Partiamo dall’episodio chiave dell’incontro.
Parejo si imbuca in area e Rabiot, che avrebbe dovuto seguirlo, si ferma e guarda il pallone. Non sappiamo bene il perché, ma il francese si disinteressa del regista ex Valencia e fissa il pallone senza un apparente motivo. In questa dormita clamorosa del mediano bianconero si può scovare la sintesi dell’andamento generale delle ultime tre stagioni della Juventus, squadra di certo non debole ma che fatica tanto a tenere il passo delle grandi e spesso e volentieri si avventura in improbabili débacle anche contro avversarie meno quotate, persino in Champions League.

La prima frazione della squadra di Allegri, escluso il palo colpito da Lo Celso causato da una leggerezza dell’ottimo Danilo, è assolutamente positiva. Non solo il gol lampo di Vlahovic ha spianato la strada ai bianconeri, ma la scelta del tecnico toscano di avvicinare Danilo e Sandro a De Ligt e tenere larghi Cuadrado e De Sciglio ha consentito alla Juventus di creare la giusta densità in fase di contenimento, chiudendo tanti preziosi spazi che agli spagnoli sarebbero serviti per rendersi pericolosi. Da segnalare anche la vivacità di Weston McKennie e il notevole supporto difensivo di Alvaro Morata, sempre disponibile al sacrificio.

Il copione, nella seconda frazione di gioco, cambia tanto quanto basta per creare i presupposti per il pareggio del sottomarino giallo. La Juventus si schiaccia troppo e non sembra avere più il controllo senza palla come è invece apparso nel primo tempo, e la gravissima disattenzione di Adrien Rabiot fa il resto.
La sostanza dell’incontro, a mio parere, è tutta qui. Vlahovic isolato e Juventus davvero troppo remissiva, eppure gli spagnoli non davano l’impressione di essere così pericolosi in fase propositiva.

Ora, non faccio parte della corazzata #AllegriOut, tantomeno mi reputo uno dei molti spettatori ammaliati dal possesso palla e da statistiche che poco hanno a che fare con l’obiettivo di qualsiasi squadra, la vittoria. Devo però sottolineare l’eccesiva timidezza degli uomini guidati da Max Allegri, ad un certo punto letteralmente schiacciati dal Villarreal di Unai Emery, un atteggiamento non soltanto non necessario ma anche controproducente.
Nella loro storia recente i bianconeri hanno potuto e dovuto proporre un calcio basato sulla solidità difensiva durante i fasti del trio Barzagli-Bonucci-Chiellini, e l’hanno fatto non per motivi ideologici, non per una fissazione del tecnico per il gioco difensivo, bensì per una necessità chiara ed evidente: la Juve non era alla pari con le big del continente ma disponeva di un terzetto difensivo strepitoso e perfettamente amalgamato, capace di resistere agli assalti avversari restando arroccati nella propria area di rigore per lunghe fasi di gioco.
Ebbene, questo è il passato. I bianconeri non possono più permettersi tale lusso e dovrebbero accuratamente selezionare le porzioni di partita nelle quali il suddetto atteggiamento, talvolta iper-difensivo, sia effettivamente possibile, alternandolo a fasi di controllo palla al piede con baricentro più alto. La lettura delle partite, in special modo le più importanti, è sempre stato un punto di forza dell’attuale tecnico della Vecchia Signora, ed è dunque lecito aspettarsi delle letture e delle analisi attente e di qualità da parte dell’allenatore toscano.
Forse, anche lo stesso Allegri ha un poco sopravvalutato i suoi stessi calciatori, ma sono convinto che con una attenta gestione delle fasi di gioco la Juventus possa raggiungere i quarti di finale di Champions League ed ottenere una cruciale serie di vittorie in campionato, così garantendosi la partecipazione alla massima competizione europea per la prossima stagione.

Qualche piccolo accorgimento tattico e di formazione unito, si spera, al recupero degli infortunati più determinanti (tra cui dopo ieri sera bisogna, purtroppo, aggiungere anche il texano McKennie) dovrebbero contribuire a rendere la stagione dei bianconeri positiva o quantomeno sufficiente.

 

Giovanni D.