Se è mosso da precoce intelligenza, un bambino che fa i capricci pretendendo un qualcosa dai genitori non si limiterà a piangere e a gridare, ma - come ha fatto ieri sera Conte a San Siro - cercherà di dimostrare, con l'evidenza dei fatti e circostanze inoppugnabili, che quel qualcosa gli è immediatamente e assolutamente necessario e anzi indispensabile per vivere.
Se è un nuovo giocattolo l'oggetto dei suoi desideri, cercherà di convincere mamma e papà che il suo vecchio balocco preferito si è rotto e non funziona più, è diventato pericoloso ed inquina l'ambiente. Se la piccola peste è veramente furba e maliziosa, come i pediatri e gli psichiatri infantili oggi tendono spesso a sospettare, di nascosto inizierà allora a scassare e demolire pian piano il trastullo che lo ha stufato, per dimostrarne razionalmente la stupida bruttezza, la banale inutilità ed il danno incipiente per un'incolpevole utenza. Se viceversa l'obiettivo delle sue rabbiose volizioni infantili è un alimento, un dolcetto, una delicatezza, proverà a mostrare in famiglia sintomi di inappetenza, denutrizione, carenza ipoglicemica. Più il bambino è intelligente e viziato, più può diventare cinico, sleale e spregiudicato. Si conoscono i casi di mocciosi infregoliti da qualche estemporanea vogliuzza che durante i loro rivendicativi capricci affondano i dentini nelle labbruzze, le unghiette nelle braccia e qualcuno addirittura simula di sbattere la sua testolina al muro, solo per drammatizzare la situazione. Marotta conosce benone il suo Andonio e - almeno fino ad un certo punto - ne apprezza pure la rabbiosa determinazione con la quale persegue il successo, senza tema di assumere scelte, posizioni, atteggiamenti estremi e ai limiti dell'autolesionismo non molto diversi da quelli testè illustrati e scientificamente accreditati al bimbo capriccioso che - se molto intelligente e molto viziato - è in grado addirittura di precostituire le condizioni e le situazioni di difetto, di penuria, di carenza, di bisogno, sulle quali impostare - non senza i pianti, gli strepiti e le urla - le spasmodiche ed improcrastinabili esigenze che prospetta ai suoi genitori nell'agghiacciande drammaticità di una asfiassiante mancanza di ossigeno in un ambiente chiuso.

                               Un incanaglito piccolino prepotente non dà alcuna importanza, alcun peso, alcun credito, alla comprovata indigenza economica della famiglia. L'irreperibilità riscontrata nei negozi e nei centri commerciali di quello che chiede, sollecita, pretende e impone ai genitori, non lo dissuade minimamente. Non lo placa. Non lo zittisce. Ed anzi, più è rara quella merendina, quel paio di scarpette, quell'aggeggio elettronico che vuole e pretende, più rabbiosa sarà la sua richiesta. Seppur "gattonando", viceversa, un esemplare di teppista-consumista ancora in fasce è stato fotografato da un èquipe di ricercatori nelle campagne leccesi, mentre di notte buttava via nel secchio delle immondizie le merendine tenute in casa al solo scopo di chiederne delle altre la mattina seguente ai genitori di tutta un'altra marca, perchè sgradevoli al palato, rinsecchite, scadenti, cattive. Situazioni dello stesso tipo sono state documentate tra i bambini di Bari, Siena, Arezzo, Bergamo, Torino, Londra e di recente anche a Milano. Si sa di piccole pesti che a colpi di forbici avrebbero distrutto le loro scarpette da ginnastica, per ottenerne di nuove e di altre di marca diversa. Analoghi riscontri clinici riguardano bambini che sono saltati rabbiosamente sull'Ipad, sul tablet, sul telefonino, sull'Ipod, per renderlo inutilizzabile e farselo sostituire.

                                                                                                                                                                                                                                                                             Ieri sera, per caso, ho visto in televisione Inter-Fiorentina con un amico che fa lo psichiatra infantile in una importante struttura pubblica qui a Roma. Già guardando le formazioni e poi le prime battute della partita, mi è saltata alla mente una serie di pensieri. "La difesa è fragilissima, impostata com'è su quel giovane Bastoni, che al centro di un reparto arretrato ha fatto solo un paio di partite con l'Under 21. La Viola punta su un contropiede velocissimo e il povero Alessandro se la vedrà bruttissima. Oltretutto - ho spiegato al mio amico, interista pure lui, ma meno informato ed appassionato di chi scrive - D'Ambrosio non è mai stato una freccia di velocità. Aggiungici che Kolarov è un vecchio terzino sinistro in disarmo e adattato alla bell'e meglio come semicentrale di sinistra e immagina quali pericoli dovrà correre questa  sera questo illogico, traballante e sgangherato assetto della nostra difesa". Il mio amico ha fatto cenno di aver capito, ma pochi attimi dopo mi ha riempito di soddisfazione. Infatti al goal di Kouamé mi ha guardato sbalordito: "Tito tu lo avevi detto, come hai fatto a saperlo che la difesa interista era così fragile, lenta e malmessa?". Non ho risposto e ho continuato il mio ragionamento - con l'Inter già in svantaggio - constatando quanto giocasse male e si muovesse male la mia squadra del cuore. "Guarda - ho detto al mio amico - ti ricordi come giocava bene qualche anno fa in attacco il croato Perisic?". Il mio amico ha assentito ed ha pure osservato come - nell'insolita veste del laterale - Perisic soffrisse le sgroppate di un'ala vera e insidiosa come Chiesa. "Scusa Tito - mi è stato chiesto a quel punto - ma perché mai un allenatore eccezionale come Conte schiera Perisic come un terzinaccio qualsiasi?". Non ho saputo rispondere, ma ho continuato a riflettere sempre più di malumore.

                                                                                                                    Nel frattempo, si è modificato più volte il risultato. E mi sono rallegrato per avere invitato un medico a vedere la partita con me, dati gli sbalzi di pressione, il fiatone, la tachicardia e gli altri sintomi che l'intensissimo match mi ha indotto ieri sera. Ho pensato però alle difficoltà di Eriksen - ora troppo avanti e poi troppo indietro, sempre servito poco e male dai compagni. Ho visto che Brozo era sfiduciato e mi è parso demotivato, avvilito, depresso, come se fosse stata messa in dubbio la sua persona oltre che il suo ruolo di play nell'Inter. "Quello chi è - ha chiesto il mio amico e quando gliel'ho spiegato mi ha detto: - lo vogliono cedere: è vero?". Poi il mio amico psichiatra infantile si è fatto prendere da una nuova curiosità. "Tito perché non c'è un mediano brutto, tosto, cattivo, aggressivo, con le spalle larghe e con le gambe storte a difesa della nostro reparto arretrato?". Gli ho risposto scherzando: "Gattuso adesso fa l'allenatore a Napoli e comunque giocava nel Milan. Un'altra amministrazione. Il nemico o in ogni caso i cugini. Non farmi incazz...". Poi però ieri sera ho fatto due più due. La difesa senza Skrigno e un'ala come Perisic schierata da terzino. L'algido e biondo prence danese, novello Amleto, al secolo Christian Eriksen, pressoché ignorato dai compagni e isolato da un lato a misurare l'esile raffinatezza delle sue inutili giocate in punta di piedi. Essere o non essere? "Secondo me - ha scherzato lo psichiatra mio ospite - questa sera questo non c'è. Sta da un'altra parte. Forse nel castello di Helsinore nella sua Danimarca....".

                                                                                         Nel mentre la Viola si era portata in vantaggio e smoccolava come uno scaricatore dei mercati generali Tito Tazio ha pensato di riassumere i difetti più gravi della sua squadra: "Manca un laterale sinistro degno di questo nome. Manca un mediano frangiflutti, davanti alla difesa, specie quando il reparto arretrato manca degli elementi qualificanti. Brozovic è demotivato. Eriksen non si è ambientato, non  capisce ancora quello che dovrebbe fare e a questo punto va ceduto". Pensando queste cose ho visto l'Inter segnare per due volte nei minuti conclusivi e vincere - inaspettatamente per me - la partita. Ma ho voluto chiedere comunque al mio amico un autorevole e accreditato giudizio clinico sull'ipotesi che gli ho prospettato. "Vedi, stasera il nostro allenatore voleva dimostrare alla società che non vuole Perisic, ma chiede un terzino sinistro, di sua assoluta fiducia, come Emerson Palmieri. Pretende un mediano difensivo davanti alla difesa e lo ha identificato in 'Ngolo Kantè. Vorrebbe disfarsi di Erikson e di Brozovic perché non li stima né come calciatori né forse come uomini. Che ne pensi dottore?". Il mio amico ha sorriso e con molto piacere si è sentito chiamato in causa per le sue elevate competenze scientifiche, dopo esser stato a lungo trattato come un semianalfabeta, rispetto alle questioni calcistiche. "Fammi pensare un attimo - ha preso tempo il mio amico lo psichiatra infantile - tu mi vuoi convincere che l'allenatore dell'Inter stasera ha deliberatamente sguarnito e indebolito la sua squadra per evidenziarne i persistenti difetti agli occhi della società e per accelerarne così la soluzione con quel paio di acquisti mirati che richiede da mesi?  Interessante questione - mi ha detto - e non lontana dalla psichiatria infantile. I più viziati tra i bambini intelligenti non di rado si fanno del male da soli per ottenere quel che chiedono ai genitori. A questo punto   - mi ha chiesto il mio amico - tu arriveresti ad immaginare che stasera l'Inter avrebbe vinto per sei/sette a zero, se Conte avesse schierato la sua squadra in un altro modo?". A lui ed a chi mi legge rispondo di sì. "Allora l'Inter è allenata da un bambino viziato?" mi ha chiesto ancora il mio amico. "Secondo me sì - ho risposto - ma di immense capacità e intelligenza".