È tutto un paradosso. Ed è un qualcosa di incomprensibile. Questo Milan come rosa, come organico, è il più forte che abbia mai allenato Stefano Pioli, ormai dal 2019 sulla panchina del Milan.
La cosa paradossale è che Stefano Pioli è stato capace di vincere uno scudetto con il Milan e di arrivare in semifinale di Champions con il Milan con delle rose NETTAMENTE più deboli di quella attuale.

Questo Milan è da impazzire, non nel senso positivo, che ti fa godere, ma nel senso che ti fa uscire pazzo perché è senza dubbio una squadra che sta rendendo nettamente al di sotto delle sue possibilità. E di chi è la responsabilità di tutto ciò? Per me, per chi scrive, è di Stefano Pioli e del suo staff.
Questo Milan ha una rosa che gli consentirebbe, se valorizzata e sfruttata al meglio, senza la caterva di infortuni che la contraddistingue, di competere per lo scudetto e la Coppa Italia e anche per l'Europa League, dove siamo retrocessi nonostante la vittoria contro il Newcastle per 2 a 1.
Gli infortuni sono il grande problema della gestione Pioli, oltre a varie "licenze poetiche" che il tecnico di Parma durante questa annata ha deciso di prendersi come Musah terzino destro oppure Reijnders mezz'ala quando poi ci si è resi conto che è un playmaker centrale e che gioca meglio in quel ruolo.

Diceva il grande Zucchero Sugar Fornaciari, tifoso milanista: "come possiamo volare con le aquile se siamo contornati da tacchini". C'è qualcosa che non permette al Milan di spiccare il volo verso nuovi orizzonti più lieti.

Non voglio sembrare cinico ed eccessivamente critico nei confronti di Stefano Pioli, solo che non comprendo questo paradosso: Pioli sta facendo peggio con una rosa più forte di quelle avute in precedenza e faccio fatica a spiegarmelo questo suo essere talebano. Il suo lavoro dovrebbe essere facilitato da un organico molto più competitivo sulla carta di quelli avuti in precedenza, invece sta ottenendo molto di meno con una squadra molto più forte. Capite il paradosso, la frustazione di un tifoso che vede tutto questo potenziale inespresso. Vede dare il pane a chi non c'ha i denti. Immaginatevi questa squadra in mano ad un Antonio Conte, un Nagelsmann, profili di questi tipi. Non c'è la controprova ma è probabile che farebbero decisamente meglio.
Contro il Newcastle il Milan ha vinto grazie all'ingresso di Jovic e Chukwueze, rispettivamente autori del pre-assist e del gol del 2-1. Il primo gol dei rossoneri, quello del pareggio, è stato firmato da Pulisic, sempre più illegale. Giocatore pazzesco.
Questo fa capire che in panchina ci sono dei titolari. E quindi si comprende ancora di più che potenziale ha il Milan, che tra l'altro ha vinto senza giocare neanche bene, ma grazie a delle individualità, delle accensioni, delle fiammate di alcuni suoi elementi, ma questo non è necessariamente un male finché si vince.

Gli infortuni hanno ridotto al lumicino la squadra. Contro il Newcastle come difensori centrali c'erano Tomori e il difensore francese classe 2004 Clinton Nsiala Makengo, alla sua prima convocazione in Champions League con la prima squadra del Milan, sottratto alla primavera di Abate, che tanto sta facendo bene in questa stagione sia nel campionato primavera che in Youth League.
Pioli ha messo Theo Hernandez difensore centrale, su proposta dello stesso Theo che si è messo a disposizione del mister per fronteggiare le emergenze difensive. Un segnale sicuramente positivo da parte di Theo, che si sacrifica per la causa rossonera.

Il ritorno di Ibrahimovic, che ha firmato con Red Bird ed è Senior Advisor della proprietà e Senior Management del Milan e, come recita il comunicato ufficiale "Svolgerà un ruolo attivo nelle operazioni sportive e commerciali del club e contribuirà a rafforzarne la cultura vincente. Il suo mandato includerà lo sviluppo dei giocatori e la formazione per alte prestazioni", ebbene, come dicevo, il ritorno di Ibra è senz'altro una notizia lieta che ho accolto con grande gioia.
Dopo, a mio avviso, l'ingiusto licenziamento di Paolo Maldini e il conseguente addio di Ricky Massara, licenziamento legittimo che una proprietà ha il diritto di fare se lo reputa opportuno, mancavano delle figure calcistiche in dirigenza, che conoscessero il calcio. Uomini di campo, di calcio. Ibrahimovic lo è, anche se come dirigente è all'esordio. E quindi deve fare esperienza. C'è Moncada e poi c'è D'Ottavio che però è più una figura di rappresentanza, burocratica, e che già era al Milan. Escludo Furlani che è un ottimo manager che si occupa anche della sfera calcistica ma da "fuori campo", perché non è un uomo di calcio.
Quando iniziò Paolo Maldini come dirigente aveva Leonardo come sorta di professore da cui apprendere le basi del mestiere. Lo stesso Leonardo apprese le basi del mestiere facendo da assistente ad Adriano Galliani. Lo stesso Paolo Maldini poi volle al suo fianco uomini di calcio come Zorro Boban e Ricky Massara con Geoffrey Moncada. Ibrahimovic che è all'inizio della sua carriera da dirigente calcistico, ha solo Moncada al suo fianco come dirigente di calcio dal quale poter apprendere. Sicuramente Ibra porta in dote una esperienza da calciatore notevole, ma fare il dirigente di calcio è un altro mestiere. Vedremo se Ibra, come ha fatto Maldini, vorrà al suo fianco qualche altro elemento con esperienza calcistica da dirigente. 

Ibra sarà anche a contatto con la squadra, quindi il suo innesto avrà sicuramente un impatto positivo e ne beneficerà tutto l'ambiente. Il suo rientro è un bene ed era necessario. È un tassello che mancava. Ma forse solo questo tassello non basta.
Questa squadra ha un organico che gli permette, senza eccessivi infortuni, di poter andare in fondo sia in Europa League che in Coppa Italia. Lo scudetto non è impossibile ma è molto arduo. Tuttavia si ha quella brutta sensazione di essere in qualche modo prigionieri di Pioli che non dà al Milan la libertà di spiccare il volo verso nuovi trionfi. Il paradosso è che lo stesso Pioli, da cui noi tifosi, alcuni di noi, possono sentirsi in qualche modo imprigionati, potrebbe liberarci da queste catene regalandoci altri trionfi, perché l'Europa League è l'unico trofeo Internazionale che manca alla bacheca del Milan.
E questo Milan ha le carte in regola per vincere la competizione. Basta giocare bene la propria mano. 
E noi siamo nelle mani di Stefano Pioli...