Dopo giorni di voci e rumors, è stata confermata l'indiscrezione che circolava sul web lanciata dal Telegraph circa l'addio tra Antonio Conte e il Tottenham, concretizzatosi mutualmente il 26 marzo, dopo una serie di risultati non ottimali ed in generale un amore tra il mister salentino e l’ambiente londinese mai sbocciato definitivamente.

Sedutosi sulla panchina degli Spurs il 2 novembre 2021 a stagione in corso al posto dell’allenatore portoghese Nuno Espirito Santo, ha da subito improntato il suo marchio sulla squadra, revitalizzando alcuni giocatori la cui carriera stentava a decollare (pensiamo agli ex juventini Kulusevski e Bentancur) e ottenendo immediatamente risultati convincenti, conseguendo il record di miglior allenatore della storia del Tottenham per striscia di partite consecutive da imbattuto nelle prime sette giornate (4 vittorie e 3 pareggi), superando i predecessori Jacques Santini e Tim Sherwood e riportando in poco piu di due anni Kane e compagni di nuovo in Champions League, dopo 3 anni di assenza dopo la parentesi Pochettino.

La bravura e la tenacia del mister salentino non è stata mai messa in discussione, mostrandosi nel corso degli anni un allenatore capace di rispettare gli obiettivi prefissati dalla società che lo ingaggia, ma la cui tempra e personalità spesso va in contrasto con l’ambiente o la società stessa. Antonio Conte d’altronde ha potuto sempre difendere la propria posizione a fronte dei risultati vittoriosi riportati nelle sue esperienze. Difatti, sia alla guida di Juventus e Inter, che alla guida del Chelsea, ha sempre portato le rispettive squadre alla vittoria del campionato, a cui spesso però non sono seguiti altrettanto successi in campo internazionale, uno dei fattori imputabili alla sua gestione sia in Italia che all’estero.

L’ultima stagione alla guida del Tottenham è stata contraddistinta da diverse tensioni, derivanti da un ambiente molto esigente ma che a detta dell’allenatore salentino privo di giocatori d’esperienza, non abituati a giocare per obiettivi di spessore e la cui indisciplina era talmente evidente da metterlo in difficoltà nella gestione quotidiana del gruppo (prova di questa tensione crescente anche lo sfogo di Richarlison, che si lamentava di giocare poco).
A queste frasi sono seguite ulteriori dichiarazioni di mister Conte rivolte al presidente degli Spurs Daniel Levy, dopo il pareggio esterno per 3-3 contro l’ultimo Southampton, reo a suo dire di aver investito tanto in 20 anni di presidenza ma di non aver vinto nulla.

Non è la prima volta che Conte prende posizione contro la sua società o espone a gran voce le sue esigenze o pensieri. Citiamo la famosa frase ai tempi della Juventus “Non posso pretendere di mangiare in un ristorante da 100 euro con dieci euro”, con riferimento all’impossibilità di competere a grandi livelli con una squadra tecnicamente inferiore rispetto alle superpotenze europee o ancora quando interruppe il suo rapporto con la Juventus stessa per divergenze di mercato, come il mancato acquisto di Juan Cuadrado.
Conte persegue le sue ideologie e l’etica del lavoro viene sempre al primo posto, anche se a costo di esse deve tradire un vecchio “amore”, come accadde nel 2019 quando accettò la corte dell’Inter dopo la parantesi da CT della nazionale italiana, suscitando le ire funeste dei tifosi juventini e ricevendo accuse circa la sua fede, alle quali rispose a tono con non poche polemiche.

Antonio Conte è così: schietto, velenoso, pungente, ma vincente.

 Lo puoi odiare o amare, ma resta uno degli allenatori piu bravi nel panorama internazionale, chiede tanto perché restituisce tanto ed è certo lo scenario di battaglia per ingaggiarlo nell’estate 2023, magari emigrando in un paese nel quale ancora non ha dimostrato la stoffa da guerriero e condottiero che lo contraddistingue.