Pre-season 2011-2012. Facciamo un lungo passo indietro e torniamo all'estate del 2011: siamo nel pieno della rivoluzione Guardiolana e agli albori del decennale tenzone Messi-Ronaldo. I nerd dibattevano alacremente su quale fosse il miglior simulatore calcistico su console, mentre in Italia la dittatura nerazzurra post-triplete sembrava volgere al tramonto. La Juventus, fresca di un management nuovo di zecca con l'ad Beppe Marotta e l'allora rookie Fabio Paratici, veniva dal l'ennesima stagione fallimentare, terminata con un amaro settimo posto e l'addio di Delneri. È un anno di grandi cambiamenti, con l'insediamento di Andrea Agnelli alla presidenza e l'allontanamento della triade farlocca formata da Blanc, Secco e Cobolli Gigli. C'è la ferma volontà di riprendersi il trono d'Italia e di riscattare l'immagine, il simbolo e la storia della società più scudettata. L'hype per il nuovo stadio e l'entusiasmo per l'arrivo in panchina del condottiero Conte, capitano di tante battaglie sanguinose con Lippi, fomentano la tifoseria e tutti i voli pindarici di un calciomercato che si apprestava ad essere fondamentale. Arrivano Pirlo, Lichtsteiner, le ali chieste da Conte, il tuttofare Giaccherini, il guerriero Vidal ma manca ancora qualcosa, perché i tifosi sentono che quello sarebbe stato l'ultimo anno del capitano Alessandro Del Piero.

Alla ricerca del top-player e l'eredità di Del Piero. Moda nominale di quel periodo era il neologismo "top player", ossia quel giocatore di spessore e caratura internazionale in grado di spostare gli equilibri e fare la differenza. La Juventus, nell'operato di Alessio Secco, aveva già tentato il colpo mediatico ad effetto con l'acquisizione di Diego Ribas da Cunha, prelevato dal Werder Brema per 25 milioni di euro. Esperimento fallito e l'incompreso asso brasiliano viene rispedito senza remore in Germania da un Marotta conservativo, più attento alla sostanza e alla salute economica della società. Non erano ancora i tempi delle valutazioni astronomiche, delle cifre a 7 zeri e dei fatturati da mezzo miliardo: la Juventus era agli esordi di quello che sarebbe stato il decennio sportivo e finanziario più importante della sua storia recente, ma non ne era consapevole. Tuttavia, nell'aria c'era qualcosa che preannunciava successi e glorie future e pertanto la voglia di un colpo ad effetto prevaricava ogni forma di aziendalismo. Marotta sa bene che Del Piero è agli sgoccioli e che a Conte serve un giocatore offensivo di estro e qualità: si sondano tantissimi profili, da Giuseppe Rossi a Edin Dzeko, ma la cotta più grande arriva con El Kun Sergio Aguero.

Quel maledetto sorriso di mezza estate e un amore mai suggellato. L'amore fra la Juventus e l'asso argentino, che all'epoca era la stella indiscussa dell'Atletico Madrid, è durato il tempo di un sorriso, esibito in quella calda notte a cavallo fra giugno e luglio, quando di notte il cielo gemmeo permette alle stelle di brillare come non mai. Siamo in piena Copa America e l'Argentina sta attraversando non poche difficoltà. Messi, colui che avrebbe dovuto profetizzare il cammino vincente dell'albiceleste, già all'epoca dimostrava poco feeling con la maglia del pueblo; ma a risollevare le sorti del gruppo di Batista ci pensa proprio lui, la super sub Sergio Aguero, che con uno straordinario gol alla Bolivia vede schizzare il suo personal branding oltre ogni confine. Marotta, che era già da tempo in contatto con l'Atletico a suon di fantozziani fax, sa bene che quelle prestazioni sono paradossalmente negative per il buon esito della trattativa. Aguero è al corrente della corte della Vecchia Signora e in un'intervista rilasciata durante la competizione, alla domanda sulla Juve si lascia andare con un sorriso ammaliante e malizioso, come quelle ragazze che dopo tanto corteggiamento sembrano finalmente starci e sono pronte a lasciarsi andare al sentimento più intenso e romantico. Dall'Italia, nonostante il fuso orario, l'espressione emotiva del fenomeno argentino crea grandi aspettative nei tifosi, che lo sognano e lo vedono come il degno erede di Alessandro Del Piero. Le testate parlano ormai di accordo vicino, chiusura a 35 milioni più bonus, formalizzazione dell'accordo a Copa conclusa, ma intanto Marotta ci va cauto e comincia a sondare con la Roma un certo Mirko Vucinić.   

Due cuori in una capanna si sa, non reggono. Il matrimonio è una dimensione relazionale molto impegnativa, si accetta per amore di supportare l'altro anche in condizioni poco abbienti, a patto che alla base ci sia un sentimento scevro da interessi materiali. La Juventus, che a malapena arrivava ai 180 milioni di fatturato, non poteva lasciarsi andare a regali troppo sfarzosi e aveva promesso al suo futuro sposo una vita comunque non male, da circa sei milioni netti a stagione. Ma Aguero aveva altre ambizioni e stanco dei tentennamenti di un indeciso Marotta, decide di cedere alle lusinghe del facoltoso Manchester City, che se lo aggiudica per 45 milioni: la Juventus e tutto il suo mondo è delusa ma non poteva andare oltre, cuore e ragione erano in forte contrasto e alla fine la parte raziocinante ebbe il sopravvento, tranciando sul nascere quella che sarebbe potuta essere una bellissima storia d'amore. Aguero andrà così a sedurre i Gallagher, mentre Marotta si "accontenterà" della seconda scelta, quel Mirko Vucinić che nonostante il suo essere pantofolaio, riuscirà comunque ad entrare nei cuori dei tifosi bianconeri.

Ma certi amori non finiscono mai, fanno solo dei giri immensi. Dieci anni più tardi le cose sono abbastanza cambiate: oggi la Juventus sfoggia la sposa più bella e costosa del calcio, anche se sembrano esserci degli scricchiolii nella relazione. Aguero, che ha fatto la storia del City, ha deciso di lasciare a fine stagione e di tentare la sua ultima avventura calcistica in un altro club. Agnelli non ha mai dimenticato quel sorriso così ammaliante e ad oggi la cotta sembra essersi riacutizzata. Paratici si sta muovendo sotto traccia e secondo molte voci provenienti dalla Spagna, sembra aver già messo sul piatto una prima offerta, che prevederebbe un biennale. Le richieste del Kun sono comunque esose per un giocatore classe 88 (vorrebbe almeno dieci milioni netti) e reduce da una stagione fisicamente complicata, ma la classe, i numeri monumentali e l'esperienza non possono essere messi in discussione: Aguero non è più quel giovane e prestante ragazzo di dieci anni fa, ma ha saputo mantenere intatto il suo fascino e la sua bellezza calcistica. Tuttavia, anche stavolta il terzo incomodo è dietro l'angolo e il rischio di un nuovo triangolo amoroso sembra di nuovo ostacolare la promessa di una romantica unione.

Il rivale in amore della Juve si chiama Messi. Il Barcellona vuole Sergio Aguero su espressa richiesta di Lionel Messi, che ha messo fra le tante condizioni per la sua permanenza in blaugrana proprio l'ingaggio del fidato fratello albilceleste. Il contatto sembra già esserci stato e le possibilità di una "bromance" sono quanto mai elevate. Da non sottovalutare poi i corteggiatori esotici, quelli che possono sfoggiare il fascino Made in USA o lo sguardo magnetico e economicamente accattivante degli emiri. Al momento il Kun non si è ancora espresso e valuta le tante "proposte d'amore" pervenute, in attesa di scegliere a chi destinare il suo prossimo sorriso.

Ma forse anche stavolta è "un matrimonio che non s'ha da fare". Questa sembra la classica storia del ragazzo che dopo tanti anni e forte dei miglioramenti ottenuti nella vita, decide finalmente di sbattere in faccia alla vecchia fiamma tutto quello che è diventato, con la speranza di mettere nel suo puzzle personale quel particolare pezzo che è sempre mancato. Ma a dieci anni di distanza, che senso può avere questo connubio? Dopo tanto tempo la Juventus e Aguero, proprio come due mancati amanti, potrebbero avere visioni e obiettivi diversi; il tempo cambia e oggi la società di Agnelli, consolidata nel gotha del calcio internazionale, ha bisogno di stabilità e di avviare un nuovo corso, fondato sulla gioventù e su un abbattimento dei costi quasi obbligatorio. C'è bisogno di fare chiarezza con le sue "prime spose", ossia Pirlo, Ronaldo e Dybala, al fine di poter progettare un futuro all'insegna del successo, proprio come accadde dieci anni fa; d'altro canto, lo stesso Aguero potrebbe non essere più interessato ai colori bianconeri, preferendo magari una situazione meno pressante ed impegnativa. La comfort-zone offerta da Messi è un regalo di classe, già "piazzato" per uno che sa bene di avere ormai alle spalle i suoi anni migliori, proprio come una bella donna sulla quarantina. Aguero è un giocatore straordinario, ma da un punto di vista sportivo ed economico è un'operazione con poca logica: andrebbe ad appesantire ulteriormente il monte ingaggi, ingolfando la struttura della rosa con l'ennesimo elemento non futuribile e assolutamente irrivendibile. La Juventus, che con Chiesa, Kulusevski, De Ligt e Demiral ha voglia di proiettarsi anni luce nel futuro, non può permettersi nessun passo indietro, specie in un momento di transizione così complicato. Bayern e PSG si giocano la Champions con Dagba, Musiala e puntano gli Haaland del futuro, guardando sempre ad amori verdi e giovani. Se proprio in casa bianconera soffrono di nostalgia, a questo punto perché non ricontattare quel bel giovanotto di Moise Kean? Siamo sicuri che risponderebbe e che forse, molto probabilmente, arrossirebbe alle lusinghe della Vecchia Signora, proprio come farebbe una giovane ventenne innamorata.

Salvatore Zarrillo