La stagione 2022 di MotoGP e WSBK è cominciata da poco, ma è già possibile trarre degli spunti da ciò che è accaduto e farsi un’idea dell’andamento dei due campionati. In entrambe le serie non è ancora emerso un leader definitivo ed il comando di Fabio Quartararo ed Alvaro Bautista appare tutt’altro che blindato.

- MotoGP

Nonostante le lamentele di inizio stagione indirizzate verso lo sviluppo insufficiente della Yamaha M1, è proprio il campione in carica, Fabio Quartararo, a comandare la classifica dopo i primi sei appuntamenti di questo 2022. La vittoria in Portogallo ed i secondi posti in Spagna ed Indonesia consentono al francese di guidare la classifica piloti, anche in virtù di un grande equilibrio emerso tra i concorrenti. La vittoria di Francesco Bagnaia, ad esempio, arriva dopo una prima parte di stagione estremamente sottotono ed è dunque ancora prematuro parlare di rimonta, visto e considerato l’importante ritardo in termini di punti (-33 rispetto a F. Quartararo). Le belle prestazioni di Aleix Espargaro gli sono valse la prima vittoria in assoluto per l’Aprilia e per se stesso in MotoGP, oltre ad un ottimo e poco prevedibile secondo posto nella graduatoria mondiale, definire lo spagnolo un contendente al titolo sembra però azzardato seppure non sia affatto da escludere che riesca a portare a termine la miglior stagione della sua carriera, d’altronde il rapporto con Aprilia prosegue da anni e la moto è stata sviluppata seguendo per filo e per segno le indicazioni di Aleix.

Oltre alla lotta per il titolo ritengo degne di nota due notizie: la prima è più un’osservazione a dire il vero, e riguarda il pluri-iridato Marc Marquez. Il #93 è ancora alle prese con i postumi del gravissimo infortunio che ha colpito la spalla ed il braccio del fuoriclasse spagnolo proprio ad Jerez nel 2020, ma la grinta e la cattiveria dei bei tempi sembrano non mancare mai. Marc ha combattuto strenuamente con Jack Miller, riuscendo a conquistare un buon quarto posto e mancando il podio per un errore all’ultima curva, riuscendo miracolosamente a non cadere con un salvataggio “dei suoi”. Proprio questa capacità di lottare ed il salvataggio in extremis ricordano il Marquez in piena forma degli anni passati, e la speranza di vederlo in buona salute come un tempo è ancora viva. Il catalano ha a più riprese definito la nuova Honda una moto diversa e non adatta al suo stile, dal momento che i tecnici HRC hanno preferito sviluppare una moto meno estrema e più guidabile per gli altri piloti, che però si stanno dimostrando ancora una volta non in grado di lottare per la vittoria. Indipendentemente dalle simpatie non è di certo positivo per la Motogp tutta il fatto che il fuoriclasse di questa generazione sia frenato da un problema fisico e sarebbe una buona notizia rivederlo ad altissimi livelli come riusciva ad essere prima del 2020.

La seconda notizia, invece, è un vero e proprio fulmine a ciel sereno. L’addio di Suzuki, poco tempo dopo aver firmato un accordo quinquennale con Dorna, ha scosso l’ambiente. La casa di Hamamatsu ha deciso durante la giornata di ieri di abbandonare la categoria proprio come nel 2012. Indubbiamente il periodo non è dei più floridi, e non mi riferisco alla situazione sportiva. Tra lockdown in Cina, guerre, e postumi della pandemia globale non è di certo una fase storica nella quale le aziende sono propense ad investire grosse somme di denaro senza un ritorno economico o d’immagine garantito. Evidentemente in Suzuki si è ritenuto che il gioco non valesse più la candela e nonostante la vittoria iridata del 2020 si è optato per l’abbandono. Di conseguenza, Joan Mir e Alex Rins diventano immediatamente due nomi ambitissimi in sede di mercato, con il primo che sembra indirizzato in HRC al posto di Pol Espargaro, mai in grado di brillare in sella alla Honda.

- Mondiale Superbike

Tra le derivate di serie lo spettacolo non è di certo mancato, ed i tre favoriti si sono dimostrati due spanne superiori agli altri piloti. In particolare Rea (Kawasaki) e Bautista, in sella alla sua Ducati, si sono dati a più riprese battaglia sia nei tre round ad Aragon che nei Paesi Bassi. Il campione in carica Toprak Razgatlioglu è sembrato leggermente in affanno e si è reso protagonista di un clamoroso incidente che ha coinvolto anche Rea in gara 2 ad Assen, consegnando una facile vittoria allo spagnolo della Ducati che con tre vittorie si piazza davanti a tutti in classifica, almeno per il momento.
Vedere Bautista volare sulla Ducati non è di certo una novità, ma le numerose cadute durante la sua precedente esperienza in sella alla moto di Borgo Panigale sono costate carissime, impedendogli di vincere il titolo a vantaggio del solito Rea. Il Bautista di questa stagione sembra maturato e lo è anche la sua moto, come se l’esperienza negativa in Honda gli abbia regalato più benefici che danni. Il binomio tra lo spagnolo e la casa italiana sembra promettere bene ma solo il prosieguo della stagione potrà dire se ci troviamo di fronte ad un Alvaro più preciso, stabile e dunque migliorato oppure se continuerà ad essere sin troppo simile e comparabile al 2019.