare un nuovo biglietto per il mercoledì successivo qualora avessero voluto rivedere la partita. Il disappunto fu anche nostro, soprattutto da parte di Riccardo il quale avrebbe voluto veder vincere il suo Milan. Impegni di lavoro sia per me come anche per Paolino ci impedirono di tornare a S. Siro il mercoledì successivo quando fu ripetuta la partita, terminata poi ancora una volta con la vittoria del Napoli per 2 – 1

Rimase il fatto comunque, che quella domenica fu amara per tutti gli spettatori (noi compresi) ai quali fu negato il diritto del rimborso per effetto dei pochi minuti giocati nel secondo tempo.

Furono tanti i commenti delle persone che fischiando, gridarono allo scandalo per aver subito una vera e propria truffa, quasi che fosse stata perpetrata ad hoc nell'intervallo tra il 1° e il 2° tempo.

“Guaglione” Paolino si rivolse a me dicendo “ mannacc... a loro, sti scurnacchiati si sò ripresi i soldi di chella prima volta, mannacc...” Io restai di stucco, era da tanto tempo ormai che non sentivo più il mio fraterno amico Paolino proferire ancora espressioni dialettali.

Ci guardammo negli occhi e scoppiammo a ridere a crepapelle, ma Paolino comunque poteva sentirsi soddisfatto da buon Napoletano perchè quella partita almeno la potemmo gustare per intero!

Il destino però volle punire quella monelleria da noi commessa nell'ottobre del 1956, quando per vedere quella partita fummo costretti a scavalcare i cancelli di S.Siro.

 

Perchè state ridendo papà e zio Pippo”?

“Nulla Riccardinho non ci fare caso”...

La favola del calcio si ripete sempre, ma questa è un'altra storia....

 

1942pipporossonero