Lo attendo da circa venti minuti, è in ritardo ma conoscendo le sue abitudini avevo appositamente spostato il suo appuntamento per ultimo. Preparo a dovere il "setting", stranamente quando lo ricevo sono piuttosto nervoso, forse è a causa della sua potente emotività, che stimola in me accenni di contro-transfert. Gli sono affezionato ma devo deontologicamente attenermi ad un agito neutrale, al fine di non contaminare il risultato diagnostico. Gli preparo qualche caramella all'anice e il lettino, a lui piace sdraiarsi, è una delle prime condizioni che mi ha posto per accettare questo percorso; dice che gli permette di sdoganare ogni pensiero, lo rende meglio calato nella parte del paziente che non ha motivo di trattenersi o di censurare ciò che ha dentro. Mi disse di aver visto il film "Terapia e pallottole" con un suo vecchio ex collega di Napoli, uno che non varcherebbe mai la porta del mio studio. Una volta provai con lui la catarsi, roba antidiluviana, in stile primo Freud ma dopo avergli appoggiato il dito sulla fronte se ne andò tutto incavolato, chiudendo di botto la porta del mio studio. Oh ma ecco che bussa, vado ad accoglierlo, accidenti le caramelle, le ho dimenticate!  

"Salve Dottore, mi scusi per il ritardo, ho avuto alcuni imprevisti, sa il trasloco, i voli transoceanici, il jet lag"
"Buon pomeriggio G., sono lieto di rivederla dopo tutto questo tempo. Noto con piacere dei cambiamenti abbastanza drastici nel suo aspetto, scommetto che sono successe molte cose e che ha tanta voglia di raccontarmele. Ma ora si sdrai, prenda qualche dolce se la fa sentire meglio"
"No Dottore stavolta rimango seduto, non ho più bisogno del lettino...e per le caramelle lasci perdere, questa roba all'anice non mi gusta, le ho portato io una cosa sudamericana, sono caramelle al "dulce de leche", le provi"
"Grazie G., ne avevo sentito parlare, le proverò come dessert dopo cena. Allora, questo nuovo look?"
"Ah si riferisce alla barba lunga e alla pelata! Beh per i capelli non c'è stato nulla da fare, stavo facendo delle piazzette qua e là e così ho deciso di lasciar fare alla natura, senza sottopormi a trapianti e altri escamotage, nel mio mondo queste cose si notano e in un niente sei diventato l'ennesimo meme vivente, penso che conosce bene la storiella su "Pancrazio"...
"Sì sì, credo di aver capito"
"Scommetto che anche lui ogni tanto passa di qua, dico bene?"
"...la barba invece?"
"Beh quella è per fare contrasto con la pelata, ma in verità è perché l'ho sempre curata, anche se prima nella mia ultima squadra non mi permettevano di farla crescere troppo, hanno il loro codice sabau...ehm no, insomma devono essere tutti precisi e pettinati, per loro l'immagine è importante"
"E questa politica sul controllo estetico le dava fastidio?"
"Sa i primi tempi mi piaceva, mi faceva sentire integrato e mi dava un senso di importanza che non ho mai avvertito nelle mie precedenti esperienze, era figo ma poi col tempo diventa pesante"
"Nemmeno quando era in Spagna sentiva questo senso di piena autorealizzazione?"
"No, lì ero la spalla di o il vice di, insomma ero sempre il secondo di qualcuno, non hanno mai riconosciuto il mio valore, nonostante 200 gol e 400 assist...poi lì si dava la precedenza ai cocchi del Presidente, io ero il figliastro di quello che c'era prima"
"Capisco, beh però poi i riflettori si sono giustamente spostati su di lei, ma a quel punto sappiamo come è andata, non ha retto e ha cominciato a venire qui, giustamente"
"Insinua che soffro ancora di qualche complesso di inferiorità?"
"No, penso che lei abbia capito ormai quale sia la sua dimensione, che forse in principio sbagliava a non riconoscere da un punto di vista qualitativo e non quantitativo...per quanto riguarda i cambiamenti penso che questa sia la dimostrazione di un uomo che finalmente si sente libero di mostrare senza remore psicologiche il proprio sé, le sue istanze cominciano ad avere finalmente un equilibrio, aldilà della forma"
"Boh so solo che mi piace la barba e la porto così, mi lascio andare come voglio e nessuno ha da ridire, e poi piace a mia figlia, ama giocarci"
"Con gli affetti come va?"
"Mi dedico a me stesso e a mia figlia, sono più sereno e ho un rapporto migliore con tutti...poi per me la famiglia è tutto, mio fratello, mia madre, che per la cronaca fa la miglior pizza del mondo, alta e soffice come piace a me..."
"E con suo padre tutto bene? Intendo quello calcisticamente putativo, ricordo che ultimamente mi parlava di qualche attrito"
"Non lo sento da un po', anche lui ha avuto il mio stesso trattamento nell'ultima squadra. Anzi a dire il vero lo hanno trattato pure peggio. Per me lui è l'uomo che mi ha fatto crescere e superare spesso le pressioni della bolla. Gli devo tutto, dal record di gol al riscatto dopo quell'annata strana annata Milano, quando non mi volevano nemmeno in Cina..gli voglio un mondo di bene. Ricordo che spesso, quando eravamo a Napoli, si prendeva un'oretta solo per me, per capire cosa andasse e cosa no. Stava per farmi prendere il vizio delle sigarette a furia di respirare il suo fumo passivo, ma cavoli almeno era vero e sincero, mi ha amato e io ho amato lui. Poi boh, a Torino è cominciato a cambiare...".
"Forse anche lui stava manifestando una sorta di nevrosi, data dal conflitto esasperante tra la sua natura e il contesto troppo costruito..."
"Può darsi, e infatti è scoppiato...proprio in quel periodo il rapporto si è un po' incrinato, nonostante gli stessi dimostrando tutti i giorni di essere cambiato rispetto a Napoli...avevo accettato di giocare per gli altri, di non essere il centro, a Napoli una roba del genere non l'avrei mai digerita, nemmeno per lui...comunque gli voglio bene, a Natale gli ho mandato anche un regalo, spero di vederlo presto a Miami, c'è un negozio di sigari non male su Ocean Drive".
"E con gli amici?" 
"A Miami è salito quel pazzo di Blaise, gli sto insegnando a ballare qualche pezzo latino e ultimamente mi rompe per l'asado. Poi le può sembrare assurdo, ma sento spesso il 10 e il 7"
"Ha giocato tanto assieme a loro, sono felice che alla fine si sia instaurato un buon rapporto, nonostante i dualismi"
"Ma io non li ho mai sofferti...e poi se sono il giocatore che ci ha giocato per più tempo assieme vuol dire che sono anche quello che li comprende meglio, no?"
"Gliel'ho sempre detto G., lei è un ragazzo con una grande intelligenza emotiva, il suo problema stava nell'utilizzo che ne faceva. Fino a qualche anno fa tendeva all'autodistruzione, all'esplosione di stati emotivi iracondi che invece nascondevano una grande fragilità. Oggi lei mi sembra molto maturato e soprattutto capace di gestire questa grande emotività, con sé stesso e con gli altri. Sta sognando ultimamente?"
"Dottore lo sa che ci credo poco, sono tutte fesserie...però ultimamente faccio un incubo ricorrente. Sono al pub con Lionel, Lorenzo e Gigi, giochiamo a freccette. Decidiamo di giocarci una consumazione a freccette, la posta in palio non è un granché. Tocca a me, ho 3 tentativi, li sbaglio tutti...poi all'improvviso vedo che la gente mi guarda male e all'improvviso vedo Maurizio con un machete, mi prende da dietro e mi...oddio, non ci voglio pensare, sono solo fesserie, o no? Cosa ne pensa, forse è perché sto mangiando pesante..."
"Beh sa che i sogni sono la manifestazione dei contenuti inconsci e repressi, che il nostro io tiene a bada e censura attraverso dei meccanismi di difesa. Se venissero a galla diventerebbero inaccettabili e deleteri, ma anche così possono farci male. Si ricorda del dramma dei rigori e delle finali?"
"Dottore non mi va, comunque si e non fu solo colpa mia..."
"Ci mancherebbe G., la mia analisi però è da collegare solo al sogno, qui mica siamo alla gogna mediatica...secondo me la gara delle freccette rappresenta le finali perse e i rigori sbagliati, non a caso è al bar con Lionel per la nazionale, Lorenzo per il Napoli e Gigi per il regno sabaudo...la gente che poi la guarda male rappresenta il trauma subito dall'ingiusta crocifissione pubblica fatta nei suoi confronti e per quanto riguardo Maurizio, penso che quel frame di incubo manifesti il suo timore di aver deluso le persone a lei più care, con l'annessa paura di essere punito da esse""Madre de dios, potrebbe...devo lavorarci, forse ha ragione...ah sa poi spesso sogno di essere in mezzo a tante persone, tutte di nome Gerardo, come me...mi vogliono un gran bene, ma dopo un po' mi schiacciano...credo sia da associare al mio periodo napoletano...ero un re lì, mi pento di essermene andato"
"Aveva tutto, ma mi raccontò che si sentiva poco realizzato, come se le mancasse la parte più importante"
"Già, avevo donne, il calore della gente...le persone chiamavano i loro nascituri col mio nome, come fu nell'88 con Diego...però c'erano dei limiti e io dovevo dimostrare di essere il migliore"
"Le piacciono i soldi, i trofei o i complimenti?"
"Le donne...e ovviamente i complimenti...ho lottato da sempre per dimostrare di poter essere riconosciuto e accettato...sin dai tempi del River, quando mi consideravano diverso perché mezzo francese...non ero un del pueblo e le rivelo una cosa, tutto sommato avrei voluto iniziare col Boca, mi ricorda Napoli...a Torino ci sono andato per dimostrare di essere grande anche in un top club, ma oggi dico basta, la gente deve accettarmi per quel che sono e chi se ne importa se mi dicono che sembro Giobbe Covatta obeso, che poi non so manco chi sia questo simplon"
"Le manca qualcosa della sua vecchia vita?"
"No, a parte le seratone con Lorenzo e Pepe ad Ischitella, bei tempi quando dovevano recuperarmi in condizioni diciamo discutibili...spesso mi riguardo la finale di Supercoppa, quando battemmo Carlos a Doha, che momento...e niente le dico che oggi sto bene, a Miami ho meno pressioni, la gente se ne frega del calcio e io posso vivere come voglio. Mangio, mi diverto, guido con despacito a palla il mio suv sulla Ocean Drive, leggo libri sui vini...credo che l'abbia letto, voglio darmi all'enologia, ho tanti progetti e si, sono sovrappeso, rugoso, calvo, barbone ma felice"
"Lei sa cosa vuol dire tutto questo?"
"Sì caro Dottore, che il nostro percorso si conclude. Mi sento di nuovo un ragazzino e respiro finalmente a pieni polmoni l'aria del mondo che mi circonda. La bolla era opprimente, mi mancava l'aria, ero sempre triste e soprattutto mi sentivo inadeguato. Ho combattuto tutta la vita per farmi accettare, per dimostrare, per ricevere un semplice complimento, ma ora ho capito qual è il senso delle cose. Quando smetterò non avrò più nulla a che fare con questo mondo, ho capito che più si ama una cosa e più si corre il rischio di arrivare ad odiarla...insomma Dottore, credo che lei abbia capito, non mi saprò esprimere in termini clinici ma quello è compito suo..."
"Lei sta raggiungendo finalmente uno stato di benessere che prima nè i soldi, né le donne, né i trofei le hanno mai dato. Sta trovando la felicità nelle piccole cose e finalmente si sta accettando, fregandomene della stigmante della desiderabilità sociale. Lei per me oggi è in piena forma, aldilà di come si presenta esteticamente e degli sterili canoni estetici...sono molto soddisfatto di questi miglioramenti"
"Allora questo è un addio, anzi no un arrivederci"
"Spero di non rivederla più qui, spero di poterla incontrare in altre circostanze"
"Anche io Dottore, quando può la invito per una braciata a casa mia, faremo ubriacare Blaise e gli faremo ballare qualche canzone di Alvaro Soler sul tavolo"
"Beh tecnicamente non potrei, lei rimane comunque un paziente, anche se ex"
"Le voglio fare un regalo Doc, le ho lasciato un quadro di mia mamma Nancy, lei è una pittrice. Ogni tanto spennello qualcosina, se legge bene il tratto noterà che c'è anche del mio, lo appenda da qualche parte, fa molta più scena rispetto alla solita maglietta autografata. Allora va bene così, interrompiamo la terapia, da oggi cammino da solo...adios Dottore, buena suerte e gracias por todos!"
"D'accordo G., stia bene"
"Ah dottore un consiglio, metta dell'olio su quella barba, così le viene bella come la mia e potrà assomigliare al tizio stampato sulla copertina di quel libro che mi ha regalato"
"Scommetto che non l'ha letto..."
"Claro que no"

Ringrazio indirettamente Giovanni Terenziani, che grazie al suo magnifico articolo su Higuain (del quale consiglio caldamente a tutti la lettura) ha ispirato in me questo dialogo immaginario.

Salvatore Zarrillo