Conte è stato molto chiaro. "Con il Genoa – ha detto chiaro e tondo – sarà più difficile che con il Milan e la Lazio". Si può dunque dare per sicuro - conoscendo talento ed esperienze del tecnico genoano Franco Ballardini, ma anche i suoi successi genovesi (con 5 vittorie, 4 pareggi e 1 sola sconfitta nelle ultime 10 partite si è preso gli stessi punti di Conte) - che la squadra rossoblù nella prossima trasferta a San Siro con l’Inter non lascerà ai milanesi gli stessi comodi agi gratificanti dei quali hanno goduto con Lazio e Milan. Diversamente da Pioli e Inzaghi - che a cospetto dell’Inter non hanno solo sfigurato, ma sono sembrati due allenatori di livello inferiore – il tecnico rossoblù preparerà i più accurati accorgimenti per rendere all’Inter la vita difficile e toglierle i 3 punti. Non ci si faccia ingannare dal diverso blasone delle due squadre, dai risultati del passato e dalla classifica – Inter prima e Genoa undicesima, dietro di 27 punti – in quanto le due squadre giocano in modo molto simile e dei mister di Serie A Ballardini è quello più somigliante a Conte. Pure lui “sacchiano” per la pignoleria e la rigidità ideologica dei suoi schemi di gioco – come nel richiedere ai suoi millimetrica precisione nei movimenti loro assegnati alla lavagna e in campo – nel Genoa Franco il pelato adotta lo stesso schema 3-5-2 di Conte e come Conte lo adegua (di rado) secondo esigenze, circostanze e interessi in un più cauto 5-3-2. Ovviamente, la differenza qualitativa degli interpreti dei due copioni – dove il Genoa ha Zappacosta laterale destro a tutta fascia l’Inter pone Hakimi e poiché il marocchino domenica 28 resterà in tribuna per squalifica Conte sceglierà il sostituto tra Young e Darmian – è macroscopica e si potrebbe rivelare decisiva. Il trequartista dell’Inter è Eriksen mentre quello genoano è Zajic. E se il miglior difensore di Conte è il torreggiante Skriniar sul centrodestra difensivo il Genoa si deve contentare del pelato pluritrentenne Masiello. Non parliamo del mediano destro, che tra i milanesi è lo scintillante Barella mentre nel Grifone il giovane Rovella o il più solido Badelj. Ma nel “benchmark” (raffronto diretto) tra i due organici stupisce il vantaggio del Genoa in attacco.

Lascia perdere l’impareggiabile Lu-La nerazzurra, perché un quintetto di talentuose punte molto ben integrabili, come quello costituito da Shomurodov, da Destro, da Piaca, da Pandev e da Scamacca l’Inter non ce l’ha. E obiettivamente manca pure alla Juventus (che cerca Scamacca), al Milan (che segue Shomurodov) al Napoli (dove non è stata digerita la scoperta del diverso rapporto prezzo-gol tra Osimen e Destro, arrivato a 9 gol.), alla Roma (specie se con Dzeko in panchina). Paradossalmente però, non è l’attacco (il kazako ha fatto 3 gol come Piaca e Pandev mentre Scamacca uno di meno), l’architrave portante del Genoa. Come asse della sua squadra Ballardini ha posto la difesa e – questo è un secondo paradosso – il reparto arretrato funziona benino malgrado l’assenza forzata per l'infortunio dei “forzuti” Zappa e Biraschi. Domenica, quindi, almeno a dare credito alle indiscrezioni genovesi della “Gazzetta” di martedì, in difesa Ballardini da destra a sinistra metterà Zappacosta (contro Perisic), Masiello (per fermare Lautaro con l’anticipo), l'alto ed imponente Radovanovic (pesante in area, ma forte di testa e preciso nei disimpegni), il colossale Goldaniga (193 centimetri di grinta) per trattenere Lukaku anche con le maniere forti, oltre all’esperto Criscito (capitano trentaquattrenne, ex nazionale astuto e intelligente custode della fascia sinistra, ma anche delle “linee di passaggio” degli avversari dalle parti sue). Niente di più facile, che – diversamente dagli imprudenti Pioli e Inzaghi – Ballardini ponga due giocatori sulle piste di Lukaku assegnando al terzo (Radovanovic) i compiti da “contraerea” sulle palle alte. Conte sa già che domenica Lukaku non si divertirà affatto con tanta gente vicina. Inoltre l’assenza forzosa di Hakimi consentirà a Criscito di dedicare più fiato e più attenzione ad ostacolare Lukaku in agilità, furbizia, rapidità, lasciando i duelli di potenza a Goldaniga. Da Young – o da Darmian – Conte si aspetta molti cross da destra ed affondi al centro contando sulla comune capacità di scartar all’interno col piede sinistro. Si può già prevedere però che la veloce ala mancina Piaca seguuirà il laterale destro interista, anche per lasciar senza avversario il difensore Skriniar e consegnare al Genoa una preziosa superiorità numerica nel centrocampo.

Intanto, Ballardini ha già iniziato ad istruire Zajc sui compiti tattici per “schermare” – cioè per marcare nei movimenti e anticipare nei passaggi – Brozovic nel lavoro di “play basso”, che a San Siro sarà fastidiosamente seguito, frenato ed ostacolato (anche fallosamente) dal trequartista sloveno, che ha un gran tiro e un buon palleggio, dribbling e capacità di inserirsi al centro, palla al piede, in insidiose “imbucate” favorite dall’allargamento delle punte (Piaca a sinistra e Destro o Shomurodov a destra) rossoblù. Comunque vada la partita il contropiede ligure si farà sentire. Vale quindi la pena ripetere che domenica l’Inter non troverà davanti una squadretta allegra dal gioco vivace e intraprendente, briosamente palleggiato da eleganti interpreti di buon livello tecnico ansiosi di mettersi in mostra e imporsi anche personalmente sui rivali dell’Inter, con colpi raffinati, ardite serpentine, dribbling insistiti. Una delle pratiche psicologiche che Ballardini impone ai suoi giocatori è la rinuncia (si scherza ma non troppo dicendo che firmano una "carta" in tal senso…) a qualsiasi individualismo esibizionistico. Ballardini, come a suo tempo Sacchi e anche Conte, vuol vedere davanti a sé un meccanismo collettivo di ingranaggi ben oliati e collegati uno all’altro da una serie sincronizzata di movimenti, spostamenti ed allineamenti, coperture, raddoppi, arretramenti e sovrapposizioni, ben nota ai giocatori ed ossessivamente imposta loro con un’infinità di prove e ripetizioni continue capaci di produrre i meccanismi automatici di gioco che l’irridente Cassano in passato paragonò a quelli di “undici robottini caricati a molla ed istradati ognuno sul suo binario ben preciso”. Doppiamente interessante, pertanto, sarà il confronto tra i due meccanismi automatici in campo a Milano domenica 28. In mediana, il cauto Badelj sembra il più indicato giocatore di Serie A – ordinato e preciso, dotato di agonismo, ma anche di logica esattezza nei passaggi, attento a non sbilanciarsi e a non arretrare troppo – per negare spazi e palloni alle brillanti rifiniture di Eriksen. La partita con il Genoa non sarà facile neppure per Barella. Di fronte non troverà praterie libere per le sue rincorse. Bensì quel campione che è stato - nel passato recente - il trentunenne olandese Kevin Strootman, che non accetterà le sue sfide in velocità. Ma lo aspetterà a piè fermo, in ristrette zone di campo già ben presidiate, con il suo invidiabile senso della posizione ed un fisico prepotente di 187 centimetri e poco meno di un quintale.

Per presentare la partita di domenica a San Siro tra i due mister così simili tra loro – e diversissimi invece da Inzaghi e Pioli – non si consideri quindi banale, ritrita, scontata la metafora degli scacchi. Le lavagne  dei due tecnici sosia, in questi giorni, sono piene di schemi segnati dal gesso: linee continue per indicare i movimenti ai calciatori e tratteggi per spiegare traiettorie della palla e linee di passaggio. Qualche rischiosa criticità per il Genoa potrebbe venir dal duello tra Lautaro e il legnoso Masiello, anche perché il mastodontico Radovanovic in area dimostra la sua goffa lentezza ed un’agguerrita saetta come l’argentino ne potrebbe approfittare. E’ probabile che Conte rinunci alle “galoppate” di Lukaku. Ballardini proverà infatti a ingabbiarlo con tutti e 10 i suoi dietro la linea della palla e con i due “armadi a sei ante” della difesa (Goldaniga e Radovanovic) non si farà trovare impreparato dalle cariche del belga, che nei suoi ritorni a metà campo verrà costantemente “punzecchiato” – anticipi, raddoppi, ostruzioni, gomitate, pestoni, tiramenti della maglia… - e innervosito da Criscito: difensore tecnicamente valido, ma pure furbo, esperto, intelligente, smaliziato. Limitandone gli spazi disponibili, Criscito, Radovanovic, Goldaniga potranno evitare di inseguire il belga nelle travolgenti galoppate in progressione che l'hanno reso famoso. Ballardini è più preparato ed umile di Inzaghi e di Pioli. Non andrà a caccia grossa armato di fischietti e sonagli. Scene di insipienza tattica – come quelle di Parolo e Romagnoli umiliati dallo strapotere atletico di Lukaku e lasciati da soli con lui – il tecnico del Genoa non le consente. Neppure Perisic si divertirà cercando di superare Zappacosta (o Ghiglione) in corsa o in dribbling e dovrà invece ricordarsi che in fase di transizione una punta ligure si allarga sempre sulla fascia destra lasciata libera dalla avanzata dell’esterno avversario. Malgrado la probabile sensazione di dominio schiacciante che potrebbero avvertire gli interisti, la loro difesa dovrà evitar di sbilanciarsi verso la metà campo, per non farsi infilare dai contropiede di attaccanti molto abili in progressione, come Piaca e Shomurodov (o Destro a partita avviata). Pochi galoppatori d’attacco somigliano a Lukaku come il "fustone" uzbeko Shomurodov, mai stanco, neppure quando ripete da dieci a quindici volte una ripartenza di 40/50 metri con palla al piede. Anche la velocità di Piaca può fare del male a una difesa a tre con giocatori lenti, massicci ed allineati uno a fianco di un altro in orizzontale come nell’Inter.

Domenica Eriksen sarà chiamato a svolgere un ruolo prezioso e due funzioni. La prima, da playmaker, se Brozovic dovesse esser “schermato” da Zajic e inseguito da una delle due punte, gli imporrà di farsi dare la palla dai difensori o dal portiere, abbassandosi fino ai limiti della area interista. La seconda, quella del rifinitore, del trequartista e dell’intermedio avanzato disposto al dribbling, pronto al tiro, nonché a violare l’area avversaria palla al piede in rapidi scambi brevi “dai e vai” con gli avanti milanesi. In questa seconda veste al biondo prence danese – non più amletico come quel suo dubbioso e perplesso connazionale shakespeariano, ma convinto e ben determinato – Antonio Conte ha chiesto ulteriori miglioramenti specie in “fase di sparo”. Cioè nel tiro in porta, che pretende rapido e violento benché, nell’indole del giocatore, ci siano più doti di precisione, di agilità, di tempismo, che non di forza, potenza, di rabbia. Attento alle statistiche più meticolose ed approfondite, il tecnico leccese avrà letto sicuramente quelle che spiegano come la squadra rossoblù abbia incassato in casa (19) la maggiore parte dei 33 gol complessivamente subiti, quelle che segnalano una certa quale penuria di cross nel gioco d’attacco del Genoa, quelle che ne attestano una certa sovraesposizione ai tiri dal limite degli avversari. Non sono tanti né precisi i “tiratori” dell’Inter che azzardano “shoot” da fuori area, però Eriksen, Barella e Brozovic tenteranno comunque di esplodere qualche “cannonata da fuori” specie se dopo la mezzora del secondo tempo la squadra non fosse ancora passata in vantaggio.

In assenza di una magica sfera di vetro dove guardare in anticipo gli esiti del match, si potrebbe imporre all’undici di casa l’esigenza di modificare l'assetto tattico con entrate ed uscite dal campo. Prevedibili, in tal caso, alcune soluzioni tecniche e accorgimenti tattici con cui aumentare ancora il "delta" favorevole all’Inter e orientare la partita verso il successo nerazzurro ed i tre punti in più in classifica. Paradossalmente, tuttavia, l’Inter possiede più rincalzi (Sensi, Sanchez, Young, Vecino, Vidal, Pinamonti) di quante non siano state finora le modifiche di assetto dell’undici tipo concepite da Conte. Le riserve, potenzialmente, gli consentirebbero qualunque correttivo per violare un’ermetica difesa ad oltranza del Genoa. Ma non essendo mai stati sperimentati in precedenza, molti sarebbero salti nel buio e Conte non ama cercare punti in rischiosi azzardi. 1) Il primo – che sarebbe il più logico e il più consequenziale, ma non per Conte che non apprezza le “abiure religiose” e difficilmente cambierà il suo 3-5-2 a partita in corso se non in casi, in circostanze, in situazioni disperate – potrebbe essere quella di sostituire uno dei tre centrali di difesa (sostanzialmente inutile con il Genoa schierato con una punta e mezza) con un laterale (quello dei due tra Young e Darmian non sceso in campo dall’inizio) in più e probabilmente al posto di DeVrjii, per ottenere un più arioso 4-4-2, o un 4-4-3 con l’inglese Young schierato all'ala destra come da giovanotto. 2) Il secondo (ma più improbabile) potrebbe essere l'ingresso di Sanchez come terza punta al posto di uno dei tre difensori o di Eriksen. 3) Una terza modifica praticabile senza scosse potrebbe vedere Vidal al posto di uno dei tre centrali difensivi e posto tra le due punte come trequartista/incursore, da sfruttare con imbucate e colpi di testa. 4) Qualora il pressing dei rossoblù si facesse tanto asfissiante ed “appiccicoso” da ostruire i corridoi di gioco ai giocatori dell’Inter, ma pure le “linee di passaggio”, potrebbe rivelarsi prezioso l’inserimento (anche al posto di Brozovic) del “trottolino palleggiatore” Stefano Sensi: mezzala di palleggio fine ed ispirato, dotato di dribbling secchi e rapidi, assist precisi, specie in spazi brevi e aree affollate. 5) L’eventuale intasamento dell’area di rigore ligure potrebbe suggerire, viceversa, il ricorso ad un paio di “torri” abili nei colpi di testa – gli americani “six-two-feeters” di oltre 190 centimetri come Ranocchia e Pinamonti – da buttar avanti al posto di un mediano o terzino ormai inutile nel minutaggio finale della baraonda di recupero.

Si sbaglierebbe della grossa, comunque, chi si  immaginasse il Genoa schierato staticamente, cioé ripiegato su se stesso, rintanato in difesa e nascosto in trincea – come i texani a Forte Alamo – in quanto Ballardini non rinuncia mai a "contropiedi", a “ripartenze” e “transizioni offensive”, che ribaltano il fronte di gioco con quelle spettacolari "folate", ben manovrate e collettivamente orchestrate, che i dati statistici segnalano come le situazioni tattiche più frequenti nelle quali i liguri segnano i loro gol. Più che di tradizionali "contropiede" si tratta di "ripartenze manovrate" secondo efficaci schemi originali. Del resto se hai la fortuna di aver ben cinque “punte” di talento con caratteristiche diverse come Pandev (classe purissima a servizio dell’intelligenza), Shomurodov (il fisico e la generosità che ricordano Chinaglia), Piaca (veloce ala insidiosa con dribbling elettrico e tiro preciso), Destro (centravanti tradizionale, opportunista, abile nel colpo di testa e nel tiro) e Scamacca (il più giovane e il più bravo in carambole ed opportunistiche ribattute da infilare in acrobazia), non ti ci barrichi dietro ad un catenaccio da 95 minuti. Gli assedianti interisti dovranno pertanto badare a continue e pericolose folate offensive dei liguri, in una partita che si annuncia come un severo cimento ed un serio banco di prova per la capolista. Ma anche ed innanzitutto come un grande spettacolo tattico, nel quale Conte e Ballardini si impegneranno ai limiti del loro talento. Niente di più facile che il match venga risolto da un episodico colpo di bravura dei padroni di casa - Eriksen o Lautaro? – o degli ospiti (Pandev o Strootman?). Ma più probabile ancora che a spostar i 3 punti in palio da una parte oppure dall’altra sia uno stratagemma a sorpresa, o un estemporaneo colpo di genio, di uno dei due tecnici, che - va sottolineato ancora - si assomigliano molto e si conoscono tanto bene l'uno con l'altro, che non sarà per niente facile all'uno sorprendere l'altro senza essere prima a sua volta sorpreso dall'altro, con un mediano inopinatamente schierato più avanti del solito o un attaccante insolitamente chiamato a girar al largo dell'area di rigore avversaria, per aprire ai compagni di squadra imprevedibili spazi liberi verso la porta degli ospiti...