Se diamo uno sguardo alla tesina di Andrea Pirlo, troviamo letture tecnico-tattiche di elevata avanguardia: transizioni, calcio liquido e aggressivo, moduli trasformisti. In soldoni, il Vangelo calcistico di un novello Sacchi o di un Guardiola all'italiana, un prodotto sportivo che sembra venire dal futuro. I principi di gioco fondati sull'avveniristico 3-2-5 (o 2-3-5) avevano generato grandissime aspettative, gridando ad una nuova rivoluzione del calcio italiano. Ma come spesso accade in circostanze simili, i rischi di non farsi capire, di non riuscire a trasmettere il proprio messaggio, sono eventualità molto più concrete delle proprie certezze. Andrea ha peccato di presunzione, arrivando alla Continassa col suo libricino e credendo di possedere una visione in grado di conciliare il risultatismo vincente a quell'estetica che, assieme alla maledizione della Champions, è negli ultimi anni diventata l'ennesima ossessione in casa bianconera. Se analizziamo l'annata della Juventus sotto il profilo tattico, vediamo come ci sia sempre stata grande confusione, sia in termini schematici che di gerarchie e titolarità: per questo ultimo fatto esiste attenuante infortuni e defezioni per Covid, ma per il primo non abbiamo alibi, poiché Pirlo non ha mai trovato la quadra, non ha mai dato stabilità all'assetto, cambiando ad ogni partita l'abito della vecchia signora con "vesti tattiche" stravaganti e poco consone alle sue forme. In questo cervellotico scenario tattico molto giocatori si sono persi, a partire dal gioiello Kulusevski, che da brillante ala destra si è ritrovato sballottolato in ben tre ruoli diversi: prima trequartista, poi seconda punta d'appoggio per Ronaldo, infine esterno "di fatica", come se fosse un Molinaro qualsiasi della fascia.

Ma nella partita chiave della stagione, il maestro si redime dai suoi peccati tattici, comprende la necessità di snellire e di mettere in discussione alcuni dei suoi principi. Si torna alla semplicità fatta modulo, con tre numeri che sintetizzano il calcio nella sua immediatezza e che ogni bambino che muove i suoi primi passi nel mondo del pallone già conosce. L'uomo dalle idee visionarie e futuristiche, per la sfida Champions col Napoli del suo ex compagno Gattuso, sceglie il sempreverde 4-4-2, con sfumature capelliane e atteggiamenti in pieno stile del primo ciclo Lippi, che avranno sicuramente fatto felici tanti tifosi a casa.

Danilo e Alex Sandro terzini, Chiesa e Cuadrado esterni, due torreggianti centrocampisti a fare da filtro, break e strappo in ripartenza. Le catene esterne hanno funzionato alla perfezione, facendo andare in tilt le corrispettive del Napoli; Bentancur finalmente svincolato da compiti di costruzione, nell'agire da centrocampista di rottura ha dato sfoggio a tutta la sua "garra" albiceleste. Chiesa sembra il miglior Nedved, una vera furia e dal lato opposto Cuadrado inventa e "baila" come il Camoranesi dei bei tempi. Le due linee a quattro, difesa e centrocampo, erano perfettamente visibili in fase di non possesso, dando finalmente l'idea di un ordine e di un'idea di calcio ben definita. Da sottolineare il lavoro in fase di ripiego di Ronaldo, spesso inquadrato bassissimo per dare manforte ai compagni, manco fosse il più generoso dei Mandzukić

Less is more dicono gli inglesi e Pirlo, con la proposta di questo "nuovo" 4-4-2 sembra averlo compreso: se persisterà con il credo tattico visto mercoledì e se l'atteggiamento aggressivo e sportivamente cattivo rimarranno alimentati, Pirlo potrebbe riuscire a salvare la sua stagione e forse anche il suo futuro, scacciando i fantasmi di allegriana memoria che aleggiano da qualche tempo in quel di Torino. Serve umiltà e pragmatismo, ora non c'è più il tempo per giocare al piccolo chimico degli schemi, il 4-4-2 è in potenza il miglior caposaldo al quale Pirlo e la Juventus possono aggrapparsi per dare la svolta e consolidare la giusta stabilità ad una squadra che, fino alla scorsa settimana, sembrava totalmente allo sbando.

Caro Andrea, la Juventus non ha bisogno di "abiti alla moda" o soluzioni ad effetto wow, è una signora e come tale va trattata, col giusto abito, anche se può sembrare vecchio e superato.