C'è aria di ripresa all'Allianz Stadium e la fresca vittoria per 3-1 col Genoa è un altro segnale da pollice in su: il trend è in positivo, ma lo spread rispetto a chi si insegue rimane stabile. Tuttavia, la Juventus sa bene di dover fare in primis la corsa su sé stessa, perché anche nel pomeriggio di oggi abbiamo assistito a due spartiti di gara completamente differenti, per intensità e atteggiamento.

Primo tempo, "sturm und drang" e ritmo tambureggiante

Forse il miglior primo tempo finora espresso dalla squadra di Pirlo, sulla scia della convincente prestazione offerta mercoledì contro il Napoli. Pronti via ed è subito Genoa all'angolo, schiacciato dal ritmo selvaggio e dalle frequenze di gioco ossessive dei bianconeri. Fascia destra torrenziale, con Cuadrado ispiratissimo e perimetrale nelle giocate, propizia grazie ad una "pedalata" delle sue il bellissimo gol con tiro a giro di sinistro del bracconiere Kulusevski, oggi sicuramente il più positivo. Già, proprio Rosso Malpelo, che torna finalmente golden boy e mette agli archivi una prestazione con la p maiuscola, fatta di creatività, sostanza e carattere. Ritmo e gioco finalmente fluidi, collettivo che si esalta, il Genoa non riesce a replicare perché è una Juventus che nei primi 35 minuti di gioco non sbaglia un appoggio, producendo un calcio finalmente verticale, imbucante, di transizione, condito da un recupero palla coattivo e una pulizia delle giocate enciclopedica. Roba da Champions, e il secondo gol rocambolesco arriva dopo una ripartenza missilistica del solito, indomabile Chiesa: tiro ribattuto dal buon Perin, clamoroso errore quasi a porta vuota di Ronaldo che centra il palo (e attenzione, già col Napoli aveva fallito un'occasione da oratorio, ma ci ritorniamo dopo) e flick-on vincente di Morata a rimorchio. Un gol importantissimo per l'ariete spagnolo, quasi liberatorio dopo mesi di astinenza e nervosismo. Nel complesso è un dominio multi-dimensionale: si vedono tutti i principi di gioco che Pirlo non è mai riuscito a far esprimere ai suoi ragazzi; ma a sorprendere è sicuramente l'atteggiamento del gruppo, agonisticamente cattivo, mortifero su ogni pallone e aggressivo in ripartenza.   

Juve a due facce, come Harvey Dent: nel secondo tempo scende in campo la parte malvagia

Tutto molto bello e al contempo tutto molto strano, e infatti la ripresa recita un incipit totalmente diverso: Pirlo ci mette del suo, sostituendo l'ubriacante Cuadrado con un Alex Sandro ormai in piena fase di saudade acuta, annullando completamente la fascia destra. Ballardini risponde con la fanteria di prima linea e manda in campo i vivaci Ghiglione e Pjaca, consapevole di poter ribaltare il risultato. E infatti sono 10 minuti di ottima contraerea rossoblu, con una Juventus spocchiosa e incapace di amministrare l'avversario. Pjaca si sente giustamente chiamato in causa e ci ricorda di essere ancora un ottimo calciatore: calcio d'angolo velenoso e Scamacca, imperiale su De Ligt, con un guizzo da trapper la mette dentro, accorciando le distanze. Ballardini ci crede e se la gioca alla Zeman, buttando nella mischia anche l'uzbeko Shomurodov. Ma da qui in poi il boost genoano svanisce e la Juventus, con qualche occasione di troppo sprecata da un nervoso Ronaldo, seppur ad un trotto inferiore rispetto alla prima frazione, la chiude con il subentrante Weston McKennie, che approfitta di una visionaria imbucata in verticale di Danilo, dopo un blackout mentale in copertura di Ghiglione. Il finale è poi un monologo del Ronaldo furioso, nota dolente della gara: gioca la partita nella partita, si ostina a segnare e battibecca con Perin, che sfoggiando un fluente spagnolo, ha il coraggio di chiamarlo "bugiardo" dopo un presunto contatto in cui il portoghese si negava di averlo toccato.

In soldoni, a che punto siamo

Se ci soffermassimo al solo primo tempo, diremmo di aver visto il Bayern ma con colori sociali diversi. Poi il secondo tempo ci riporta sul pianeta Pirlo, con un netto calo sia del gioco che dell'approccio. Ma vincere aiuta a vincere e con ancora 8 gare da giocare, questa Juve in risalita può sicuramente migliorare e tenere sotto scacco il Milan per la seconda piazza della classifica.
Postilla su CR7: chiude la gara gettando la maglia a terra, innervosito per non aver timbrato il cartellino; ultimamente non è brillante, sbaglia giocate abbastanza basilari e sembra alienato dal resto del collettivo. Nervoso, battibeccante, non può di certo pensare solo ai record personali e ai gol, nonostante i 100 in bianconero siano ormai un traguardo vicino. Da bordo campo hanno precisato che il gesto non è stato figlio di un atto irrispettoso, dato che un racchettapalle gli avrebbe chiesto la maglia e lui, di istinto, gliel'ha lanciata, noncurante delle modalità. Ad ogni modo, Cristiano dovrebbe gestirsi meglio e concordare con Pirlo un utilizzo più centellinato, con l'obiettivo di tornare ai suoi soliti, disumani, marziani livelli da "goat".

Salvatore Zarrillo