Per un valido attaccante tre gol nella stessa partita contro una squadra molto debole possono essere una casualità insignificante e comunque poco indicativa, specie se il giocatore è già considerato un Top player e non è nuovo ad exploit consimili, considerate le qualità notevolissime di finalizzazione con il tiro preciso con entrambi i piedi, con i dribbling, con il colpo di testa in elevazione e persino da terra, con un grande opportunismo sotto rete e con spunti di prepotenza fisica o di furbizia e di esperienza in area - nello spazio breve - così come nei contropiedi solitari, in larghe praterie indifese dagli avversari.

Ivan Perisic - perché penso si sia già capito che si sta parlando di lui - non da oggi si e' ampiamente meritato tutta la fama del Top player che gli riconoscono in tanti a partire da Mancini che l'ha voluto e da Mourinho che invano lo ha vanamente richiesto e poi preteso.
Ma da qualche domenica mi sembra che abbia leggermente modificato il suo tipo di gioco. E se davvero e' cosi', evidentemente, Spalletti gli ha chiesto di accentrarsi piu' spesso, di inseguire con meno determinazione e con un assillo meno impellente il suo terzino di competenza e di avvicinare Icardi in prossimita' dell'area avversaria. Area avversaria dove - ma questo si e' notato da tempo - Maurito ha perso il vizio di sostare staticamente per lunghi minuti in rabbiosa solitudine, nell'attesa del passaggio buono da buttare subito dentro.

Quel che si e' visto ieri con il Chievo - squadra indebolita fin quasi alla impalpabilita' dall'assenza dei tre mediani titolari e dalla scarsezza tecnica dei tre sostituti - e', viceversa, qualcosa di nuovo e assai interessante. Perisic infatti si e' visto spesso accentrarsi, mentre e' stato Icardi a decentrarsi, a svariare e ad allargarsi (soprattutto alla sua destra) portandosi dietro uno oppure e anche tutti e due i suoi marcatori centrali.
Cosi' facendo e lasciando il centro dell'area avversaria vuoto o comunque momentaneamente sguarnito Maurito e' riuscito a mettere Perisic nelle condizioni migliori di battere a rete con uno dei suoi mille colpi di successo, senza la marcatura del terzino destro avversario schierato a zona e senza centrali difensivi avversari troppo vicini  a lui e ingombranti. Non e' che i suoi tre gol (ma ne avesse fatti anche tre di piu' non ci sarebbe stato da eccepire niente), il croato li abbia segnati in completa solitudine.
Ma si e' visto che Spalletti e' riuscito a dare un copione - o almeno un canovaccio di testo - ai suoi due attaccanti migliori. Icardi e Perisic si muovono con studiato raziocino. Se uno si allarga l'altro si accentra e talvolta si affiancano perche' Ivan il terribile ha un tiro fortissimo e preciso con tutti e due i piedi. "Giocare tra le linee" e' il segreto vincente degli allenatori vincenti in questo periodo e Spalletti - con Perisic - ha scoperto l'America ponendolo sempre piu' spesso in posizioni intermedie per gli scieramenti "a zona" delle difese. Il tifoso interista avveduto ricordera' che un qualcosa del genere - con Perisic - lo sperimento' poi lo mise in cantiere anche il Mancio.
"Perisic puo' fare anche l'interno", dichiaro' ai giornali. E probabilmente non e' un caso che il Perisic utilizzato come seconda punta di un attacco con due "bocche di fuoco" abbia sfondato con una formazione nella quale l'esterno sinistro del centrocampo (come una specie di mediano laterale con funzioni meramente di sostegno, rifornimento, copertura e supporto) lo ha fatto Joao Mario ritornando - grossomodo - ad occupare il suo ruolo di esterno sinistro.

Si dira' che la svolta strategica era inevitabile, scontata, gia' scritta e che (constatata la difficolta' di Icardi di segnare nelle aree affollate) alternativa non c'era ad avvicinare Maurito con il compagno di squadra piu' portato a finalizzare il gioco di attacco. Ma non era affatto scontato che Icardi avrebbe accettato di allargarsi a destra e di fare lo "spaventapasseri" a vantaggio di un Perisic eletto secondo centravanti. Quantomeno l'idea di cambiare il gioco d'attacco a Spalletti e' venuta e l'ha imposta ai suoi con grande successo. Solo gli allenatori migliori introducono modifiche e innovazioni nei loro schemi. E difficilmente Ventura si puo' considerare uno di questi.