"SENECTUS IPSA MORBUS", dicevano ruvidi e impietosi quegli inflessibili maschiacci dei romani - "La vecchiaia è essa stessa e di per sé una malattia" - che non davano alcuna solidarietà, né attenzione sociale e talora neppure rispetto umano a quei "Cives" che in età avanzata costituivano ormai soltanto un peso in uno Stato dove i cittadini erano chiamati a combattere o a produrre, a lavorare, o quantomeno a servire un padrone o una autorità, con mente sgombra, fisico asciutto, muscoli scattanti e gambe veloci. Però, da questa mentalità nacque la loro infinita ammirazione per quei vecchiacci incanutiti e malfermi sulle gambe - come i senatori Papirio, Appio Claudio, Marco Porcio Catone - che pur avendo superato gli ottant'anni seguitavano le loro battaglie politiche con più veemenza, caparbietà e vigore dei trentenni. Ma nel calcio 37 anni - quelli compiuti da Samir Handanovic, portiere sloveno in forza all'Inter come titolare indiscusso dal lontano 2012 - equivalgono mese in più, mese in meno, grossomodo all'ottantina delle persone normali. E ad un'età simile - salvo importanti eccezioni arrivate a quarant'anni chine su una linea di porta (disprezzando i propri muscoli dorsali ed il benessere dei reni) da presidiare con guanti e ginocchiere da "goal keeper" - le squadre migliori procedono di solito ad applauditissimi e a volte commoventi "cambi della guardia". Nell'Inter, per esempio, vige una antica tradizione in quest'ambito. Spessissimo è toccato al secondo portiere più giovane, infatti, sostituire l'anziano titolare. E al portentoso Ivano Bordon spettò il ruolo che era stato di Lido Vieri, ma che poi lasciò alla sua giovane riserva Walter Zenga, mentre Julio Caesar ereditò da secondo l'incarico del titolare che era stato svolto da Francesco Toldo e Sébastien Frey iniziò a difendere la porta dell'Inter come riserva di Gianluca Pagliuca, prima di sostituirlo come titolare e "Numero 1". Questa sorta di concatenazione di filiera nella quale chi era stato il "Numero 12" diventatava per meriti indiscussi e comprovati il "Numero1" - ma non sempre il vecchio "Numero 1" si spostava  in panchina con il "Numero 12" del secondo portiere ed il ruolo della riserva - ha garantito per anni all'Inter un selettivo ed efficace sistema di "successione al trono" della titolarità di portiere, che, ovviamente, negli ultimi sessant'anni ha avuto anche varie eccezioni. Si sono comperati da altre squadre ottimi portieri come Gianluca Pagliuca dalla Samp e Lido Vieri dal Torino, Giuliano Sarti e Francesco Toldo dalla Fiorentina, Angelo Peruzzi niente meno che dalla Juventus, Samir Handanovic dall'Udinese. E tutti di livello sempre elevatissimo, salvo casi rarissimi di insuccesso, come quello di Sébastien Frey - peraltro, selezionato da giovane in Francia personalmente da Walter Zenga come osservatore e scout - che a dire il vero non sostituì benissimo Pagliuca nel 1998-99 dopo avergli fatto da riserva l'anno prima come "Numero 12" dell'Inter.

Questa premessa così lunga e così storicamente argomentata - nella prestigiosissima tradizione dei "goal keeper" nerazzurri - dovrebbe nelle intenzioni di  chi scrive offrire una quinta ed uno scenario adeguati alla drammaticità tutt'altro che banale della situazione in cui l'attuale portiere titolare dell'Inter Handanovic (attuale solo per modo di dire, giacché è in servizio ininterrottamente dal 2002....) con i suoi gravi errori ripetuti ha spezzato ieri sera a Verona una continuità. Ha frantumato una catena, pressoché ininterrotta da decenni e degna, per lignaggio e prestigio sportivo, di una vera e propria dinastia regale, forte dunque di una legittimazione intrinseca e autoreferenziale fondata sulla tradizione dei Grandi portieri dell'Inter. Cioè, su una narrazione, una storia, una scuola ed uno stile fatti di stabilità, continuità, resistenza, costanza e durata. Forse, per la prima volta nella storia della Beneamata Nerazzurra, ieri venerdì sera nello Stadio Bentegodi dell'Hellas Verona l'Inter ha schierato a difesa della sua porta un giocatore non all'altezza: un portiere palesemente e non solo occasionalmente inadeguato. Samir Handanovic non era malato, non era stanco, non si vedeva in lui alcun turbamento, affanno, imbarazzo. Ma ha compiuto l'ennesimo sfondone - sostanzialmente, ha passato la palla ad un avversario che ha segnato - che poteva costare al suo club una immeritata sconfitta. ATTENZIONE! Sempre a Verona, nel dicembre 2020, il portiere dell'Inter combinò un somigliantissimo "pastrocchio" lasciando andar in goal pure allora il giovane serbo Ilic, che ha ri-segnato ieri. Se questo tipo di gravi infortuni che così spesso colpiscono Samir e - attraverso di lui - l'Undici del Biscione si possono considerare "papere" o "granchi" allora l'anziano portierone sloveno merita l'appellativo di "allevatore" su scala industriale delle une e degli altri. Che si tratti di stress, distrazione o follia, Samir "ferì" con i suoi passaggi sbagliati per ben due volte la sua squadra nel settembre del 2020 contro il Benevento a San Siro "regalando" due gol all'attaccante ospite Caprari. Inutile ed anacronistico andare a cercare motivazioni inconsce nella grottesca generosità con la quale oramai da anni quel che fu uno dei migliori in assoluto tra i portieri nerazzurri "concede" e "regala" munifico facili occasioni da rete o addirittura gol già fatti alla squadra rivale. Se a Verona potrebbe essere stato un pensierino affettuoso a Giulietta ad intenerire la presa del "keeper" nerazzurro per ben due volte, la modestissima carriera del beneventano Caprari a San Siro potrebbe averlo commosso nel cuore e spinto a regalargli due reti, come fanno le signore bene durante lo shopping, quando allungano un soldino ai mendicanti africani così male in arnese. Ma persino lo stramiliardario Ronaldo - l'Inter giocava a San Siro contro la Juve - ha beneficiato oltre ogni suo merito dell'autolesionistico "raptus" in preda al quale il picchiatello Samir si è fatto cogliere fuori dalla porta dall'asso portoghese e inopinatamente impegnato sui piedi del sorpreso ed incolpevole compagno di squadra Alessandro Bastoni!! La Juve vinse quella partita (era una semifinale di Coppa Italia del febbraio 2021) perché a San Siro un gol glielo regalò il balzano e inaffidabile Samir. Uguali, unanimi, monotone, le maggiori testate sportive titolarono quasi tutte allo stesso modo: "Handanovic follia". Sugli schermi televisivi passò per un attimo l'espressione sconsolata di Skriniar che aveva fino ad allora letteralmente "cancellato" Ronaldo dal campo di gioco. "Samir, ma che hai fatto....?" 

Ebbene, venerdì sera di nuovo a Verona e sempre con l'allampanato sloveno a difendere la porta, l'Inter si è dimostrata una gran bella squadra di qualità. La difesa ha evidenziato una condizione di efficienza e puntualità negli interventi vicina ad un'imperforabile perfezione. Seppure con qualche limite di affiatamento ed anche di precisione nel fraseggio avanzato e nelle impostazioni - comprensibilissimi dopo due sole partite e appena 190 minuti di gioco di insieme - la mediana ha saputo "coprire" e "tamponare" efficacemente, ma pure proporre iniziative, temi, schemi e tentativi di attacco con una buona continuità di gioco ed una certa quale coerenza di tempi ed allineamenti. Quantomeno discreta è sembrata la prestazione di squadra. E pur con qualche luce e ombra - si è colto qualche appannamento in Calanoglu e in Dzeko - anche i singoli hanno risposto abbastanza bene. Ma in questo quadro sintetico - nel quale sicuramente spicca la straordinaria prestazione vincente di Joaquin Correa che ha segnato due gol spettacolari e inestimabili - si è manifestata nuovamente l'inaffidabilità più assoluta del portiere, che ha rischiato seriamente di compromettere la partita accentuando i nervosismi, le insicurezze, gli errori dei compagni, nonché ritardi, carenze, imbarazzi della squadra, ma innanzittutto il risultato, senza neppure una sola, unica ed esclusiva azione di attacco del Verona che potesse dirsi degna di attenzione. E' l'ennesima volta che il 37enne Samir commette errori del genere. E sia detto con franchezza, non può più essere questo il livello delle prestazioni agonistiche del portiere interista titolare del ruolo.

Chi segue le partite dell'Inter (negli anni le partite con la Juvents sono state un lunghissimo Calvario d'incertezze, gol sul primo palo, errori di piazzamento, uscite non fatte, deviazioni seguite malinconicamente in gol, malintesi con i difensori, traiettorie di calci d'angolo finite sulle teste degli avversari senza sporgere neppure un mignolo dalla linea di porta...) con più continuità e costanza sa benissimo che la "papera", il "granchio", la "cappella" di Samir è in agguato in ogni iniziativa avversaria. Ma persino quando gli avversari non ci sono neppure, da quelle parti, perché non è affatto infrequente che lo sloveno - invece di calbrare bene un passaggio a un compagno vicino, per far ripartir l'azione - finisca invece per spararagli una violenta pallonata addosso che inevitabilmente può finir tra i piedi di uno degli altri. Fateci tutti caso almeno per un momento. Da quanti anni non si vede più Samir Handanovic uscir dalla porta ed allungare un braccio tentacolare verso la palla durante un calcio d'angolo? Si può dire - oppure si è ingenerosi, prevenuti, ostili e quindi irriconoscenti? - che da quattro o cinque anni almeno Handanovic non esce più dai pali della porta su un corner indirizzato in area? Ma chi - SENECTUS IPSA MORBUS - è in età tanto avanzata da aver visto e goduto le magiche acrobazie di IVANO BORDON, nel covo del Borussia Moenchengladbach nella Coppa dei Campioni nel dicembre 1971, sigillare letteralmente la porta dell'Inter ai rabbiosi attacchi ininterrotti dei tedeschi e persino ad un rigore (strappando entusastica ammirazione sportiva persino al pubblico di casa...) non può accontentarsi dell'attuale situazione. SAMIR non esce mai. SAMIR non esce più! E dire che la nuova disciplina regolamentare che vieta  agli attaccanti in area ogni e qualunque contatto fisico anche lieve con il portiere avversario in uscita, avvantaggerebbe enormemente gli estremi difensori. Bisognerebbe domandare un giorno a WALTER ZENGA - che nei suoi scontri con i "Blancos del Madrid" prendeva ed a sua volta distribuiva calci, gomitate, testate e cazzottoni al bersaglio grosso nelle sue uscite sui "perfidi" Michell, Morientes e Butragueno - quanto prezioso sia un aggressivo portiere "acrobata", "palla di gomma" e "paracadutista", per una squadra determinata a difendere in trasferta, anche dall'arbitro casalingo, un vantaggio meritatamente conquistato in casa. Che se ne fa l'Inter di un portiere che non "esce in presa" - memorabili quelle antiche fotografie in bianco e nero di GIORGIO GHEZZI che con entrambe le mani in un derby giocato nella Beaneamata blocca la palla su un calcio d'angolo ad una altezza di circa 2 metri e mezzo in un gesto sportivo degno di applausi sinceri da entrambe le squadre - e non difende la porta anche con il fisico? Che se ne fa l'Inter, di un portiere che ha smesso in un glorioso passato di fare il portiere come si deve? Vogliamo riesumare la stucchevole e banalissima battuta da Bar Totocalcio degli anni Settanta, quando la bella e sciocca cassiera suggeriva ai giocatori di schedine di sostituire il portiere delle loro squadre preferite " con il moderno citofono"?

E' innegabile, che ultimamente e sempre più spesso Handanovic appaia e si dimostri miope (vede poco?), confuso, distratto, nervoso. Si china raramente e quasi con difficoltà ormai. I suoi peggiori "numeri da avanspettacolo" - quando sembra non aver la voglia di buttarsi su quei tiri che gli passano accanto (oppure, anche e persino sul primo palo più vicino e che è chiamato a presidiare pure con la pancia....!) e lui "battezza fuori", salvo seguirne deluso la traiettoria diretta invece in un angolo della rete - terrorizzano e scandalizzano il tifoso. C'è chi ricorda al proposito un goal a Cagliari dell'isolano Sottil nel dicembre 2020, che Samir guardò infilarsi nella porta dell'Inter senza muovere una ruga del viso, come quei gatti che illuminati dai fari di un camion in mezzo ad una strada di campagna si bloccano immobili, invece di tentare una reazione e scappare via. Troppo spesso Samir resta immobile come se temesse il ridicolo a buttarsi senza successo. Su Youtube, qualche buontempone ha pensato bene di immortalare l'allevamento industriale di "granchi" e "papere" di Samir in una "clip" (datata 28 febbraio 2021 ha ottenuto fino a sabato 28 agosto 651.527 visualizzazioni!) che assomiglia ad un museo degli orrori calcistici. Più che un portiere - in quella decina di episodi da gol - il portiere dell'Inter ha fatto "l'osservatore", quasi che temesse di sporcarsi la maglia ed i calzoncini e neanche se la tirchieria degli Zhang lo obbligasse a mandarli di lunedì in tintoria a spese sue...   

L'antico principio romano "SENECTUS IPSA MORBUS", ormai, vale anche per il trentasettenne portiere titolare dell'Inter? Che cosa succede in lui, ormai da qualche anno? E' comprensibile e scientificamente inevitabile che alle soglie dei suoi primi quarant'anni lo sloveno possa avere la muscolatura non più dinamica e reattiva come quando ne aveva 29. Lo stesso processo di logorio e scadimento funzionale tocca il meccanismo nervoso dei riflessi e non risparmia ovviamente la vista. E' tuttavia ben noto, nel mondo del calcio, che i portieri "vecchi" giunti come titolari e "Numeri uno" oltre alla metà del loro terzo decennio di vita - almeno quelli più bravi e non si possono citare quelli dell'Inter perché fino a Julio Caesar venivano mandati via e sostituiti prima di quell'età - si oppongono all'irrigidimento delle fasce muscolari, alla minore reattività dei riflessi ed alla ridotta precisione del colpo d'occhio con un miglior senso del piazzamento quasi magico e sostanzialmente inviolabile indotto dalla superiore esperienza e dalla maggior intelligenza. Ma nelle partite di Samir Handanovic - salvo spettacolari eccezioni come quella del Derby di Milano del gennaio scorso, nel quale decise che il Milan non avrebbe segnato e così fu - proprio non sembra che il piazzamento del portiere interista sia sempre impeccabile. Anzi, c'è chi nota dubbi, ritardi, errori e incertezze nelle sue "posture", che talvolta sguarniscono addirittura la sacralità inviolabile del cosiddetto "primo palo": quello che il portiere deve o dovrebbe tutelare innanzitutto con il corpo. Non parliamo delle deviazioni improvvise - gli appassionati della materia ricordano il gol fortunato del laziale Escalante che a febbraio del 2021 a Milano - sorprese lasciando esterrefatto il portiere dell'Inter in quanto tra carambole ed inaspettati rimbalzi, batti e ribatti e traiettorie strane ed imprevedibili - la porta dell'Inter con Samir sorpreso ed imbambolato sulla linea di porta capitola sempre in questi casi. E lui si limita sempre a guardar il pallone...

Intendiamoci, nessun tifoso interista con un briciolo di onestà, informazione, aggiornamento e competenza può negare riconoscemza, rispetto e gratitudine al grandissimo Samir Handanovic: un portiere che da dieci anni ha sempre dato il massimo alla sua squadra come un fenomenale campione, non raramente protagonista in assoluto di tanti successi nerazzurri ed anche leader motivatore e tifoso - come un capitano coraggioso - di tutto l'ambiente e la galassia interista, oltre che della squadra in sé e per sé. Ma adesso - estate 2021 e ultima settimana di agosto, pochi giorni ancora alla conclusione del Calciomercato - sarebbe un imperdonabile errore se la rinnovata fiducia ad Handanovic si traducesse nel solo, unico ed irreparabile difetto di una campagna acquisti e cessioni che, per unanime giudizio della critica, l'alta dirigenza interista ha condotto bene ed assai meglio di qualsiasi altra squadra italiana. Senza un progetto di recupero e rilancio psicofisico che lo riavvicini ai livelli di rendimento di quattro o cinque anni fa, Handanovic non può rimanere PORTIERE TITOLARE di un'Inter che - a a sua volta - non può subordinare prospettive ed ambizioni agli esiti della prossima, ennesima, imprevedibile "gaffe" di Samir, che potrebbe pregiudicare un'altra partita con squadre ben più attrezzate e aggressive dell'hellas Verona. Vanno assunti subito provvedimenti cautelari come RADU (o CORDAZ...) titolare in porta per almeno tre partite di Campionato, nelle quali misurarne il rendimento ed eventualmente rilanciare ancora Samir, qualora neppure IONUT RADU si dimostri adeguato. Oppure - nei pochissimi giorni restanti di Calciomercato - bisognerà cercare l'occasione vantaggiosa per  acquistare un altro portiere, a questo punto sacrificando Radu in un probabile e auspicabile scambio. Viene in mente - pazienza per Lotito, che farà un salto sulla sedia - che Strakosha della Lazio non va più d'accordo con la sua squadra da quando Sarri gli preferisce in pianta stabile il "pupillo" Pepe Reina. Si sa che Simone Inzaghi apprezza Strakosha, che pure non è mai stato e non sarà mai un campione. Però, non ha ancora compiuto 27 ANNI e giudica conclusa la sua esperienza alla Lazio, anche per la "durezza toscana" con la quale Sarri gli spiegato le attuali gerarchie tra i portieri laziali. Non sarà impossibile né difficile, pertanto, uno scambio tra Strakosha e Radu con un inevitabile (ma piccolo) conguaglio economico a carico dell'Inter.

Altrimenti lo si cerchi altrove un altro portiere all'altezza - ad esempio si parlò a suo tempo del giovane (25 anni) turco CAKIR del Trabzonspor... - oppure e invece si punti una volta e per tutte con decisione e con convinzione sul fedelissimo nerazzurro IONUT RADU, che si merita il credito necessarioper candidarsi all'altezza del ruolo di erede di Samir come nuovo titolare. L'Inter si trova comunque in buone mani - parlando della Società beninteso - e non è credibile che il problema del portiere venga rimosso, tacitato, ignorato, trascurato da quel dottro Marotta, che così bene ha condotto la sessione di Calciomercato che si avvia ormai a conclusione. La Società nerazzurra ha saputo tamponare gli abbandoni di Conte e Lukaku, di Hakimi, di Eriksen e del fenomenale preparatore atletico Ventrone rimpolpando le casse, ma senza sguarnire la squadra ed anzi trovando per ognuno di quegli esodi una sostituzione comunque adeguata o addirittura migliore. I luminosi bagliori di alcune fasi di gioco messe in mostra dalla nuova panchina, in certi tratti promettentissimi delle partite contro il Genoa e contro il Verona, autorizzano a pensare addirittura che il gioco dell'Inter sia diventato con Simone al timone più sciolto, più continuo, più coerente, della vecchia Inter "tutta- strappi" di Conte. Certo il "problema Handanovic" è rimasto uguale identico a quello che Conte non volle affrontare contando sulle capacità personali di ripresa dei vecchi giocatori più grandi e famosi. In fondo Ray Charles venne dato per pensionabile e ritirabile dalle scene almeno tre o quattro volte dopo la storica rentrée trionfale di Montreaux in Svizzera del 1997 e l'ancora fitta serie di concerti che precedette l'ultima esibizione natalizia del 2003 (a 73 anni): pochi mesi prima di morire. Quando si parla di fenomeni - geni, artisti, capiscuola - come si fa ad escludere una ripresa di creatività, una nuova stagione di proposte o inattese interpretazioni innovative?    

L'unica strada indubbiamente sbagliata per risolvere la questione Samir, senza che si aggravi ulteriormente e si renda più difficilmente superabile, sarà non fare nulla e rimanere fermi a guardare lo sviluppo della situazione proprio come fa adesso Handanovic quando il pallone passa dalle sue parti, lo supera e lui si limita a guardarlo mentre si infila in rete. La sua rete è ovviamente la rete dell'Inter. Ma nello "showbusiness" - in quello musicale come nel calcio professionistico internazionale - riconoscenza e gratitudine durano al massimo lo spazio ed il tempo di un concerto di gala o di una partita di addio. Dopodichè si spalancano impietose le porte infernali del ridicolo, le risate dei tifosi, le partite delle vecchie glorie. Si può chiedere al vicepresidente Zanetti di consigliare con affetto a Samir di farsi da parte...?