La valutazione di un allenatore si fa a largo raggio. Si valutando tanti aspetti e tanti accadimenti del suo operato per poi fare una valutazione complessiva. Non si valuta solo la vittoria o meno di un trofeo e in base a quella decidere se confermare o meno un coach. Altresì è vero che la valutazione sulla conferma o meno di un coach non si fa a fine stagione ma si inizia a valutare una eventuale conferma di esso un due o tre mesi prima della fine della stagione in corso indipendentemente da come si concluderà essa.
Inoltre bisogna tenere a mente una cosa: il calcio, come la vita, è fatta di cicli e tutte le cose, tutti i fatti umani hanno un inizio e una fine. Anche i cicli lunghi prima o poi arrivano a un suo termine. È fisiologico, è naturale, è umano. Le cose sia belle che brutte hanno un inizio e una fine così come il percorso di un allenatore su una panchina di una squadra ha un inizio e una fine. Si esaurisce un ciclo e quindi per il bene dello stesso coach e della stessa squadra bisogna dirsi addio. Andare avanti forzatamente è deleterio per entrambi.
La fine di un ciclo è altrettanto importante quanto l'inizio di un ciclo. Lasciare da vincente è fondamentale per un allenatore per guadagnarsi la stima di un ambiente a tempo indeterminato. Lasciare da perdente durante la fine di un ciclo, con zero titoli vinti nell'ultima annata è senza dubbio triste.

Stefano Pioli al Milan è alla fine di un ciclo. Questo è evidente. Anche Carlo Ancelotti, dopo quasi 8 anni di Milan, nonostante sia uno dei tecnici migliori della storia del calcio, era arrivato alla fine di un ciclo e in quel momento era giusto lasciarsi, separarsi.
Andare avanti forzatamente è solo deleterio perché si rischia anche di inasprire gli animi di un ambiente aumentando l'astio nei confronti del coach che ormai ha fatto il suo tempo.
Restare 5 anni al Milan non è uno scherzo e non è una cosa da tutti. 5 anni di fortissime pressioni tutti i giorni e tutti gli anni, non è una cosa che si può reggere a lungo termine. A un certo punto arriva la fine di un percorso, si arriva a quella goccia che fa traboccare il vaso. 
Ovviamente si fa una valutazione complessiva di uno staff e di tutti i suoi componenti, quindi dal coach al suo staff di lavoro, allo staff medico, i preparatori atletici e quant'altro. L'allenatore per rendere al meglio deve stare in un ambiente favorevole. Stare a dispetto dei santi difficilmente lo aiuterebbe a rendere al meglio. Posso portare l'esempio di Rafa Benitez, che al Liverpool ha fatto benissimo vincendo anche una Champions e perdendo una finale di essa sempre contro il Milan, ma poi andò all'Everton con l'ambiente sfavorevole perché aveva allenato i rivali del Liverpool e non riuscì a fare bene. Il fatto di avere un ambiente ostile attorno non è certamente di aiuto per un tecnico. Attenzione, non sto parlando di pressioni, che sono un fatto naturale, soprattutto in un top team, la pressione non è necessariamente negativa ed è un qualcosa che si mette in conto di dover affrontare quando si allena in una piazza calda ma soprattutto quando si allena un top club mondiale, ma di ostilità, ovvero una pressione negativa per farti andare via. Una pressione tossica, non motivata a farti dare sempre il 100%, quindi in questo ultimo caso una pressione positiva.

Cardinale ha parlato di evoluzione, di crescita. La evoluzione può arrivare attraverso un cambio di metodologie di lavoro ma anche attraverso il cambiamento di alcuni uomini, che possono portare aria fresca e una ventata di novità ed evoluzione lavorativa. A volte il cambiamento si rende necessario.
Un ambiente favorevole ti permette di rendere al meglio spesso delle volte rispetto ad un ambiente sfavorevole.
Credo che il Milan sia una squadra davvero discreta, quasi ottima, al quale mancano giusto quei tre-quattro innesti per arrivare a quel top level necessario per poter ambire ogni anno a lottare per vincere tutte le competizioni che si affrontano.
Il record internazionale di infortuni, i tanti gol subiti, una fase difensiva non all'altezza, una altalenanza di risultati che non è un fattore positivo, l'essere fuori dalla corsa scudetto già a febbraio, l'essere usciti anzitempo dalla Coppa Italia e al primo turno di Champions League sono tutte cose che andranno valutate. Idem una lettura sbagliata delle partite e il lavoro fatto sulle sostituzioni, a volte decisive e positive e a volte senza senso. All'opposto sul piatto della bilancia andrà messa nella valutazione una eventuale vittoria della Europa League, i tanti calciatori che segnano entrando dalla panchina, i gol fatti e la valorizzazione di tanti calciatori giovani e il lancio in prima squadra di essi.

Fatta tutta questa valutazione, va messo tutto sulle bilancia dei pro e dei contro e poi si valuta nel complesso il lavoro di Pioli.
Al netto di questo, va anche fatta una valutazione del percorso di Pioli generale da quando è al Milan, valutazione ambientale, come ho scritto in precedenza, tutto va valutato sia le cose fatte bene e sia le cose fatte male, per poi valutare se questo ciclo sia giunto alla sua naturale fine e prendere le decisioni migliori per il Milan. Lì è anche una questione di percezione. Si valuta anche la componente psicologica. Se un tecnico comincia a essere nervoso, anche nelle conferenze stampa, se l'ambiente gli è ostile, non può lavorare con la giusta serenità. Qua bisogna vincere e bisogna chiedersi chi può essere quell' allenatore con il quale si possa tornare a lottare ogni anno per le competizioni che si concorrono.
La squadra, in base alla propria competitività organica, sta rendendo al massimo delle sue possibilità? Si poteva fare di più o questa squadra sta ottenendo i risultati che merita? Il tecnico sta lavorando al massimo o non sta rendendo come dovrebbe? Il discorso va esteso a tutti coloro che lavorano al Milan.

La mia opinione è che siamo alla fine di un ciclo. È naturale. Anche se Pioli dovesse vincere con il Milan l'Europa League e arrivare secondo in Serie A, il suo ciclo al Milan è da considerarsi concluso.
Personalmente credo che il profilo migliore, proprio per una questione di mentalità, di portare una sorta di "mentalizzazione" da vincente nella squadra, di mentalizzare in un certo modo ambiente e squadra, sia Antonio Conte. Tra quelli prendibili è il profilo migliore. Lui in panchina con Ibrahimovic dirigente, entrambi con la stessa mentalità vincente, esso può essere assorbito completamente da squadra e ambiente che entrano in un mood diverso, più affamato e ambizioso.
Tuttavia c'è un profilo che mi intriga da morire che è molto più rischioso, meno quotato ma se vogliamo più affascinante che è quello di Roberto De Zerbi. La scelta migliore è Antonio Conte ma De Zerbi, essendo anche un figlio del Milan poiché è un ex calciatore cresciuto nella cantera rossonera, fa venire l'acquolina in bocca.
La cosa migliore da fare sarebbe ingaggiare Antonio Conte, fare un progetto di due o tre anni con lui, vincere con lui, riacquisire quel tipo di mentalità vincente a livello ambientale e lavorativo, per poi ingaggiare, dopo il ciclo Antonio Conte, il De Zerbi della situazione e fallo lavorare sulla scia del lavoro di Conte, sulla falsariga di quello fatto dall'Inter con un Simone Inzaghi che sta lavorando proprio sulla scia del lavoro fatto in precedenza da Conte all'Inter mettendo del suo ma traendone giovamento.

Come dice Lele Adani, "Padre tempo opera in silenzio". Vedremo con il tempo se questa mia analisi sarà giusta. Se la mia chiave di lettura è corretta.