Il verismo era un movimento letterario schietto, estremamente aderente alla realtà e ai suoi aspetti più crudi, attraverso cui lo scrittore si assumeva il compito di raccontare le situazioni di povertà, miseria e sofferenza dei propri protagonisti. Se applicassimo questi principi al calcio, noteremmo come nella "cava di rena rossa" della Juventus, c'è un giovanotto dalle belle speranze che sembra essersi perso alla ricerca di qualcosa e che, nonostante la flemma iniziale, pare avviarsi alla conclusione di questa stagione come un "vinto" qualsiasi, incapace di trovare una via di fuga. Il Rosso Malpelo di padron Pirlo è il giovane Dejan, e non certo per la cromatica somiglianza della chioma, quanto piuttosto per il percorso di fatica e regressione che, a volerlo romanzare, ricorda proprio uno dei personaggi sconfitti del maestro Verga.

La pressione si deve esercitare sul pallone, non sul giocatore (cit. Johan Cruyff)

Il ragazzo era arrivato bello pimpante, gagliardo alla presentazione con le sue guanciotte rosee e la sbarazzina camicia bianca. E a inizio stagione aveva cominciato bene, tanto che l'hype della volubile tifoseria era altissimo. I paragoni non si sprecavano:

"quando rientra sul mancino sembra Robben"

"ha visione e creatività, se gioca da mezz'ala può diventare forte come De Bruyne"

Fortunatamente queste pindariche perle di fantasia non avevano scalfito il talento nordico, che da buon stakanovista si è subito calato con grande impegno nel contesto bianconero, dimostrandosi sempre al top durante gli allenamenti e riscuotendo riscontri positivi e simpatie da parte dei senatori. Ma appunto, torniamo alla pressione, quella maledettissima forza oscura che schiaccia, fagocita, reprime e ti fa sentire inadeguato in qualsiasi situazione, quella che a vent'anni, se non ti chiami Ibrahimović e non ti armi di una certa protervia, riesci difficilmente a gestire, era lì in agguato, pronta ad investire come un treno in corsa il gagliardo Dejan. Pressioni psicologiche, pressioni da spogliatoio, pressioni da parte dei media, che in meno di 7 mesi lo hanno già bollato come bidone, pressione da parte di quei tifosi che avevano azzardato discutibili raffronti e che oggi si dicono persino disponibili ad "accompagnarlo alla porta". Ecco, ad oggi più che De Bruyne o Robben, Dejan Kulusevski sembra un piccolo Rosso Malpelo, irriso e reietto da tutti, nonostante l'impegno e la fatica. In certi casi la pressione può essere co-gestita e Pirlo (per il quale è giusto spezzare una lancia rispetto ai tanti elogi rilasciati pubblicamente) e la società sono forse in parte rei di non aver schermato a dovere il proprio gioiello, il cui unico compito dovrebbe essere quello di far pressione sugli avversari col suo mancino, come ai tempi di Parma.  

Il dungeon della Juventus come la cava di Rosso Malpelo

Uno dei principali problemi riscontrati da Kulusevski è stato sicuramente quello inerente alla collocazione tattica: in questo caso possiamo dire che Pirlo ha un po' abusato dell'eclettismo del giovane svedese, proponendolo nelle più disparate posizioni di campo: trequartista e vice di Ramsey, esterno destro, esterno sinistro, tornante, mezz'ala, fino al calvario dell'ultimo periodo, che lo ha visto sacrificato come seconda punta in appoggio a re Ronaldo. In questa fase della stagione, Dejan ha registrato i numeri peggiori, resi ancora più amari da un'inappetenza al gol che ormai dura da diversi mesi. Pirlo, come il padrone della miniera, ha scaraventato il giovanotto dai capelli rossicci alla ricerca di chissà quale prezioso, facendolo lavorare come un mulo e senza comprenderne il disagio. Ad oggi possiamo descrivere l'annata del classe 2000 come un vero e proprio calvario e lui, martire imbruttito e reggente di alcune croci belle pesanti, non merita di certo questo epilogo di stagione.

Il primo mal di pancia e le sirene dall'Inghilterra...

Nonostante il suo essere così disponibile rispetto alla causa, Kulusevski è pur sempre un ragazzo di 20 anni che soffre questa condizione e che sente dentro di sé il malessere di un disagio tecnico-tattico mai compreso da chi lo schiera. Recentemente, dal ritiro della nazionale svedese, ha lamentato i tanti cambi di collocazione, dichiarando pubblicamente la sua preferenza per il ruolo di trequartista dietro le punte: semplici dichiarazioni di circostanza o prime frecciatine di un ragazzo che comincia finalmente a smaliziarsi anche al microfono? Sta di fatto che queste parole e l'attuale alone di mistero che aleggia attorno al ragazzo hanno fatto drizzare le antenne al Manchester United, che potrebbe sondare il terreno nella prossima sessione di mercato.

Tiratelo fuori dalla miniera, dategli una ripulita, questo ragazzo non è rosso ma d'oro puro!

Assurdo pensare già ad un flop, soprattutto se contestualizziamo il suo rendimento al difficoltoso cammino bianconero di questo annus horribilis; parliamo di un talento sul quale la Juventus ha investito un'ingente somma e che va atteso, protetto e incentivato. Ricordiamoci dell'apprendistato anonimo di Nedved prima della sua esplosione, o dei rimpianti patiti dopo la cessione di un certo Thierry Henry. La Juventus, memore di ciò e conscia del grande potenziale del suo numero 44, ha il dovere morale di dare una bella ripulita al suo golden boy e di tirarlo fuori da quella cava di rena rossa nel quale si è perso, perché Kulusevski, a soli 20 anni, non può sentirsi già "un vinto", bensì ha il diritto di sentirsi un vincente, preferibilmente con addosso la maglia bianconera.

Salvatore Zarrillo