Alla Società nerazzurra e alla tifoseria della Beneamata l'ormai probabile, forse inevitabile e comunque economicamente vantaggiosissima - secondo alcuni addirittura risolutiva sulla via del necessario risanamento finanziario - cessione di Romelu Lukaku al Chelsea impone un impegnativo scarto logico, un radicale cambiamento di prospettiva e come dicono quelli che studiano un "paradigma di riferimento" tutto nuovo. In qualunque situazione umana, un cambiamento di sistema con il conseguente ribaltamento di pensiero non può che provocare disagio, allarme, insicurezza, spaesamento, dolore. Anche visivamente - così macroscopica, evidente e rassicurante com'era la presenza in campo del gigantesco attaccante belga sia per i compagni di squadra che per il pubblico interista - l'addio di Lukaku non si può ridurre ad un normale avvicendamento periodico di giocatori nelle squadre del calcio professionistico supercompetitivo ormai spoetizzato e anche cinico per non dire barbaro.

L'icona positiva di Romelu - forse non è superfluo ricordarlo - è stata tanto stupendamente coerente con i suoi alti valori civili di lealtà sportiva e di opposizione al razzismo, di esaltazione dell'amicizia, di rispetto per il pubblico, di accentuazione dello sforzo agonistico fino al sacrificio ed alla oblazione del fisico, per non lasciare un vuoto immenso nello stadio colorato di nerazzurro e nella squadra del Biscione, ma anche ed innanzitutto nel cuore cioé nell'affettività di una tifoseria particolarmente sentimentale con i suoi eroi domenicali. Nella vicenda umana del travolgente centrattacco belga brillano infatti commoventi bagliori nostalgici di quelle che furono le diverse vicende di Ronaldo il Fenomeno e di Adriano l'Imperatore: due addii che la tifoseria interista non ha affatto dimenticato. Ma non si può dire che negli ultimi trenta o quarant'anni, l'Inter non abbia avuto altri attaccanti validi e goleador di talento spiccato. E' da qui che si deve partire per - secondo il linguaggio degli psicologi e degli antropologi - "elaborare il lutto", "superare la crisi", "gestire il cambiamento".

Come sostituire Lukaku? Nessun terapeuta degno di questo nome e di un'iscrizione regolare a un albo professionale azzarderebbe mai di proporre a un orfano un'altra madre, ad un vedovo un'altra moglie, ad un amante in lutto appena privato per sempre dell'oggetto della sua passione un'altra storia o un'altra conoscenza e tantomeno un'avventura. <Chiodo scaccia chiodo - spiega chi se ne intende di più dell'animo umano - non funziona mai quando il dolore è più forte ed il cuore sanguina per un prematuro e definitivo abbandono>. Quello che funziona meglio, invece, è uno spostamento del sentimento amoroso e della "libido" su persone (figli, genitori, amici, parenti, colleghi...), che ci sono già affettivamente vicine e che nella condivisione di quel dolore immenso - ma anche con il desiderio sincero e disinteressato di vederci superare di slancio quel baratro cupo della disperazione - possono riuscire ad aiutarci a rivedere presto una luce, una speranza, una prospettiva di recupero e riconquista prima dell'equilibrio, poi della serenità e infine della gioia di vivere. Per riempire il vuoto che - verosimilmente - la cessione di Lukaku lascerà in ogni tifoso nerazzurro con almeno "il minimo sindacale" dei sentimenti nel cuore, la psicologia applicata al calcio sconsiglia dunque vivamente e senza doppi scopi o inconfessabili interessi economici di non andare a sprecare aspettative, soldi, attese, trattative, sforzi per cercare e trovare un  "altro Lukaku", cioé un sostituto con più o meno simili caratteristiche tecniche. Intanto, un "altro Lukaku" non si trova sul mercato, in quanto non esiste. A prescindere dai prezzi e dalle richieste, si può dare per certo che tutti i giocatori papabili per candidarsi a sostituire Romelu nell'Inter vedranno, già in queste ore, schizzare in alto le loro quotazioni fino ed anche oltre i 40, i 50 e e i 60 milioni di Euro, ma solo laddove tali cifre non saranno di sterline. Oltre a tutto, l'Inter di Conte era stata proprio costruita dalle fondamenta su Lukaku e sulle sue travolgenti accelerazioni, in progressione, che esponevano le difese avversarie alla violenza di uno Tsunami sugli esili impianti lignei di uno stabilimento balneare, gettandole in aria e letteralmente polverizzandole. Non si può montare un motore da Formula 1 nella carrozzeria di un'utilitaria se non vuoi veder saltar in ria l'uno e l'altra. Il primo attaccante di un'Inter che, comunque, manterrà le fondamenta che ha lasciato Conte non può, dunque, diventare Zapata o Vlahovic, né Belotti o Timo Werner, né Tammy Abraham o Dzeko, né Benzema o Guedes. Il fatto che tutti costoro - per carità si tratta di ottimi giocatori - abbiano e dimostrino discrete, buone e anche ottime disposizioni alla corsa non ne fa certo degli "alter ego" di Romelu Lukaku. Non tutti i pittori figurativi e i ritrattisti potrebbero rivaleggiare con Velasquez o con Yoshua Reynolds. Non chiunque sia in grado di strimpellare una chitarra elettrica saprebbe rifare gli assolo di Jimy Hendrix. Ed anzi, proprio i ritrattiti più originali e capaci - così come i chitarristi elettrici migliori - come primo traguardo stilistico ed espressivo si porranno quello di emanciparsi e differenziarsi il più possibile dagli esempi dei maestri più grandi e famosi.

Ritorniamo al punto. Dove e come sostituire il partente, influente e ingombrante centravanti belga? Come elaborare il lutto del tifoso nerazzurro? Con chi sostituire colui che - molto probabilmente - non sarà più con noi nelle partite dell'Inter? La logica suggerisce di non cercare somiglianze, di evitare le copie, i succedanei, gli imitatori, i sosia - avete notato quanto sono comici, grottteschi e avvilenti quei poveracci che in America si vestono come Elvis Presley, si fanno crescere le basette e vestiti di bianco scimmiottano l'impareggiabile originale cantando come lui sui toni bassi? - e soprattutto i "gemelli-impostori". Niente di tutto questo va fatto. Dopo un lutto doloroso, quella camera va aperta, spalancata, soleggiata, rinfrescata, illuminata, ritinteggiata. Niente ricordi dolorosi. Fotografie? Ridotte al minimo. Altrimenti il dolore non passa e il lutto non si supera, ma il dolore diventa depressione e poi ansia di farla finita. Con tanti meravigliosi tifosi appassionati, l'Inter adesso non può e non deve sentirsi la "Vedova di Lukaku". Ma si deve affrettare ad "elaborare il lutto" con l'ottimismo fiducioso e costruttivo che consiglia a Zhang, a Marotta e ad Ausilio di trasferire il compito della prima punta cioé del leader e del protagonista del reparto d'attacco a chi quel reparto conosce e frequenta già con successo: il giovane (HA APPENA 23 ANNI!) Lautaro Martinez. Non va cercato dunque un sostituto di Lukaku, perché una validissima "prima punta" ce l'abbiamo già in casa e bisogna affrettarsi a rinnovcargli il contratto per un minimo di tre o quattro anni con una clausola decisamente elevata. DEV'ESSERE LAUTARO a raccogliere il testimone lasciato da Romelu (del quale si dice che non seguiterà a massacrasi il fisico nelle sfibranti rincorse nelle quali lo abbiamo tutti adorato come un eroe mitologico...) e non un qualsiasi Carneade con le richieste di un pretenzioso miliardario texano. Vlahovic, Zapata, Belotti, Tammy Abraham, Timo Werner, Origi, Dzeko, benzema, Guedes, restino dove sono o si accasino altrove. All'Inter le "prime punte" non servono. L'Inter ha già Lautaro in questo ruolo e tutt'al più potrebbe esserle utile una valida riserva dell'argentino, come il mobile e possente romano Scamacca, ma da tenere per lo più seduto in panchina come riserva.

Dunque, chi potrebbe essere il partner di Lautaro, cioé la seconda punta in grado di integrarsi meglio con lui, di interagire con lui, di scambiar con lui palloni, cross, passaggi, idee e assist? L'Inter ha già annusato da tanto le prestazioni, le caratteristiche prevalenti, il carattere, il "pedigree", il profilo tecnico e pure le prospettive di maturazione ulteriore del brasiliano Richarlison De Andrade - detto Richarlison - che, da qualche anno, gioca a Liverpool nell'Everton, senza grappoli di gol, ma con reti decisive ed un rendimento sempre elevato. Titolare ormai inamovibile nella Nazionale Verdeoro, amico strettissimo di Neymar, che lo stima profondamente per la duttilità e la generosità in campo (spesso gli insegue gli avversari che gli tolgono il pallone....), é abile sia da centravanti che da ala destra oppure sinistra, eccezionale nel dribbling e nelle finte, spaventosamente molto dotato di forza e precisione nel tiro con entrambi i piedi. Richarlison è una punta (seconda o prima si trova bene comunque...) alla quale è difficile togliere il pallone dai piedi e che non lesina assist, cross, passaggi smarcanti. Ma senza essere un colosso (non supera 180 cm.) è in grado di anticipare di testa gli altissimi difensori inglesi prendendoli in controtempo e si impegna per tutti i 95 minuti di una partita. Probabilmente non esiste una punta migliore di lui come spalla di Lautaro Martinez. Ma Inzaghi, Marotta, Ausilio e la tifoseria si dovranno sbrigare ad "elaborare il lutto" della partenza di Lukaku. E' inutile rimpiangerlo, specie se le voci sul suo "cambiamento di ruolo" - senza più rincorse travolgenti, ma con una più facile, comoda e tranquilla permanenza in area avversaria come "centravanti boa") - troveranno la conferma che si aspettano i più informati degli addetti ai lavori. Con chi sostituire Lukaku? Sicuramente, non con un figurante, che gli faccia da goffa controfigura come si faceva una volta nei teatri di posa a Cinecittà, quando l'attor-giovane protagonista doveva interpretare  scene rischiose. Cambia il copione? Si cambia l'attore. Se ne va Lukaku? <Ciao Romelu, ti vogliamo bene. Ma non ti rimpiangeremo. Abbiamo già salutato Ronaldo il Fenomeno, poi Adriano l'Imperatore. Ci riusciremo comunque a superare la tristezza per il tuo abbandono. Il calcio professionistico è così. La vita anche. Ora spetta al tuo e nostro amico LAUTARO segnar i gol che facevi tu. L'antica spada dell'eroe neroazzurro passa ormai nelle sue mani e tu sicuramente ne applaudirai i gol assieme a noi>. A fianco del nuovo Lautaro Martinez ci vuole un grande talento come Richarlison. Pensare a Correa, Keita e Mertens, non sarebbe serio, non sarebbe decoroso, per rispetto alla tifoseria che si appresta a superare il lutto per la partenza di Lukaku, ma certo non sopporterebbe la presa in giro di vederlo sostituito dal sosia grottesco e ingrassato di... Elvis Presley.