Italia sveglia! Voglio iniziare questo articolo con questo incipit per analizzare in maniera più larga il nuovo corso della nazionale italiana maggiore maschile di Luciano Spalletti andando a vedere tutte le storture, le anomalie e le follie decisionali che vengono compiute e fatte in Italia, sezione calcio compresa. Credo che la nazionale italiana di calcio sia un riflesso del paese Italia e che porta con sé, attraverso una rappresentazione calcistica, uno specchio del momento che sta attraversando il Belpaese. A volte la nazionale di calcio è stata anche capace di essere migliore rispetto a come era il paese Italia a livello sociale, politico, economico e comportamentale. Tuttavia se un ambiente è tossico rischia di impregnare in maniera negativa anche chi tossico non lo è. E vorrei iniziare questa mia riflessione partendo da delle dichiarazioni di Arrigo Sacchi, ex allenatore del Milan e ex CT della nazionale italiana.

"Credo nei valori, in un paese che li ha sbagliati. Perché la furbizia non è un valore, se già non è disonesta. Conta solo vincere, l'Unione Europea indica che la corruzione all'interno del continente è al 50% in Italia. Incide moltissimo sulla vita positiva, la nostra vita non è così positiva. Siamo un paese in cui cerchiamo di fare tattica, pochi sono degli strateghi, soprattutto nel calcio. I padri fondatori lo avevano pensato come uno sport di squadra offensivo, noi lo abbiamo trasformato in uno sport individuale e difensivo. Ma sono undici, non sappiamo contare. Cerchiamo di portare via sempre qualcosa. Fare squadra in questo paese? Se metti tre persone fanno tre partiti diversi".

Sul calcio offensivo, Arrigo Sacchi ha dichiarato: "Qualche movimento c'è, si muovono tutti, ma sempre in ritardo. Gli strateghi non sono moltissimi, anche le squadre più piccole cercano di migliorarsi, ma è il paese che non si migliora. E questo cade sul calcio, anche. Arriviamo sempre in ritardo, è un paese che ha illuminato il mondo fino ai romani, dopo sempre meno. Oggi parliamo solo, ogni partito ha cinque o sei correnti interne. Uno per uno è sempre uno. Poco tempo fa sono stato premiato in Croazia, parlando con loro sentivo che tutti la pensavano nello stesso modo. La maggior parte degli allenatori guardano i piedi, le individualità. Io guardavo la testa delle persone, non volevo giocatori già affermati. È un paese dove le squadre sono in rosso, di bilancio, perché sono tattici. E non danno un gioco, cerca di sfruttare l'errore altrui, allora deve mettere un calciatore di grande valore. Aiuta poco la squadra e poi approfitta dell'errore altrui. Vincere con i bilanci in rosso è rubare".

Partirei dalle parole di Sacchi cercando di comprendere cosa non va nel nostro paese. Il paese Italia si lega inevitabilmente alla nazionale di calcio italiana. La nazionale calcistica italiana è figlia dello stato attuale del paese Italia. È un riflesso.
Le parole di Sacchi sono estremamente veritiere e corrette. L' Italia paese è sicuramente un posto molto complicato dove anche per avere ciò che ti spetta di diritto una persona perbene e onesta intellettualmente e corretta sotto il profilo comportamentale, dotata di coscienza civile, per avere ciò che gli spetta di diritto deve sudare sette camicie. Figuriamoci cosa deve fare per ottenere altro.

Mi è rimasta impressa una frase del rapper Fabri Fibra che disse che in Italia il sentimento più diffuso non è l'amore ma è l'invidia. Vivere in Italia non è facile. L'Italia esteticamente è il posto più bello del mondo. Le negatività, le storture di questo posto arrivano da un popolo che spesso delle volte non ha carattere, è ruffiano, arrivista, ipocrita, buonista e politicamente corretto. L' italiano è fondamentalmente un depresso e uno stolto incapace di lottare per ciò che gli spetta e incapace di fare gruppo. Si viene sempre educati ad essere furbi e individualisti. Si cerca sempre di premiare la furbizia a discapito del merito. La meritocrazia spaventa perché obbliga chi è mediocre a dover alzare il proprio livello di impegno e di questo un mediocre non ne sarebbe capace. Per cui per non sentirsi un mediocre e non vedere la realtà di ciò che è, tende a mettere i bastoni tra le ruote a chi ha talento e può davvero fare bene grazie esclusivamente alla sua buona volontà e alla sua bravura, senza compromessi e sotterfugi di nessun tipo.

Il grande Piero Angela disse: "L'Italia è un paese morto, non ci sono punizioni per chi sbaglia, non ci sono premi per chi merita"
L'Italia non è un paese tra i più facili dove vivere. Il nepotismo, le raccomandazioni, la corruzione creano un clima non facile, stressante e snervante. 

L'Italia è davvero un paese dove c'è il 95% del suo potenziale non ancora espresso. Potrebbe vivere solo di turismo. È davvero il centro del mondo. È un paese che può fare e dare tantissimo, ma che non vuole impegnarsi per migliorare le cose. E se qualcuno ci prova, viene visto come un pericolo perché obbliga gli altri a svegliarsi e a doversi migliorare e quindi per evitare questo si cerca di limitarlo quantomeno.
Il problema è l'italiano medio-mediocre che si fa abbindolare dall'Italiano potente che lo vuole addormentato, stupido e ignorante per poterlo manipolare come meglio crede in base ai propri interessi e alle logiche di potere di pochi.

L'unione fa la forza, ed ecco perché l'Italia è debole. Perché non sappiamo essere uniti, ognuno pensa solo al proprio tornaconto, anche a costo di fregare il prossimo. Non ci si aiuta, non c'è unione. Ogni tanto c'è qualche eroe, molto carismatico, che riesce a smuovere le acque e a fare qualcosa coinvolgendo altre persone di qualità e in gamba creando delle piccole oasi di felicità dove il merito, l'essere perbene e la qualità vincono sul mediocre, sul furbo, sul ruffiano e sullo psicopatico narcisista arrivista. Sono eroi perché hanno le palle di denunciare ciò che non va. E di sbatterlo in faccia ai quattro venti. E quindi diventano scomodi per il sistema corrotto e idiota oltre che psicotico predominante.

Questo poi si lega anche al calcio. Perché nelle giovanili ai bambini di 8 anni si insegna la tattica, a giocare a due tocchi e a pensare solo di vincere anziché farli divertire e formarli sotto l'aspetto della tecnica individuale, quindi come stoppare bene una palla, come calciare bene posizionandosi nella maniera giusta con il corpo e quant'altro. E questo perché avviene? E qui ci leghiamo al discorso di essere arrivisti e di pensare solo a se stessi per il proprio tornaconto, perché l'allenatore che ottiene risultati con i bambini vincendo può ambire a salire di livello e quindi a guadagnare di più fregandosene altamente della crescita del ragazzo sotto il profilo tecnico ma anche comportamentale.

Sono tutta una serie di storture, di cose errate alla base del sistema calcio, compreso chi governa questo sistema calcio, che poi portano alle conseguenze di risultati scadenti che noi abbiamo sotto gli occhi. C'è anche la questione stadi che andrebbe risolta, anche alla luce degli europei del 2032 che ci saranno in Italia e Turchia. Può essere un modo per obbligare a dare una svolta al dossier stadi migliorando le infrastrutture nel nostro paese.
È il comportamento di base errato che poi porta ad azioni errate che poi conducono a conseguenze finali nefaste. Se non si migliora alla base non può migliorare il risultato finale.
Se la nave non parte, non si mette in moto, non è che cambiando comandante le cose possono migliorare solo mettendone uno diverso al posto di comando. Deve esserci un lavoro di squadra dietro, dove il comandante chiede a chi ne ha le competenze di aggiustare la nave e di vedere cosa non va per poi farla ripartire.

Luciano Spalletti è senz'altro un profilo affidabile. Un tecnico in gamba e capace. Resto convinto che per le convocazioni della nazionale deve esserci meritocrazia innanzitutto e non raccomandazioni per simpatie o amicizie con agenti per aumentare il valore di un proprio assistito come conseguenza di una convocazione in nazionale maggiore e quindi di maggiore pubblicità, anche se immeritata. Bisogna inoltre attingere dai top club italiani e non perché un calciatore italiano che milita in un top club, se valido e competitivo, acquisisce maggiore esperienza internazionale e si allena costantemente quasi ogni giorno con dei campioni stranieri che lo porteranno a migliorare e ad alzare il suo livello di prestazioni. In nazionale a sua volta incontrerà altri calciatori italiani che si allenano a loro volta con campioni stranieri negli altri top team ed è tutto un migliorarsi a vicenda, una sorta di catena, perché il livello degli allenamenti in azzurro, in virtù delle esperienze accumulate nei vari top club, con la relativa mentalità vincente acquisita, possono portare ad un innalzamento del livello degli allenamenti. Deve esserci una base in azzurro di gente che arriva dai top club.

I moduli devono essere più congeniali alle caratteristiche dei calciatori che si hanno a disposizione ma ciò che conta è l'atteggiamento.
Si rappresenta un paese intero e bisogna essere motivati a fare bene e migliorare per fare vedere la faccia vincente di un popolo e di un paese. La nazionale deve anche essere di esempio per il suo popolo con comportamenti positivi e idonei che magari possono ispirare al giusto e educare alla meritocrazia e quindi essere da esempio anche per invogliare a migliorare nei comportamenti quotidiani. Se la meritocrazia la farà da padrona in nazionale, i risultati arriveranno e il popolo italiano potrà essere ispirato ad imitare tutto questo migliorando la socialità del paese Italia. Lo sport può unire ed educare al giusto, alla correttezza, al merito e al bene.