Non ha fatto nemmeno in tempo a mettere mezzo piede in Italia che già era scoppiato un putiferio: a furor di popolo (giallorosso) si alza il grido ''Noi Olsen non lo vogliamo''.

Calma gentile pubblico, calma. Sarà pur vero che Olsen non è e probabilmente non sarà mai (data l'età) all'altezza di Alisson, ma è anche vero che si tratta di un portiere di tutto rispetto.
Dopotutto Robin Olsen, 28 anni, è pur sempre Nazionale svedese - peraltro titolare - e bene ha figurato nel Mondiale di Russia appena conclusosi. Pulito negli interventi e solido nella presa può a mio parere inserirsi bene in una realtà di quasi Primo Livello quale è la Roma.

Certo, se si pensa al portiere che c'era prima (Alisson) o ancora a quello prima di lui (Szczęsny) è naturale un po' di disappunto. Diciamo pure che in questi anni i tifosi giallorossi si sono trattati in quanto a portieri con un menù da palato fino.
E tuttavia forse non bisogna essere così negativi per l'arrivo del buon Robin. D'altronde all'arrivo dello stesso Alisson molti erano i tifosi che si lamentavano di questo ''signor nessuno''. Dare già ora giudizi definitivi è, oltre che difficile, ingiusto nei confronti del portiere svedese. Chi è romanista si affidi alle innegabili capacità di Monchi, sperando che con questo acquisto in porta replichi quanto di buono fatto l'anno scorso con Undër in attacco.

Ovviamente questo discorso non significa zittirsi o privarsi della possibilità di esprimere il proprio pensiero, la propria opinione, tutt'altro.
Per fare un solo esempio, questo affare suscita non pochi dubbi e perplessità, soprattutto se confrontato con quello della Juventus. Sto parlando del 'colpo Perin'.

Beninteso che vendere Alisson (un portiere! Lo sottolineo) a certe cifre era non solo conveniente ma addirittura quasi doveroso, e che la Roma sicuramente di 70 milioni ricavati non ne avrebbe reinvestiti 50 nello stesso ruolo, non si comprende tuttavia come mai la società capitolina alla quasi parità del prezzo del cartellino (11,5 milioni contro 12) abbia preferito lo svedese all'italiano.

Poche ciance ma essenziali: Perin è giovane, ha molta esperienza, è molto bravo, ha carisma e carattere, soprattutto è da sempre tifoso giallorosso. Pareva avere un curriculum perfetto per fare il titolare a Roma.
E invece è andato alla Juventus, come si dice dalle mie parti senza fare né a ne bà (senza indugiare). Vero è che quello della Juve è un treno che passa una volta sola nella vita. È il non plus ultra delle società che il calcio italiano oggi può offrire: facile pensare che Mattia, facendo una scelta professionale, abbia scelto Torino ad occhi chiusi, conscio della presenza di un certo Szczęsny ma convinto di potersi giocare tutte le proprie carte.

Quali siano le reali ragioni del non interesse (?) della Roma nei confronti dell'ex capitano del Genoa probabilmente non le sapremo mai.
D'altronde è vero che noi poveri mortali non conosciamo che la classica punta dell'iceberg di una trattativa, delle reali motivazioni che portano un giocatore a scegliere una squadra piuttosto che un'altra e viceversa. Ma tralasciando questo, ragionando da appassionato di calcio - e quindi in modo semplice e lineare, lontanissimo dal modus cogitandi degli addetti ai lavori - Perin a certe cifre (12 + bonus) avrebbe rappresentato la soluzione forse ideale per la Roma.

Comunque sia, quel che poteva essere non è stato e quello che è stato ora è: lo svedese Olsen è il nuovo portiere titolare della Roma. Sarebbe stato meglio Mattia?
Chissà che il buon Robin non ci convinca del contrario. Solo... diamogli tempo.