Un’intera stagione decisa in soli novanta minuti. È questa la realtà della Roma (ma anche del Siviglia) che ormai da tempo cammina su di un filo sottile che delimita una stagione (quasi) fallimentare da una stagione da raccontare ai posteri.
Due punti estremi che questa sera troveranno risposte al termine della finale di Europa League, dove la Roma capirà quale giudizio dare alla stagione e soprattutto da chi sarà guidata nel prossimo futuro.

In realtà la parola fallimento è un po' troppo forte ed ingiusta verso Mourinho, anche perché numeri alla mano la Roma sta ricalcando lo score della passata stagione (se la Roma dovesse vincere l’ultima di campionato terminerebbe la stagione a 63 punti come nella passata annata) con una finale Europea ed il sesto posto in classifica (oltre all’eliminazione precoce in Coppa Italia) e in ogni caso dei punti positivi sulla seconda stagione sotto la guida del vate di Setúbal ce ne sono come il grande rapporto tra tifosi e squadra (sold-out ormai scontati all’Olimpico),la valorizzazione del settore giovanile,la crescita di alcuni giocatori (come Zalewski e El Shaarawy) e soprattutto la grande mentalità europea che ha permesso ai giallorossi di giocarsi la seconda finale consecutiva in Europa nonostante il salto tra Conference ed Europa League.

Naturalmente ci sono anche aspetti negativi a partire dalla mancata qualificazione alla prossima Champions o comunque alla mancata lotta per il quarto posto visto che ormai da tempo i giallorossi hanno tirato i remi in barca puntando tutto sull’Europa League.
C’è poi il discorso nervosismo con la panchina della Roma che ormai prende almeno un’ammonizione a partita e quello infortuni con i tanti problemi muscolari che hanno spesso costretto Mourinho a soluzioni d’emergenza come Cristante difensore centrale (ruolo già svolto in passato ma certo non incline alle proprie qualità) o Bove utilizzato come tappabuchi per coprire le varie assenze in ruoli diversi dalla mezzala. Giudizio a parte merita il discorso del gioco finito al centro delle critiche con Mou accusato di non dare un’identità precisa alla squadra e di puntare solo sulla tenuta difensiva come dimostra la gara di ritorno contro il Leverkusen dove la Roma si è occupata solo di difendere il minimo vantaggio creato nel match d’andata. In realtà la tenuta difensiva della Roma è figlia di una grandissima organizzazione di squadra dove ogni giocatore si muove con sincronia in modo da far funzionare la squadra come un orologio svizzero.
Anche la bravura sui calci piazzati è figlia dell’organizzazione, non è certo casualità se la Roma spesso segna da azione da fermo. In poche parola la Roma gioca solo che lo fa con un impianto un po' anacronistico (che nei fatti non si discosta poi molto da quanto offerto dall’Inter super vincente del 2010) e che rispetto al passato si nota di più solo grazie ai tanti allenatori definiti giochisti che stanno arrivando in Serie A (da Dionisi a Zanetti da Palladino a Italiano).

Come detto la vittoria in finale di Europa League sposterebbe di molto il giudizio sull’annata visto che permetterebbe ai giallorossi non solo di arrivare nell’Europa dei grandi ma di farlo con una coppa tra le mani (che tra l’altro garantirebbe la prossima finale di Supercoppa europea) e in prima fascia ai sorteggi cosa questa che andrebbe quasi ad oscurare quanto fatto dai cugini biancocelesti che sì sono alla prossima Champions ma dovrebbero partire dalla terza fascia e soprattutto senza una coppa da alzare al cielo.

Una finale che sposta i giudizi e che tra le altre cose mette in scena un vero e proprio scontro tra titani, visto che da una parte c’è mister finale Mourinho e dall’altra la squadra padrona per eccellenza dell’Europa League: il Siviglia. Anche per gli spagnoli la vittoria finale potrebbe dare un senso ad una stagione nettamente al di sotto delle aspettative. Dopo il quarto posto della passata stagione gli andalusi hanno dovuto fare i conti con una prima parte di stagione così complicata tanto da trovarsi addirittura in zona retrocessione.
Per evitare problemi la società si è prima affidata a Jorge Sampaoli (cavallo di ritorno) e poi visti i miglioramenti pari a zero ha deciso di puntare su Mendilibar tecnico esperto alla prima occasione in una big del campionato. La sua gestione non solo ha permesso al Siviglia di scalare la classifica (ad una giornata dalla fine il Siviglia è ancora in corsa per un posto nella prossima Conference) ma anche di tornare in finale di Europa League dove gli spagnoli hanno la possibilità non solo di qualificarsi alla prossima Champions (facendo diventare così solo un ricordo lontano il pessimo inizio di stagione) ma anche di migliorare il record di vittorie nella seconda competizione europea (andrebbero a sette).

A livello di formazioni entrambi gli allenatori arrivano alla partita con alcuni dubbi che saranno risolti solo a ridosso dell’incontro. In casa Roma Mourinho dovrebbe puntare su Rui Patricio tra i pali con il trio difensivo composto da Mancini, Smalling (pienamente recuperato) ed Ibanez anche se nelle ultime ore avanza prepotentemente la candidatura di Llorente che dopo un inizio da desaparecidos si è piano piano imposto nelle rotazioni tanto da prendere anche il posto del difensore brasiliano colonna della retroguardia giallorossa che però un po' troppo spesso perde la bussola (soprattutto quando la posta è alta).
In mezzo al campo spazio al duo Cristante-Matic (capace di dare qualità e quantità) con Celik a destra (sembra in vantaggio su Zalewski) e il rientrante Spinazzola a sinistra. Davanti alle spalle di Abraham ci dovrebbero essere capitan Pellegrini ed El Shaarawy con il secondo in ballottaggio con Wijnaldum. La scelta tra i due condizionerà probabilmente l’intero piano di gioco visto che in caso di spazio ad El Shaarawy la Roma potrebbe puntare più sulle fasce (sfruttando anche Spinazzola) mentre in caso si punti sull’olandese allora la Roma potrebbe virare più su di un gioco centrale.
Per il Siviglia, invece, mister Mendilibar dovrebbe schierare la sua squadra con il 4-2-3-1 con Bono tra i pali e la linea difensiva formata da Navas,Badè (che però sarebbe a rischio per via di un infortunio rimediato nella rifinitura), Gudelj e Telles (al posto dello squalificato Acuna). In mezzo al campo spazio a Rakitic e Fernando con il trio Ocampos, Torres e Gil alle spalle di En-Nesyri (fuori gli “italiani” Gomez,Suso e Lamela).

La palla ora passa al campo che tra poche ore stabilirà se la stagione della Roma è positiva o meno e se i giallorossi continueranno con Mourinho, oppure dovranno allontanarsi dopo solo due anni di lavoro.