La Roma è stata costretta ad affrontare il Sassuolo in 10 contro 16. L’Arbitraggio e la sala VAR sono stati indecenti! 
Le lamentele e le polemiche sarebbero inutili ed ingiustificate in un campionato gestito con lo stesso metro di giudizio. I dubbi e le perplessità sorgono quando una sola squadra è sottoposta a cambi di regolamento alternativi.
L’espulsione di Pedro non la commentiamo. Concediamo l’attenuante dell’intensità dei falli visti dal campo e la conseguente impossibilità del VAR di intervenire. Su questo episodio, seppur pieni di perplessità, possiamo accettarlo e passarci sopra. Potremmo anche sorvolare sulla gestione dei cartellini nel primo tempo, seppur discutibile e ricca di arroganza e presunzione, la gestione dei cartellini è insindacabile. Certo, 6 falli commessi non possono avere come conseguenza 4 ammoniti e un espulso. Nonostante tutto questo, anche qui, seppur con rammarico, accettiamo le decisioni arbitrali.
Accettiamo persino l’annullamento del goal siglato da Mkhitaryan. In questo caso però il regolamento non è chiaro. Non si era detto che i contatti di gioco devono essere valutati dall’arbitro poiché al VAR non si può percepire la reale intensità del contrasto? Tutto sommato, eticamente, mi sembra corretto annullare il goal poiché il fallo di Dzeko c’è ed è evidente anche se da regolamento il VAR non sarebbe potuto intervenire. Maresca aveva visto l’intervento e ne aveva valutato l’entità invitando i giocatori a proseguire. La questione sull’uso improprio del VAR è sempre più confusa. Per lo meno quando si parla di Roma.
Evitiamo di commentare l’ammonizione di Mirante e l’espulsone di Fonseca poiché non possiamo sapere in che modo si siano rivolti verso il signor Maresca.

Se fino a qui possiamo (amaramente) accettare la gestione arbitrale, nel secondo tempo non possiamo non pensare ad una malafede. Obiang dopo aver commesso un ingente quantità di falli per tutta la partita, spezzando così il ritmo e interrompendo più di una ripartenza giallorossa, rimane impunito fino al fallo killer commesso sulla caviglia di Lorenzo Pellegrini. Ammetto che l’intervento non risulta cattivo e c’è la volontà di prendere il pallone, ma quando il piede entra a martello in modo così violento, il regolamento parla chiaro: rosso diretto. Il povero Pellegrini sarà costretto ad uscire dal campo a causa di un trauma distorsivo-contusivo. L’intervento viene punito con l’ammonizione e non viene neanche rivisto al VAR. Pochi minuti dopo Spinazzola sguscia sulla fascia e riesce ad entrare in Area, crossa il pallone e  un difensore del Sassuolo respinge la palla con la mano in maniera goffa ed evidente. Una volta sventata la situazione di pericolo e spazzata la palla in rimessa laterale, le telecamere inquadrano il giocatore neroverde che con lo sguardo rammaricato impreca per il tocco con la mano. Il VAR non ci ha pensato neanche a chiamare Maresca al monitor. C’è rammarico perché è evidente che il metro di giudizio è differente da squadra a squadra. Quello è rigore netto.
Ciò che delude di più sono queste parole di Rocchi: "Nella partita di Roma, al di la' di un episodio, ci sono state molte decisioni prese correttamente dall'arbitro. Ma quando le decisioni non sono giuste al 100%, ci si focalizza su quella sbagliata".

Decisioni del genere falsano le partite e alla lunga i campionati. A volte, ammettere i propri errori e assumersi le proprie responsabilità paga molto di più rispetto al giustificare l’ingiustificabile.
Piangersi addosso è inutile e controproducente.
Cerchiamo di capire cosa ha fatto la Roma di buono e perché dovremmo sorridere nonostante tutto.

-L’ATTEGGIAMENTO DELLA SQUADRA
Nonostante l’amarezza per il risultato, dopo Napoli, la risposta caratteriale che si chiedeva è arrivata eccome. Il segnale si è fatto sentire forte e chiaro. La squadra è unita, solida e piena di carisma. Le idee di Fonseca vengono proposte con costanza e dedizione e non si snatura mai il credo offensivo del mister a prescindere dallo stile di gioco dell’avversario. Va sempre ricordato che a questa squadra in attacco mancavano due titolari in grado di fare la differenza: Veretout e Zaniolo. Le incursioni e il dinamismo del francese avrebbero fatto la differenza contro un avversario come il Sassuolo, che ama palleggiare in mezzo al campo. La classe e la prepotenza fisica di Zaniolo le conosciamo tutti e sappiamo che un talento del genere può far male a chiunque.

-IL CLEAN SHEET
Oltre alle due pedine citate sopra, mancavano all’appello anche Smalling e Mancini, baluardi imprescindibili del reparto difensivo Romanista. Inoltre, Kumbulla non era al 100% a causa della positività al Covid negativizzata solamente lunedì. Un clean sheet ottenuto con tutti questi disagi dimostra la qualità e la solidità del sistema difensivo ideato da Fonseca. La linea si muove in modo semplice, armonico e coordinato. Un’organizzazione curata nei minimi dettagli che ha tenuto botta contro una rivale dalla grande prolificità offensiva.

-LA DISCIPLINA DI KARSDORP
Il terzino olandese è uno dei calciatori che lasciato maggiormente il segno. Grinta e intelligenza tattica a disposizione della squadra. Ha saputo garantire un buon equilibrio in difesa ed è stato bravo a sovrapporsi con impegno e tenacia. Qualche piccola sbavatura nelle battute iniziali della gara c’è stata, giusto il tempo di prendere le misure e poi c’è stata un’ottima prestazione.

-LA CRESCITA DI VILLAR
Lo spagnolo si sta rivelando molto più che una semplice alternativa. Grazie alla sua capacità di lettura, le sue geometrie risultano semplicemente perfette per dettare i tempi della squadra ed iniziare la fase offensiva giallorossa. Non era facile prendere in mano il pallino del gioco contro una Sassuolo che fa del centrocampo uno dei suoi punti di forza. Villar ci è riuscito alla grande. Ciò che spicca della sua prestazione e che non ci si aspetta sono i suoi movimenti senza palla. Abile a farsi trovare tra le linee per ricevere il pallone e ancor di più a coprire le linee di passaggio avversarie. Fare filtro tra centrocampo e difesa non è mai un compito semplice, Villar è stato fenomenale.
Siamo delusi e tristi per le ingiustizie ricevute ma dobbiamo assolutamente concentrarci sulle note positive.

“Se sei triste, non puoi essere fortunato.”
Questa è unna splendida frase del nostro Mkhitaryan. Un mantra che dovrebbe essere utilizzato come linea guida per mantenere alta la concentrazione e il benessere della squadra.