Nonostante sia arrivata una vittoria nel derby, la Juventus ancora non ha convinto, la crescita a livello difensivo mostrata contro i campioni d'Europa e nella stracittadina non può bastare per dichiararsi soddisfatti, perchè la Vecchia Signora per lunghi tratti non è esistita.
Sono ormai tre anni, se non qualcosa di più, che si fatica a vedere una Juventus organica e fluida, capace di interpretare le fasi di possesso con tranquillità e senza grossi problemi nel dominare avversari di caratura inferiore.

Il primo tempo contro il Torino, squadra che mi permetto di definire modesta, ha mostrato esattamente ciò di cui sto parlando: la Juventus non è difesa e contropiede, bensì "difesa (forse) e poi speriamo che me la cavo". Dare la colpa a Massimiliano Allegri è facile e francamente ingeneroso ed è il momento di accantonare simpatie ed antipatie personali e rendersi conto che tre allenatori estremamente differenti hanno vissuto le medesime difficoltà, faticando a dare un'identità propositiva a questa rosa e a mio avviso il motivo è tanto evidente quanto sconfortante: la rosa bianconera è attualmente una delle peggio assortite della Serie A.

Si è parlato tanto del centrocampo da ricostruire, ma è comunque incredibile assistere ogni volta ad una squadra che non solo non riesce a gestire il pallone con serenità, ma utilizzando una definizione più "da bar", spesso e volentieri non è capace di mettere in fila tre passaggi di seguito. Proporre calcio con una rosa del genere è del tutto impossibile e basta una semplice analisi del centrocampo per rendersene conto. L'unico vero palleggiatore in rosa è Arthur, che però non è un regista. L'unico a poter essere impiegato come vertice basso è Locatelli che rende meglio come mezzala a dire il vero, Bentancur e Rabiot sembrano spesso fuori dal gioco e le poche folate del francese non possono giustificare interi spezzoni di partita in cui sembra pensare a tutto tranne che al pallone mentre l'uruguagio ha subito una vera e propria involuzione nel corso delle ultime stagioni e risulta spesso troppo statico e timido per poter incidere. Per McKennie e l'acciaccato Aaron Ramsey il discorso è ancora più elementare: il primo è totalmente incapace in tutte le mansioni che prevedano un trattamento del pallone degno di un giocatore di vertice, limitandosi a correre come un forsennato e dare quantità. Il secondo non solo è costantemente infortunato ma è sempre apparso come un pesce fuor d'acqua nel contesto italiano. Detto questo, appare evidente come per qualsiasi guida tecnica sia impossibile garantire una Juventus votata al possesso e alla gestione delle partite e le responsabilità vadano cercate altrove.

Nello specifico, Paratici è stato allontanato dopo diverse sessioni di mercato sempre alla ricerca dell'occasione in cui la parola programmazione è stata accantonata e il presidente Agnelli ha forse concentrato troppe forze nelle sue battaglie politiche. Il risultato è però tragicomico e come se non bastasse la situazione in mezzo al campo, appare anche evidente la mancanza di un bomber di razza. Se Morata è abilissimo nel creare spazi non lo è altrettanto nel garantire 20/25 gol stagionali, cifre che un bomber di alto livello deve saper raggiungere. E discorso ben peggiore va fatto per Moise Kean, a mio avviso né carne né pesce, un giocatore semplicemente inutile a qualsiasi squadra di altissimo livello. L'acquisto di Locatelli sembra a tutti gli effetti un ottimo punto di partenza, ma non può di certo cambiare il volto di una squadra così male assortita e a tratti persino spenta e demotivata. Sarebbe opportuno continuare su questa linea, evitando acquisti affrettati a parametro zero, regalando ingaggi faraonici a giocatori solamente discreti, e riportando il focus su campo e programmazione senza farsi trascinare dalla volontà di ingaggiare un giocatore quasi esclusivamente per la sua popolarià globale che però mai ha sposato la causa bianconera (Cristiano Ronaldo).

Se la parola programmazione tornerà ad essere al centro del progetto sportivo allora si portà rivedere una buona Juve nell'arco di un paio di stagioni, ma fino ad allora ritengo sia il caso di evitare di incolpare un tecnico che di certo non può fare miracoli e giustificarsi dietro ad un passivo di bilancio che in questo periodo storico caratterizza molte squadre europee di vertice.